Magazine Diario personale

Tana libera tutti

Creato il 01 settembre 2013 da Povna @povna

La ‘povna è tornata dal paese-che-è-casa. Questa mattina l’amico Tegame l’ha accompagnata alla stazione col suo taxi (ma facendo pagare la turista) e lei – seguendo quel percorso mozzafiato che già una volta ha descritto nel dettaglio – ha seguito i binari fino alla piccola città.
In mezzo, è stato tutto come doveva essere (ché quasi non val la pena raccontarlo). Ma – poiché questo è uno di quei (pochi) casi essenzialissimi per i quali la presenza di un narratario definito è esclusiva e anche costante – la ‘povna mette da parte, con amore, la sua collezione preziosa di ricordi. Che almeno un poco lascia qui.
E’ partita così, quasi come senza accorgersene, un venerdì di agosto. E dodici ore dopo sono arrivati nel giardino Le Hero, Canta-che-ti-passa e il Signor M., che le hanno regalato la colonna sonora dell’estate (come sempre) e l’hanno prelevata sulla Multipla, insieme alla valigia.
All’agriturismo dello zio Matto, poi, sono arrivati tutti: chi, inseguito dai doveri (come lo Stropicciato), solo per qualche giorno, chi per collegamento Skype, o sms; o chi, più prosaicamente, in carne e piume.
Insieme, si sono divisi i luoghi noti, nella consueta armonia di gesti consapevoli, dedicandosi ciascuno alla propria personale idea di accudimento, come è carattere privilegiato e unico del loro tempo insieme.
Insieme, hanno condiviso spazi, parole, giochi e gesti; mescolando con laicità punti di vista, come è loro uso, e anche costume.
Insieme, hanno guardato una marea di cuccioli (di uomo, cane e gatto), che hanno corso sui prati a zampe nude, sotto gli alberi, ridendo di felicità.
Insieme, si sono costruiti i giorni, celebrando matrimoni, cene prelibate, partite di volano e terme – e insieme si sono ritrovati a commentare tutto questo e molto altro, nei rituali di buona notte di ogni sera.
Insieme, ovviamente, hanno giocato a carte. E la ‘povna ha pure scommesso per eccesso (e ha pure vinto), chiedendosi se questo potesse diventare, chissà, promessa ampia, da fare propria per l’anno che verrà.
Insieme, si sono raccontati il mondo, per diritto e per rovescio, così come era doveroso e comme il faut.
Insieme, in una parola, sono stati benissimo. E non fa certo meraviglia.
Il loro addio si è sbriciolato lungo la gloria di un pomeriggio immobile, che ha permesso di stemperare i saluti nel crepuscolo (e così, pezzo per pezzo, fanno forse meno male).
La ‘povna ha messo insieme, piano piano, la valigia del ritorno. E poi è saltata in carrozza senza voltarsi indietro, come sempre. C’erano i pensieri (ma non troppo impertinenti) a farle compagnia, durante il viaggio, e anche la nostalgia di loro tutti. Ma c’era anche – ed era tutto triste, ma a suo modo giusto e bello – questo libro.
La ‘povna – che di quelle pagine conosce ogni sfumatura, così come è stata scritta (e anche ricorda: le puntate pezzo a pezzo, le nuove idee, la voce telefonica) – lo ha (ri)-letto da giovedì, un poco alla volta (parlandone con gli altri). E poi ha continuato in viaggio.
Quando ha finito il libro è arrivata a casa.


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