Magazine Rugby
Si respira aria di ridotta, in giro. Troppi errori, troppe cose che non vanno. Gente che insulta senza mezzi termini i giocatori scesi in campo e pensare che il-rugby-non-è-il-calcio. O così per lo meno dicono. Proviamo a riprendere il timone e a navigare composti.
La mischia funziona. Si sapeva, d'accordo. Ma è il momento della riprova quello più difficile. Martin Castrogiovanni è in splendida forma, una seconda giovinezza e la conta giusta a fine gara: partita persa dall'Italia piuttosto che vinta dalla Scozia. Infilza Dickinson come e quando vuole, fatte salve le occasioni in cui l'arbitro Pearson non ravvede le irregolarità commesse dal loosehead prop scozzese (visto che anche nel rugby si può contestare la prestazione del giudice di gioco - a patto che non ci si riduca all'insulto gratuito da bar sport?). Andrea Lo Cicero ha voglia di Coppa del Mondo, l'ennesima per il Barone che indietreggia solo quando Euan Murray prende il posto di Moray Low e l'Italia abbassa in generale la guardia: ma è lui a correre per primo a sostegno di Benvenuti che al 49' va di grabber fino ai 22 avversari, difendendo l'ovale conquistato e consentendo a Semenzato di marcare visita. Avanti così, signori.
Delle qualità delle nostre terze linee, abbiamo sempre detto molto. Sergio Parisse quando non è colto da voglia di strafare, è il Numero 8 ordinato che raccoglie palla da raggruppamento e parte a testa alta. Paul Derbyshire ha l'istinto del sostegno e del riciclo, vedesi off load per Benvenuti per la prima meta italiana: gli indizi precedenti non mancavano, è giunta l'ennesima conferma. Robert Barbieri idem, in più quando placca lascia il segno e va a caccia di palloni nei break down: a Treviso per un po' sentiranno la loro mancanza. Pensare che i titolari sono Alessandro Zanni (l'altro Benetton del trittico) e Mauro Bergamasco come coppia di flanker: insomma, si dorme tranquilli di avere delle riserve toste.
La rimessa, beh, non funziona come dovrebbe. Dato che il match point al Mondiale ce lo giocheremo con l'Irlanda, sarà davvero il caso di porvi rimedio. I presupposti ci sono: riusciamo a beffare gli avversari che vengono nei nostri 22 per la famosa driving maul e immediatamente Alastair Kellock viene imbragato, ma se gli stessi avversari saltano per fregarci la pagnotta, andiamo in apnea e quando il lancio non viene sporcato, è storto. Fabio Ongaro riceve un duro colpo nel corso del primo quarto, la sua prestazione non è delle migliori e forse è proprio il quel placcaggio ricevuto ad infastidirlo. Con Tommaso D'Apice si gioca corto perché altrimenti sul lancio lungo il tallonatore degli Aironi va in difficoltà. Non è un esclusivo demerito della coppia di pertiche Carlo Del Fava e Corniel van Zyl: solo chi è fermo al rugby d'antan è convinto che siano le seconde linee quelle deputate all'aggancio del pallone. E' proprio l'orchestra tutta che stecca troppo. Gli strumenti si potranno accordare nei prossimi 18 giorni.
Anche di Semenzato si conoscono le doti offensive e difensive. Tarchiato, un bussolotto che attacca la linea - evviva Iddio! - e protegge in un paio d'occasioni l'ovale che sbuca dalla parte giusta, la nostra, ma schizza via sull'erba per i troppi ostacoli registrati nella fase di trasmissione: si passa indietro, per regola, ma non solo. L'Italia passa indietro perché non riesce ad andare oltre la linea del vantaggio, fatte salve le occasioni in cui il vassoio è affidato alle mani di Castro e ball carrier corpulenti. Una cattiva trasmissione dell'ovale compromette l'uso del calcio tattico e se per di più la rimessa è in affanno, la fatica si fa doppia.
Suggerisce ottimismo l'intesa notata sulla prima meta, con l'incrocio tra Semenzato e Andrea Masi e poi Derbyshire: il gruppo ormai è assieme da settimane, gli automatismi si saldano. Se poi il Benvenuti di oggi sarà anche quello dei Mondiali, c'è un'ala con le gambe e intraprendente a chiudere il triangolo allargato con l'aquilano estremo e Mirco Bergamasco sul lato chiuso. Il guaio è che per metterli in azione bisogna passare il pallone con tempo e precisione. Non come al Murrayfield insomma.
Resta da capire come il management intenderà gestire la coppia di centri. Gonzalo Garcia e Gonzalo Canale sono finiti in una giornata no. Succede: sono gli stessi che hanno fatto più che bene contro la Francia nel Six Nations, quindi prima di brandire la forca contro di loro meglio rivedere le immagini di quel pomeriggio tanto decantato al Flaminio.
Poi ci sono i due talloni d'Achille in assoluto. La disciplina: 14 penalties concessi dagli Azzurri contro i 4 scozzesi (Pearson a parte, ma amen, il fatto non sta lì). E sì che la lezione avremmo dovuto impararla da tempo, dal cecchino Chris Paterson e ti raccomando Jonathan Sexton o Ronan O'Gara. Paterson non c'era, ma nel pomeriggio di Edimburgo c'è Parks: nel 6 Nations 2010 ci ha rifilato il cucchiaio di legno piazzando dall'angolo all'ultimo istante in trasferta a Dublino, regalando ai suoi la vittoria che rese possibile il sorpasso finale in classifica. Non è l'ultimo degli arrivati alla piazzola.
Quanto alla piazzola, all'Italia serve il calciatore che non è Bergamirco. Sul finale di primo tempo sbaglia il calcio di punizione del possibile 10-10, con Parks che prontamente punisce due volte marcando tre punti al 40'. Non entra la conversione della meta di Semenzato che avrebbe voluto dire +1 (13-14). Quattro punti in meno che in quel momento sarebbero pesati come oro - e sappiamo quanto vale l'oro in questi giorni di terremoti finanziari. Non se ne fa una colpa al biondo riccioluto, che in altre occasioni ha fatto la differenza (Fiji, scorso novembre). Che ci manchi un realizzatore è cosa assodata e rivedendo in memoria certi tentativi di Riccardo Bocchino, che prima dei match celtici si piazzava davanti ai pali le mezzore senza cavarne sorrisi, il deficit rimane.
Prossimo appuntamento: domenica 11 settembre, contro l'Australia a North Harbour. Scenario di Coppa. Il tagliando è fatto, ma meglio tornare dal meccanico una seconda volta.
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