Magari sono troppo speranzoso, ma non sarà invece che i Mysteri Nocturni erano mancati anche a voi?
"Sogna come se dovessi vivere per sempre. Vivi come se dovessi morire oggi".
James Dean.
"Ogni persona è un enigma. E’ un puzzle non solo per se stesso, ma anche per tutti gli altri, e il grande mistero del nostro tempo è il modo in cui decifrare questo puzzle."
Theodore Zeldin.
Il mare d'inverno.Da sempre le immense distese d'acqua hanno rappresentato il simbolo di un universo "altro", una realtà a noi vicina ma aliena e distante al tempo stesso, un luogo dove nonostante gli sforzi, non riusciremo mai a considerare casa nostra.O a sopravvivere, se non più di qualche minuto.E con la spiagge, vera e propria terra di confine tra i due mondi, questa simbologia è perfino più marcata. La stessa distesa di sabbia che durante l'estate ci è parsa così brulicante di vita, quasi un invito all'immortalità rivista d'inverno risulta talmente triste, ci comunica un tale senso di disfacimento da farci male tale è il senso d'estraneità che ne deriva.Eppure stiamo parlando dello stesso luogo, delle stesse spiagge.Dal mare è nata la vita, dal mare è cominciato tutto.Dal mare cominciano anche certe storie.
- LA SPIAGGIA.
1948.
La Seconda Guerra Mondiale è finita da pochi anni eppure il mondo è ancora pieno di macerie.
Macerie fisiche, macerie psicologiche, brandelli di normalità che risultano difficili da ritrovare.
Un nuovo ordine mondiale sta faticosamente ricostruendosi ma ancora tante, troppe persone non hanno ancora trovato il loro posto all'interno di questo nuovo ordine mondiale.
Capita quindi così che luoghi come l'Australia si ritrovino trasformate in una sorta di crocevia, luoghi di raccordo per ogni tipo di anima persa, per tutte le vite distrutte dal conflitto.
Per questo almeno inizialmente nessuno sembra dedicare eccessiva attenzione quando la nostra vicenda inizia.
Fa caldo a Somerton quella mattina del 1 dicembre, lo stato dell' Adelaide nell' Australia meridionale si sta preparando a vivere il suo Natale, un Natale con le alte temperature del posto ma pur sempre una festività da godersi come merita.
Così quella mattina sono solo pochi e frettolosi passanti che si aggirano per la strada adiacente alla spiaggia.
Finché qualcuno non nota qualcosa di strano.
Sono le 06:30 di mattina e la polizia locale viene allertata: un cadavere è stato rivenuto tra le sabbie.
I primi agenti che arrivano si trovano davanti alla salma di un uomo, la maggior parte del corpo sulla spiaggia, la testa adagiata sul muretto dell'argine, piedi incrociati.
Quasi come se l'uomo si fosse addormentato guardando il mare.
I vestiti sembrano pregiati: camicia bianca, cravatta a righe, pantaloni color marrone scuro, scarpe molto lucide e pulite ( troppo pulite per essere coerenti con il luogo del ritrovamento) pullover pesante e giacca a doppiopetto.
Manca però il cappello e questo per la moda australiana del periodo è qualcosa di impensabile, per questo alcuni tra i poliziotti cominciano ad ipotizzare che lo sconosciuto possa essere straniero.
Il cappello non è l'unica cosa che manca però, mancano anche i documenti.
Si trovano sigarette, fiammiferi, un pacchetto di gomme da masticare, perfino un biglietto usato per la corriera nella tratta da Adelaide a Glenelg ed un altro biglietto, stavolta ferroviario e non utilizzato per la tratta tra Adelaide ed Helnley Beach
Ma nulla che possa dare qualche chiarimento sull'identità del morto.
Immagine che ricostruisce la posizione dl cadavere.
Vengono trovati dei testimoni che dichiarano di essersi imbattuti nell'uomo, si fa prima avanti un signore che sostiene di aver visto lo sconosciuto nella stessa posizione la sera prima, poi una coppia che dichiara la stessa cosa aggiungendo il particolare di aver notato l'estraneo muoversi lentamente ed in maniera sconnessa.
Tutti e tre spiegano agli agenti di aver pensato di trovarsi di fronte ad un ubriaco.
Nessuno di loro sa dire qualcosa in più, nessuno tra gli abitanti di Somerton conoscere l'identità del morto.
Succede però qualcosa, mentre viene indetta una prima autopsia sul cadavere, da una tasca nascosta dei pantaloni viene ritrovato un piccolo foglio di carta.
Il foglio pare strappato da un libro.
Sopra sono stampate due parole.
"Tamàm Shud"
Inizialmente nessuno sa dire cosa significhino.
Si convocano numerosi esperti, veri o presunti che siano.
Alla fine alcuni dipendenti di una biblioteca pubblica paiono trovare la soluzione.
Le due parole sarebbero la frase finale del Rub'ayyàt, una raccolta di poesie composte nel' XI secolo dal poeta persiano Omar Khayyam.
Il significato?
"Finito, concluso, terminato...."
La cosa continua a rimanere poco chiara, finché un uomo non si presenta alla sede della polizia.
La persona in questione sostiene di aver trovato un libro sul sedile posteriore della sua macchina che aveva lasciato incustodita (e senza chiuderla a chiave) in un parcheggio pubblico della cittadina di Glenelg.
Il volume si rivela essere una rara copia di una edizione neozelandese del Rub'ayyat pubblicata nel 1859, l'ultima pagina è strappata e lo strappo si dimostra compatibile con il foglietto trovato nelle tasche del cadavere senza nome.
Ma c'è qualcosa di più.
Sul retro del libro ci sono delle scritte.
Composte a mano con una matita.
Sembra una sorta di codice.
(Continua....)