Tangeri, definita “la porta d’Africa”, è una delle città più affascinanti e cosmopolite del Marocco, grazie alla sua posizione geografica che storicamente ne ha fatto il punto d’approdo o di passaggio di marinai e viaggiatori provenienti da tutto il mondo.
A prima vista la città ha un aspetto molto simile ad altre capitali magrebine, come Tunisi o il Cairo, ma a renderla così speciale è proprio il melange culturale, linguistico e religioso che offre. Pochi uomini indossano abiti occidentali, la maggior parte porta lunghe tuniche in stile arabo, mentre le donne percorrono le strade coperte dai loro veli scintillanti di colori.
Il Suk, cuore della città antica, è un labirinto di piccole viuzze percorribili quasi esclusivamente a piedi dove è possibile trovare i bazar che vendono di tutto. C’è il fornaio, da cui è possibile acquistare una pagnotta di pane fragrante appena sfornato. Ci sono negozietti di frutta che traboccano di batteri e fichi, e bancarelle di spezie che emanano un odore pungete ed esotico. Di rara bellezza la Kasbah e i giardini del Sultano, un mix di erbe aromatiche, di fragranze, limoni ed aranci, perfetti per una passeggiata romantica.
Sulla collina che sovrasta Tangeri, verde e lussureggiante come mai ci si aspetterebbe in Marocco, sorgono le ville dei ricchi, enormi palazzi con ampi giardini che contrastano nettamente con la povertà della città antica. Senza scadere nei luoghi comuni, suoi volti di quella gente ho la gioia delle cose semplici. I ragazzini giocavano a pallone, urlando gol o arrabbiandosi per qualche fallo. Le bambine invece giocavano il gioco della molla, lo stesso che facevo anche io alla loro età.
Chi si lascia emozionare dalla natura non può non fermarsi ad ammirare il punto in cui il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico si incrociano in un eterno abbraccio che da sempre ha favorito l’incontro di popoli, culture e lingue dando vita ad un mondo multiculturale e cosmopolita.