11 gennaio 2016 Lascia un commento
Verona e’ un gioiellino che il mondo giustamente c’invidia. Elegante e ben conservata, potrebbe benissimo vivere di Arena, Giulietta e Piazza delle erbe ma la citta’ sa offrire altre importanti occasioni per farsi visitare.
Una di queste e’ la mostra dedicata a Tamara de Lempicka. Persa a Torino, la ritroviamo nelle sale scaligere del Palazzo Forti. Difficile ripercorrere la sua vita, sia umana che professionale perche’ fu protagonista come lo sono coloro che la storia la scrivono e ne allargano i contorni. Nata in Polonia, trasferitasi a San Pietroburgo, ricca da dover fuggire dall’eccidio rivoluzionario bolscevico, mostro’ sin dalla giovane eta’ uno spiccato talento artistico che le diede una rapida fama, facendo della sua pittura un emblema del deco’. Dichiaratamente bisessuale, ridefini’ il nudo femminile non soltanto dal punto di vista iconografico, caricandolo di una sensualita’ tutta nuova e di diversa prospettiva rispetto alle controparti maschili. Ella rimase legata profondamente alla sua pittura ma la critica da un certo punto in poi non la capi’ scambiando lo stile per limite tecnico, percio’ la sua fama ando’ scemando con gli anni, fatto che non le impedi’ di vivere anzi rappresentare il jet-set internazionale, in Europa cosi’ come in America.
Legata a filo doppio con la moda, la riprodusse e la creo’ , divenendone emblema e madrina. Riusci’ a mettere al mondo anche una figlia con la quale ebbe un rapporto a dir poco contrastato ma gli eccessi se non sono costruiti a tavolino, emergono in ogni aspetto della vita.
La mostra ci racconta con grande sintesi tutto questo. Organizzazione delle opera tematica e non cronologica, non e’ cio’ che preferisco ma di massima per un’artista coerente col proprio stile, le diverse ricerche coincidono coi diversi periodi storici. Grandi ambienti per un bell’allestimento organizzato egregiamente anche oltre gli spazi espositivi. Come detto, data la complessita’ della vita della Lempicka pone certe difficolta’ nell’essere raccontata ma alcuni capitoli potevano essere approfonditi e se forse da un punto di vista prettamente artistico poco cambia, di una donna che ha fatte arte della propria vita, significa una mostra nella mostra. Resta il fatto che il lavoro di Gioria Mori, la massima esperta italiana dell’artista, e’ di altissimo livello e non ci aspettavamo niente di meno.
C’e’ tempo sino a fine Gennaio 2016 e Verona vale sempre una trasferta.
Una di queste e’ la mostra dedicata a Tamara de Lempicka. Persa a Torino, la ritroviamo nelle sale scaligere del Palazzo Forti. Difficile ripercorrere la sua vita, sia umana che professionale perche’ fu protagonista come lo sono coloro che la storia la scrivono e ne allargano i contorni. Nata in Polonia, trasferitasi a San Pietroburgo, ricca da dover fuggire dall’eccidio rivoluzionario bolscevico, mostro’ sin dalla giovane eta’ uno spiccato talento artistico che le diede una rapida fama, facendo della sua pittura un emblema del deco’. Dichiaratamente bisessuale, ridefini’ il nudo femminile non soltanto dal punto di vista iconografico, caricandolo di una sensualita’ tutta nuova e di diversa prospettiva rispetto alle controparti maschili. Ella rimase legata profondamente alla sua pittura ma la critica da un certo punto in poi non la capi’ scambiando lo stile per limite tecnico, percio’ la sua fama ando’ scemando con gli anni, fatto che non le impedi’ di vivere anzi rappresentare il jet-set internazionale, in Europa cosi’ come in America.
Legata a filo doppio con la moda, la riprodusse e la creo’ , divenendone emblema e madrina. Riusci’ a mettere al mondo anche una figlia con la quale ebbe un rapporto a dir poco contrastato ma gli eccessi se non sono costruiti a tavolino, emergono in ogni aspetto della vita.
La mostra ci racconta con grande sintesi tutto questo. Organizzazione delle opera tematica e non cronologica, non e’ cio’ che preferisco ma di massima per un’artista coerente col proprio stile, le diverse ricerche coincidono coi diversi periodi storici. Grandi ambienti per un bell’allestimento organizzato egregiamente anche oltre gli spazi espositivi. Come detto, data la complessita’ della vita della Lempicka pone certe difficolta’ nell’essere raccontata ma alcuni capitoli potevano essere approfonditi e se forse da un punto di vista prettamente artistico poco cambia, di una donna che ha fatte arte della propria vita, significa una mostra nella mostra. Resta il fatto che il lavoro di Gioria Mori, la massima esperta italiana dell’artista, e’ di altissimo livello e non ci aspettavamo niente di meno.
C’e’ tempo sino a fine Gennaio 2016 e Verona vale sempre una trasferta.