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Take this waltz

Creato il 19 luglio 2015 da Misterjamesford
Take this waltzRegia: Sarah Polley
Origine: Canada, Spagna, Giappone
Anno:
2011
Durata: 116'


La trama (con parole mie): Margot è una ventottenne scrittrice freelance felicemente sposata con l'autore di libri di cucina Lou che vive nel cuore di uno dei quartieri più pittoreschi di Monteal. Al ritorno da un viaggio, in aereo conosce Daniel, che scopre essere praticamente un suo vicino di casa, di un anno più grande di lei, dedito alla passione per l'arte quando non impegnato nella sua professione effettiva di conducente di risciò.
Tra i due l'attrazione è immediata, e per quanto Margot cerchi di difendersi, le dinamiche e la quotidianità da coppia ormai rodata con Lou finiscono per essere sconfitte alla distanza dall'attrazione e l'eccitazione di qualcosa di nuovo da costruire con Daniel: ma il nuovo sarà davvero la rivoluzione che promette di essere, o semplicemente qualcosa che appare così interessante proprio perchè lontano dalla vita di tutti i giorni?
Take this waltz
Credo che le regole dei rapporti di coppia, per quanto si possa pensare - ed in parte sia senz'altro così - che il proprio sia unico ed irripetibile, in qualche modo abbiano punti di contatto decisamente simili per tutti, quantomeno se si parla di quelli davvero importanti: un inizio folgorante, grazie al quale la persona con la quale ci si appresta a condividere una parte più o meno consistente del viaggio pare quasi ultraterrena, priva di difetti, o perlomeno capace di rendere qualsiasi cosa, giorno o situazione unici, e stupire con effetti speciali dentro e fuori dal letto; una seconda fase di assestamento, all'interno della quale, di norma, si decide di vivere insieme, fatta di entusiasmo e voglia di costruire, sentimenti che esplodono e progetti futuri; una terza che porta ad un'inevitabile routine, sia essa quotidiana, familiare o di tempistiche, e trasforma la persona che amiamo in un essere fallibile, con tutti i difetti - ed i pregi, sia chiaro - del caso, con il o la quale condividiamo il letto perchè è giusto che sia così, anche se i sentimenti hanno finito per offuscare l'istintività selvaggia degli inizi.
A questo punto, di norma, le coppie finiscono per imparare a navigare insieme affrontando tempeste o ammutinamenti, o scoppiano.
Take this waltz, ottima prova molto indie e molto pane e salame di Sarah Polley - attrice e regista già nota per Away from her -, è un ritratto di questo concetto tracciato attraverso occhi e sensazioni di una protagonista fragile ed incostante quanto forte, la Margot di una convincente Michelle Williams, rapportate ai due uomini della sua vita - o almeno, della parte di vita che possiamo osservare sullo schermo - Lou e Daniel.
Lou rappresenta, di fatto, tutto quello che si è scritto poco sopra della coppia rodata: un uomo presente, pronto a scherzare prima che eccitare, che gioca con la compagna grazie ad una complicità probabilmente costruita in ogni giorno del rapporto - bellissimi gli scambi legati alle manifestazioni d'affetto "al contrario" come quel "Ti caverei gli occhi con lo scavino del melone" ed affini - e che è concentrato sul resto della sua vita abbastanza da non accorgersi di quello che gli accade accanto.
Daniel, di contro, ha dalla sua il fervore e l'eccitazione della novità, l'ebbrezza di qualcosa che pare mai vissuto, la sensazione che la vita possa sempre e comunque ricominciare, ancora più eccitante e coinvolgente di quanto non sia mai stata prima: sguardi, intese, sottointesi, riferimenti sessuali espliciti, sfide a distanza e la sensazione di appartenere a qualcuno anche quando non lo si ha.
Margot, combattuta tra la certezza di un sentiero che conosce a menadito ed un altro completamente inesplorato si dibatte tra una canzone - forse il miglior utilizzo cinematografico di sempre di Video killed the radio star - e le lacrime, un tocco immaginato ed uno cercato, le proprie mura ed i desideri: in questo senso, la Polley riesce, pur mostrando una grande sensibilità femminile - si guardino le sequenze della ginnastica in piscina così come dell'aperitivo anticipato con tensione sessuale in agguato -, a coinvolgere anche l'altra metà del suo cielo grazie ad un racconto semplice e senza fronzoli, sincero e diretto come ci si aspetterebbe da una pellicola in pieno "stile Sundance", che conquista proprio per il suo approccio, prima ancora che per originalità o tecnica.
Da tempo sentivo parlare di questo Take this waltz, e devo ammettere di avergli voluto proprio bene, come a quei titoli cui si sente, in un modo o nell'altro, di dovere qualcosa, e che ho associato al ben più triste Blue Valentine, che vide protagonista sempre la Williams: non esistono storie perfette, per quanto si possa pensare all'inizio di ognuna di esse, quanto più il desiderio -  o la mancanza dello stesso - di preservarle.
In fondo, come dichiara candidamente - e a ragione - la vecchia allieva del corso di ginnastica acquatica sotto la doccia, "anche il nuovo prima o poi diventa vecchio": è così per noi così come per le nostre storie. Principalmente, il bello sarà viverle, destinate a finire o a durare una vita che siano.
Perchè da ognuna impareremo qualcosa di noi e dell'altro, dagli inizi con i fuochi d'artificio alle fini seduti di fronte al caminetto, dalla giovinezza esplosiva alla vecchiaia che spegne lentamente.
L'importante sarà aver ballato tutti i nostri valzer.
Senza aver rinunciato neppure ad un giro.
MrFord
"Take this waltz, take this waltz
take this waltz with the clamp on its jaws
oh I want you, I want you, I want you
on a chair with a dead magazine
in the cave at the tip of the lily
in some hallways where love's never been
on a bed where the moon has been sweating
in a cry filled with footsteps and sand."Leonard Cohen - "Take this waltz" - 

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