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TANA DI VOLPE – Don Osvaldo da Silva Ochoa e Palmira Palmas da Silva

Creato il 01 settembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

tdvdA Villarosa, paesino dell’entroterra sardo, il Tana di Volpe, alberto di recente apertura, è pronto a ricevere i primi clienti. Ma don Attilio Cocco, il più atteso, non arriverà e Rosa Concas, la cuoca, sarà assassinata. Accanto al suo cadavere, un messaggio di avvertimento lascia intendere che qualcun altro è in pericolo. Al maresciallo Asdrubale Vinci non resta che chiedere aiuto al vecchio amico e neo bibliotecario del villaggio don Osvaldo da Silva Ochoa, il quale metterà da parte i libri, il laboratorio informatico che sta allestendo e gli amati rebus enigmistici per indagare. E mentre il tempo stringe, la marchesa Lodovica Prizzi Bonomi trasforma l’ingresso della propria suite in una barricata di pentole e mobilia…
Un giallo classico, à la Christie, che si dipana tra misteri, delitti e furti di reperti archeologici in una Sardegna fosca e invernale.

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“Un mystery all’inglese, raffinato e inquietante, in una Sardegna metafisica e inconfessata. Sul Tana di Volpe, solitario albergo appena inaugurato ai piedi della montagna, una nevicata implacabile scandisce un vorticoso crescendo di paura collegato a un passato enigmatico che un misterioso killer vuole riportare alla luce. Tra Shining e Gosford Park, l’esordio vibrante di Rina Brundu”.
Danilo Arona

Verso le sette di sera iniziò a nevicare. Dieci minuti dopo, si era già formato un mantello leggero che aveva ricoperto il villaggio e le altre vallate. Non appena i primi fiocchi avevano cominciato a posarsi, la gente si era riversata nelle strade di Villarosa, mentre le grida e il chiasso avevano finalmente riempito l’opprimente silenzio che di solito gravava sul minuscolo centro montano.

A tale quiete mutola gli abitanti si erano però, in qualche modo, abituati perché da quando era stata aperta la nuova superstrada, il traffico era stato deviato e le macchine che percorrevano il corso centrale erano solo quelle dei locali o dei visitatori occasionali. Il paese era piccolo, adagiato su una dolce collina ai piedi del Gennargentu, dal quale veniva nascosto, annientato. Il lago Flumendosa non era distante più di tre chilometri, e tutt’intorno boschi e boschetti crescevano fitti. D’estate l’arsura del sole poteva diventare insopportabile, mentre l’inverno non era più piovoso come un tempo.

Le case di Villarosa si proponevano addossate le une alle altre, su entrambi i lati dello stradone. Erano tutte villette bianche dai tetti rossastri, dalle forme monotone. Le vecchie costruzioni erano state demolite e a parte la villa del marchese Bonomi, nessun’altra abitazione restava a testimoniare il tempo andato. Non che Villa La Marmora se la passasse bene: prima di abbandonare il paese, Lodovica era riuscita a concludere un ottimo affare, cedendola ad un possidente straniero. Ma nessun’altra famiglia era venuta ad abitarla e la dimora ora viveva il suo declino, fatalmente dimenticata e circondata da cespugli ed erbacce che la soffocavano. Le villette moderne, castigate e in bell’ordine, avevano finito invece per dare una facciata plastificata e falsa all’antico borgo sardo. Villarosa appariva al visitatore distratto come un luogo senza memoria del suo passato, che pure era testimoniato dalle antiche rovine nuragiche nascoste dalla vegetazione.

Tra quelle case svettava poi il lungo campanile della chiesa, che era al centro dell’agglomerato e dalla cui base partiva una larga piazza ben curata.

In paese non c’era nient’altro, o meglio non c’era mai stato nient’altro fino a pochi mesi prima.

I  villarosani, infatti, dopo anni  di  battaglie in  consiglio comunale, avevano potuto celebrare l’apertura di una casa di ritrovo per anziani. Si era inaugurata in una palazzina costruita di recente, che al primo piano già ospitava gli uffici amministrativi del comune.

La stessa delibera concedeva anche l’autorizzazione per la creazione, nella soffitta dell’edificio, della tanto  discussa biblioteca pubblica di Villarosa. Discussa e desiderata non da tutti forse, ma di certo dal neo bibliotecario che per raggiungere l’obiettivo aveva lottato per anni con i diversi sindaci e quasi tutti i consiglieri. Questo perché quando don Osvaldo Da Silva Ochoa si metteva in testa di fare qualcosa non demordeva facilmente.

Don Osvaldo era un vecchietto piccolo, basso e magro, che a settant’anni appena compiuti conservava intatta tutta la dinamicità della gioventù. Il viso era di un bel colore roseo, qua e là inorgoglito da diverse rughe, illuminato da grandi occhi grigio ghiaccio che riflettevano una luce a volte bonaria, a volte ferina. Sotto il berretto nero, i folti capelli erano oramai di un’unica tinta canuta e lanosa, che riprendeva il colore dei baffi. Vestiva sempre accorto e da tutta la persona emanava un’aria distinta e importante. Era forse anche per questo che a Villarosa lo avevano da sempre omaggiato del titolo di don come era stato certamente per gli antenati spagnoli.

