La riforma alle Province è iniziata, realizzando il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge che completa il percorso avviato nel mese di luglio, finalizzato al riordino delle province e all’istituzione delle città metropolitane. La riforma si ispira ai modelli di governo europei. In tutti i principali Paesi Ue, infatti, ci sono tre livelli di governo.
Dal 1° gennaio prossimo le giunte delle province italiane saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l’esercizio di funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali. Il numero delle province delle Regioni a statuto ordinario si ridurrà da n.86 a n.51(ivi comprese le città metropolitane), dal 1° gennaio 2014 diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese. MAPPA
"Il processo è irreversibile" - ha aggiunto Patroni Griffi, spiegando che si tratta di un provvedimento di tipo "ordinamentale e strutturale nella logica avviata con la spending review". "Il governo si è mosso tra spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale delle Province - ha proseguito - . Sono Province nuove per dimensioni e per sistema di governance".
Le regioni a statuto speciale - Sul riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale "ci occuperemo in seguito, visto che la legge sulla spending review concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in piu"'. Lo ha detto il ministro Patroni Griffi a Palazzo Chigi, aggiungendo che "la Sardegna ha già provveduto mentre la Sicilia ora è impegnata su altro".
Ecco di seguito la nuova mappa delle Province dopo l'approvazione del decreto legge relativo al loro riordino:
Piemonte: Torino, Cuneo, Asti-Alessandria, Novara-Verbano-Cusio-Ossola, Biella-Vercelli;
Liguria: Imperia-Savona, Genova, La Spezia;
Lombardia: Milano-Monza-Brianza, Brescia, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco, Sondrio, Bergamo, Pavia;
Veneto: Verona-Rovigo, Vicenza, Padova-Treviso, Belluno, Venezia;
Emilia Romagna: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna-Forlì-Cesena.
Toscana: Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno.
Marche: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno.
Umbria: Perugia-Terni.
Lazio: Roma, Viterbo-Rieti, Latina-Frosinone.
Abruzzo: L'Aquila-Teramo, Pescara-Chieti.
Molise: Campobasso-Isernia.
Campania: Napoli, Caserta, Benevento-Avellino, Salerno
Puglia: Bari, Foggia-Andria-Barletta-Trani, Taranto-Brindisi, Lecce
Basilicata: Potenza-Matera
Calabria: Cosenza, Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria.
Rimangono fuori le regioni a statuto speciale, per le quali il governo ha ancora 6 mesi di tempo.