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Tangeri, la porta d’Africa

Creato il 03 giugno 2013 da Delpiera @PieraVincenti

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Da Tarifa le coste dell’Africa si vedono chiaramente. Il Marocco è a un passo. TANGERI dista soltanto 14 chilometri. È proprio dalla cittadina spagnola, situata nella parte ovest della Costa del Sol, che parte il mio viaggio verso un altro continente.

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La traversata a bordo di una confortevole nave passeggeri dura solo 35 minuti ma il paesaggio cambia completamente. Definita “la porta d’Africa”, Tangeri è una delle città più affascinanti e cosmopolite del Marocco, grazie alla sua posizione geografica che storicamente ne ha fatto il punto d’approdo o di passaggio di marinai e viaggiatori provenienti da tutto il mondo.

A prima vista la città ha un aspetto molto simile ad altre capitali magrebine, come Tunisi o il Cairo, ma a renderla così speciale è proprio il melange culturale, linguistico e religioso che offre. Pochi uomini indossano abiti occidentali, la maggior parte porta lunghe tuniche in stile arabo, mentre le donne percorrono le strade coperte dai loro veli scintillanti di colori.

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Il Suk, cuore della città antica, è un labirinto di piccole viuzze percorribili quasi esclusivamente a piedi dove è possibile trovare i bazar che vendono di tutto. C’è il fornaio, da cui è possibile acquistare una pagnotta di pane fragrante appena sfornato per un euro soltanto. Ci sono negozietti di frutta che traboccano di datteri e fichi, e bancarelle di spezie che emanano un odore pungete ed esotico. E ci sono gli immancabili negozietti di souvenir. I venditori cercano di attirare i turisti nelle loro botteghe e sparano prezzi altissimi perché, nella cultura araba, mercanteggiare è la regola. Si possono acquistare per pochi spiccioli articoli che all’inizio costavano decine di euro, tutto dipende dall’abilità e dalla tenacia dell’acquirente e dalla disperazione del bottegaio.

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Dotati di un fascino particolare la Kasbah ed i giardini del Sultano, un mix di erbe aromatiche, di fragranze, limoni ed aranci, perfetti per una passeggiata romantica. Sulla collina che sovrasta Tangeri, verde e lussureggiante come mai ci si aspetterebbe in Marocco, sorgono le ville dei ricchi, enormi palazzi con ampi giardini che contrastano nettamente con la povertà della città antica. Senza scadere nei luoghi comuni, suoi volti di quella gente ho la gioia delle cose semplici. I ragazzini giocavano a pallone, urlando gol o arrabbiandosi per qualche fallo. Le bambine invece giocavano al gioco della molla, lo stesso che facevo anche io alla loro età. Un tuffo nel passato e nei ricordi, resi ancora più nostalgici dal pensieri che le bambine di oggi neppure conoscono questo gioco, perse dietro ad aggeggi elettronici o all’ambizione di sentirsi già grandi.

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Non solo povertà e semplicità, ma anche opulenza. I due volte di Tangeri. Mentre aspettavo di imbarcarmi per tornare in Spagna, ho visti sbarcare uomini marocchini in lussuose Porche e Mercedes mentre le loro mogli trascinavano ognuna due o tre valigioni colmi di roba.

Chi si lascia emozionare dalla natura non può non fermarsi ad ammirare il punto in cui il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico si incrociano in un eterno abbraccio che da sempre ha favorito l’incontro di popoli, culture e lingue dando vita ad un mondo multiculturale e cosmopolita.


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