Da quando era in pensione, dopo una vita spesa prima a viaggiare e quindi a insegnare nella scuola elementare di Villarosa, don Osvaldo si era dato anima e corpo alla lettura, all’informatica e ai cruciverba. Conservava in casa copie su copie de La Rivista Enigmistica praticamente da sempre. Suo grande desiderio e a un tempo grande cruccio era quello di avere una copia del mitico primo numero, anche una ristampa sarebbe stata sufficiente e per questo aveva scritto più volte alla redazione. Non aveva ottenuto risposta, ma non significava affatto che avrebbe desistito. Avrebbe ritentato con una email. Don Osvaldo, infatti, era un tenace sostenitore dell’informatizzazione totale. Sin dalla fine degli anni Ottanta il suo Olivetti M24, con schermo monocromatico grigio-verdastro, senza disco fisso e con due floppy da 5.25 pollici, 512 KB di RAM e DOS 2.11, sebbene di seconda mano, era stato l’unico sistema informatico a cui si poteva accedere in tutto il circondario. Don Osvaldo prediligeva DOS.

«In un mondo senza muri né barriere chi ha bisogno di finestre e di… cancelli?[1]» aveva sbraitato di malagrazia il giorno in cui si era finalmente deciso a installare Windows. Naturalmente, neppure la moglie aveva capito cosa avesse inteso e perché si fosse arrabbiato tanto ma quel particolare momento segnò l’inizio di una battaglia epica, combattuta a colpi di formattazione del disco fisso, di continui aggiornamenti delle versioni dei diversi driver, di interminabili telefonate ai call center di supporto e che, persino dopo l’installazione dei più nuovi sistemi operativi, sembrava ben lontana dall’essersi conclusa.

Don Osvaldo era anche un fanatico di Internet e il suo sito era diventato una miniera di informazioni su Villarosa e i villarosani.

La novità in paese non era stata comunque apprezzata allo stesso modo da tutti.

Don Flavio, per esempio, non esitò ad accusare il vecchio di propaganda bolscevica e lo perseguitò con una valanga di email di protesta.

Mi meraviglio di te, Osvaldo… alla tua età… lavare i panni in piazza come una qualsiasi donnetta. Dovresti anche smetterla con queste malevole insinuazioni. È da una vita che ti ripeto che il tesoro di San Basilio non c’è mai stato… leggende… dicerie da contadinotti spiritati. Ma addirittura insinuare che siano state le loro eccellenze, i vescovi della diocesi di Lanusei, a portarselo via… Comunista dell’ultima ora, ecco cosa sei diventato… L’accusato non si era dato pena di ribattere e lasciandosi trascinare dall’irresistibile tentazione del dispetto che lo prendeva a volte, aveva rincarato la dose e aveva dedicato un’intera pagina del sito al solo elenco dei nomi e dei cognomi degli alti prelati in questione.

Il parroco si era offeso a morte e per tre lunghi mesi gli aveva negato il saluto. Poi un giorno aveva ripreso a parlargli come se nulla fosse accaduto e l’argomento non era stato più tirato in ballo.

[1] In a world without walls and borders, who needs Windows or Gates?

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Quella stessa sera il maresciallo Vinci riaccompagnò don Osvaldo a casa e la signora Palmas insistette perché il carabiniere si trattenesse a cena. Così, mentre gli uomini discutevano in soggiorno, la sentirono darsi da fare in cucina tra i fornelli. Palmira Palmas da Silva, come desiderava essere chiamata facendo punto d’orgoglio del mantenere il doppio cognome, al maresciallo era simpatica. Era una donnina esile che portava i lunghi capelli bianchi ben raccolti a crocchia sulla nuca e sul cui faccino bianco, bello, spiccavano splendenti occhi verdi. Nonostante non fosse più molto giovane, era ancora vivace nelle numerose attività a cui si dedicava, da sola o assieme al marito. A volte però la loro collaborazione produceva in lei uno spirito di emulazione tale che finiva col causare attrito nella coppia, altrimenti a prova di tutto. Don Osvaldo aveva imparato anche a temere le trappole che lei sapeva tendergli con consumata abilità.

La cena fu abbondante e alla fine il maresciallo stava per scoppiare. Dopo il pasto, gli uomini tornarono in soggiorno e la donnina si affrettò a servire anche del mirto fatto dalla signora Grazia, la sua migliore amica, una pettegola dotata di mille virtù. Palmira portò dei pasticcini, attizzò il fuoco e riprese il lavoro a maglia da dove lo aveva abbandonato settimane prima, quando aveva cominciato a interessarsi di informatica. Sferruzzare era il suo unico passatempo tipicamente femminile, ma il marito coltivava il sospetto che la lunghezza dei golfini fosse direttamente proporzionale alla rilevanza degli argomenti discussi in casa durante la lavorazione. Lei aveva una passione per i cardigan e i golf di taglia esagerata che creava e indossava con soddisfazione o regalava ai familiari e ai conoscenti. Ma mentre gli estranei potevano accettare il dono, metterlo da parte e dimenticarlo, don Osvaldo doveva lottare ogni volta, oppure inventare scuse sempre diverse per evitare di portarlo addosso…….

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Rina Brundu is an Italian writer and publisher who lives in Ireland. Author of several books and hundreds of articles and literary reviews, she has a keen interest in digital writing and journalism, training and operations management. See also www.rinabrundu.com and www.rinabrunducritique.com (in English).


Product Details

  • File Size: 3443 KB
  • Print Length: 477 pages
  • Simultaneous Device Usage: Unlimited
  • Publisher: IPAZIA BOOKS; 1 edition (August 31, 2015)
  • Publication Date: August 31, 2015
  • Sold by: Amazon Digital Services, Inc.
  • Language: Italian
  • ASIN: B014QVWU0Q
  • Source: http://www.ipaziabooks.com


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