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Taiji nel mondo

Creato il 20 settembre 2011 da Dvanzin
Taiji nel mondo A volte, quando si inizia a praticare una determinata disciplina, si pensa che essa esista esclusivamente in un contesto specifico. In particolare per il taiji quan sono ammesse esclusivamente la musica, la lingua e una scenografia cinese.
Al contrario mi chiedo se non sia il caso di capire se non si tratta di semplici strumenti che possono aggiungere o meno significato a quello che si pratica senza essere parte indispensabile.
A volte nei miei viaggi, nell’incontro con culture differenti, ho occasione di pensare: “Questo è il Taiji”. Non sempre si tratta di arti marziali, quello che le rende differenti è la maestria con cui vengono eseguite e la partecipazione assoluta di mente e corpo.
Francesc era con il suo banco in un mercato locale di Minorca (Spagna). Distese di fronte a lui borse, vassoi e una moltitudine di oggetti in sparto in un disordine non casuale.
Dietro il banco lui era seduto, un cappello in testa e le mani impegnate a intrecciare. Osservare il lavoro delle sue mani nella creazione di oggetti era già uno spettacolo. Ammirazione confermata dall’ascolto della sua storia:
“… ero bambino quando mio nonno mi ha insegnato a lavorare lo sparto. Poi la vita mi ha portato a lavorare in un’azienda meccanica dove ero anche rappresentante sindacale. Mi sono sposato, ho avuto figli che ora vivono a Barcellona. Però mancava qualcosa. Quando l’azienda ha attraversato un periodo di crisi mi sono licenziato e ho riscoperto la lavorazione dello sparto. Da allora ho un piccolo orto vicino Mahon. Trascorro li le mie giornate lavorando lo sparto. Ogni tanto vado ai mercati. Se vendo sono contento, se trovo qualcuno che mi chiede come si lavora e dove ho imparato sono contento, anche se non vendo niente sono contento. Questa è la mia vita.”
Da allora io indosso un bracciale formato da una treccia di sparto. Semplice nel suo essere solo una treccia, unica nella maestria delle mani di Francesc che l’hanno creata.

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