Il neo reality Tamarreide sta facendo discutere tantissimo tanto che si chiacchera per una sua possibile sospensione richiesta dal Codacons per porre fine ai contenuti volgari, violenti e omofobi che la trasmissione ha lasciato che i partecipanti ostentassero durante la prima puntata e in fascia protetta (forse su richiesta della regia stessa per calarsi meglio nel ruolo di “tamarro”).
Il programma ispiratosi al format americano Jersey Shore, al centro delle polemiche a causa di contenuti razzisti a danno della comunità italiana stereotipata all’inverosimile, è stato riadattato nel nostro Paese per studiare, anzi elogiare e decantare come modello di riferimento, lo stile di vita tamarro; vale a dire machismo portato all’estremo fino ad incitare l’omofobia, che nel nostro sistema giuridico purtroppo non essendo considerata reato chiunque si sente legittimato a legittimarla con ogni mezzo per difendere una mascolinità che appare ridicola, appunto “tamarra”.
Una mascolinità fatta di spogliarelli maschili, omofobia, risse e qui giocano gli stereotipi di genere televisivi che da tempo denunciamo: quelli fatti di strip che a differenza di quelli femminili, sono strutturati non per rendersi strumento di desiderio altrui, ma servono a decantare una virilità a prova di muscolo scolpito in una gara tra maschi, che a ruota libera si spogliano anch’ essi in una gara tra chi è più macho.
La posta in gioco è conquistare come trofei più donne possibili, possibilmente tettone e disponibili grazie all’alcool consumato in discoteca, e qui gioca molto lo stereotipo della rimozione della sessualità femminile, promossa come un oggetto di consumo maschile, procacciata come “spazio pubblico” sempre in una gara machista tra chi è più virile.
Rischia grosso chi non si comporta come “un vero uomo” ossia chi si contrappone a quel modello e chi si concentra troppo sulla cura personale, additata come una prerogativa femminile, pena l’aggettivo di “frocio”, perchè secondo la nostra società ridurti ad oggetto ed essere vanitosi è cosa tipicamente femminile che rischia di attrarre i gay e non le donne che sono strutturate per desiderare di essere sottomesse (come dice la ricerca criticata da Fabiana).
Allo stesso tempo, le “femmine tamarre” devono ostentare una femminilità stereotipata che va dall’aspetto estetico ridotto a mera caricatura e “ipersessualizzato” a livello estremo come ad esempio seni che non vanno sotto alla terza misura e bocche gonfiate dalla chirurgia estetica, all’aspetto caratteriale dove queste devono dimostrare di essere disponibili sessualmente recitando il ruolo di “preda”, pena essere schernite dalle altre “compagne” e rifiutate dai maschi.
Maschi e femmine hanno qualcosa in comune: entrambi vengono rappresentati come “fenomeni da baraccone di un circo perenne” (tanto per citare un’aforisma di Lorella Zanardo sul corpo delle donne). Non è comunque l’unico programma MERD@SET che esalta lo stile tamarro. Abbiamo il Grande Fratello e tanti altri reality come la Pupa e il Secchione, Uomini e Donne e il famigerato Lucignolo per non parlare del programma che lo ha generato: Studio Aperto, il quale non può definirsi telegiornale. ma l’Italia non è fatta di tamarri, spiegatelo anche a Jersey Shore.
Con l’omofobia dilagante, l’oppressione delle donne che non accenna a finire e con modelli di genere ancora rigidi, avevamo bisogno di un programma che elogia lo stile “tamarro” come modello da seguire?
Nonostante la richiesta del Codacons, il programma non chiude e rischiamo purtroppo di trovarcelo ancora in onda, perchè nelle tv commerciali purtroppo contano solo gli indici di ascolto, che non sono nemmeno attendibili.
Che fare? Chiunque abbia voglia e tempo non esiti a scrivegli un’email di protesta.
Mary