Marcel Proust diceva che “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” e guardando le fotografie di Jacopo Daeli possiamo capire quanto questo sia vero. E’ giovane, anzi giovanissimo, ma ha già visitato mezzo mondo: con i suoi occhi e la sua fotocamera ha immortalato volti e situazioni, restituendoci uno sguardo sincero e reale su luoghi e popolazioni a noi poco o superficialmente conosciute. Gli abbiamo fatto un paio di domande e lui ci ha risposto molto cordialmente: a voi la nostra intervista a Jacopo Daeli.
Cos’è per te la fotografia e cosa significa fotografare?
Quando fotografo provo a raccontare la storia delle persone intorno a me, i loro problemi e la loro gioia attraverso i loro occhi e il loro corpo. La mia fotografia è libertà, istinto, immaginazione, composizione, emozione e il movimento.
Hai visitato mezzo mondo, da oriente a occidente. Qual’ è il paese che più ti è rimasto nel cuore, e perché?
Il posto in cui ho lasciato il cuore è l’India. Questo paese è in continua contraddizione. Tutto è niente e niente è tutto. L’india è colore, contrasto, istinto e passione. Amo questa terra perché non smette mai di sorprendermi. Tutto è possibile e niente è possibile. Non c’è una descrizione esatta per questo paese. L’india te la costruisci tu stesso dentro il cuore. Laggiù ci sono tutti gli elementi per amarla e odiarla. Sei tu che scegli da quale parte stare.
Le tue foto sono molto toccanti e comunicative, nella prevalenza dei casi soggetti. Cosa ti ha spinto a fotografarli e cosa vuoi raccontare di loro?
Quello che mi spinge a fotografare alcune persone piuttosto che altre è l’istinto. Spesso non c’è tempo per riflettere. Cerco di raccontare la loro eccezionalità, la loro quotidianità, i loro problemi e la loro gioia.
Qual’ é il rapporto che crei con le persone che fotografi?
Fra me e i miei soggetti c’è un rapporto basato sul rispetto e sulla conoscenza. Entrambi cerchiamo di conoscerci reciprocamente. Prima di fotografare, resto a osservare e a conoscere le persone del posto (spesso anche per intere giornate), guadagnando la loro fiducia e la loro amicizia. Tutto in seguito diventa più profondo, sincero e armonioso.
Qual’è la tua pellicola preferita?
Generalmente per scattare a colori utilizzo Kodak Porta 160 e Kodak Ektar 100. Recentemente a Phuket in Tailandia, essendo rimasto senza pellicole, ho utilizzato della Kodak Gold 200. Quando scatto bianco e nero utilizzo IlFord 125, 400 e 3200.
Cos’è per te il colore?
Il colore per me è vita. Per essere preciso il colore è la linfa vitale che scorre nel tempo e nelle cose, che unisce la materia con lo spirito e differenzia il bene dal male.
Quanto di te c’è dentro le tue fotografie?
Nelle mie fotografie c’è tutto me stesso. E’ questo che le rende diverse da quelle di un altro fotografo che fotografa gli stessi temi e gli stessi luoghi.
Ultima domanda: cos’è per te il viaggio?
Il viaggio è evasione. Passo più della metà dell’anno a lavorare e studiare nel mio appartamento di 26 metri quadri a Parigi. Quando viaggio evado dalla mia realtà quotidiana tele trasportandomi al centro di un avventura che stimola ogni parte di me. Viaggiare è inoltre una grande occasione per conoscere nuove culture, costumi e tradizioni, e creare rapporti con nuove persone.
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Phnom Penh, Cambodia, 2012
Phuket, Thailand , 2012
Kien Khleang National Rehabilitation Centre for Disabled, Chroy Changvar, Cambodia, 2012
Wat Phrathat Doi Suthep, Chiang Mai, Thailand, 2012
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