Magazine Cultura
E così ieri sera vado a vedere Tamara Drewe prima che esca dalle sale. In realtà, questo film l'ho "lisciato" volutamente moltissime volte. Era già uscito in Belgio quando ancora vivevo nella capitale d'Europa, ma l'avevo etichettato come una cavolata semplicemente guardandone il trailer. Tornata a Roma, eccolo - dopo un po' - anche nelle sale italiane. Un paio di persone mi propongono di andarlo a vedere, ma ogni volta preferisco altro.
Ieri, per una di quelle strane combinazioni di fattori della vita, mi convinco che tutto sommato questo film si può vedere. In fondo moltissimi critici gli danno votazioni alte, il trailer è divertente, Stephen Frears mi era piaciuto da matti con The Queen. Insomma, perché ostinarsi a non andarlo a vedere?
E il mestiere di Frears certamente si vede anche in questo strano film che - non ci crederete, se non l'avete già letto da qualche parte - è tratto dalla graphic novel omonima (addirittura ispirata a Via dalla pazza folla di Hardy) di Posy Simmonds (le cui foto la fanno proprio sembrare uno dei personaggi del film).
Effettivamente, c'è nella messa in scena qualcosa di stilizzato e sopra le righe (non foss'altro per una campagna inglese praticamente sempre soleggiata), che toglie realismo a storia e ambientazioni, ma che - devo dire - non infastidisce.
La storia è un po' da commedia dell'arte. Un piccolo paese del Dorset, una comunità piccolissima in cui tutti si conoscono, una fattoria - quella degli Hardiment (di proprietà del famoso scrittore NicholaSchiappa (come lo chiama Tamara) Hardiment (Roger Allam) - che offre ospitalità agli scrittori in cerca di pace e di ispirazione, Tamara Drewe (Gemma Arterton) che ritorna al paese natìo col naso rifatto e degli hot pants mozzafiato (dopo un'adolescenza trascorsa ad essere considerata intelligente ma decisamente bruttina), le adolescenti Casey e Jodi che, annoiate da un posto dove non succede nulla, innescano - più o meno volontariamente - una commedia degli equivoci letteraria e burlona al contempo.
Eccellente il quadro di un'umanità la cui ragione di vita è il racconto sulla vita degli altri, la rilettura personale degli eventi, il pettegolezzo maliziosamente divertente. Il film parla di scrittori e di scrittura, ma in fondo non fa altro che dimostrare come la narrazione sia parte integrante dell'esistenza e molte volte si sostituisca ad essa, colorando vite altrimenti piatte di sfumature gialle, rosa o nere, secondo il taglio con cui guardiamo gli eventi.
Lo humour è inglese, ma non troppo, visto che qualche risata sguaiata ce la suscita. Peccato che - come ormai sempre più spesso accade - il trailer ci sveli la tramatura umoristica, spuntando le armi alle battute più folgoranti.
Insomma, il classico film da cui si esce dicendo "carino, vero?", ma in fondo l'avremo in buona parte dimenticato appena girato l'angolo.
Voto: 3/5
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