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Il 31 agosto 1967, a Río Grande in Bolivia, una delazione portò all’annientamento del distaccamento guerrigliero diretto da Joaquín, che faceva parte dell’Esercito di Liberazione di Ernesto Che Guevara. Lì cadde la combattente argentina di origine tedesca Haydée Tamara Bunke Bider, conosciuta storicamente come Tania la Guerrigliera.
Aveva 29 anni, era nata il 19 novembre 1937 a Buenos Aires, da una famiglia comunista che era fuggita dal fascismo. L’audacia, l’impegno e la pratica sportiva sono state le caratteristiche più rilevanti della sua adolescenza. Otteneva buoni voti a scuola e tutti i professori le volevano bene. Era appassionata di letture, le piacevano molto le danze folcloristiche e la musica e imparò molto giovane a suonare il piano, l’acordeón e la chitarra.
Quando terminò il lungo periodo del nazismo la famiglia ritornò nella Repubblica Democratica Tedesca. Era l’anno 1952 e, insieme a suo fratello Olaf, studiò nella scuola di preparazione Clara Zetkin, dove affermò la sua coscienza politica e dove si specializzò a livello sportivo nel tiro a segno.
Nel 1956, a 18 anni, si trasferì a Berlino e iniziò a lavorare nel Ministero per gli Affari Esteri e successivamente nella Federazione della Gioventù Libera Tedesca. Divenne guida dei pionieri, entrò nell’Università Humbolt per studiare filosofia e lavorò come interprete di latinoamericani, rapporto che fece crescere il suo desiderio di ritornare nell’America Latina.
Era entusiasta della Rivoluzione cubana e provava ammirazione per Fidel Castro, Raúl Castro e Che Guevara.
Nel novembre del 1960 il Che visitò la RDT. La impressionò perché era un rivoluzionario latinoamericano, perché era argentino, perché era andato a lottare per Cuba, e lo accompagnò nella città di Lipsia dove tenne una riunione con studenti latinoamericani.
Giunse a Cuba il 12 maggio 1961, a 23 anni. Lavorò con delegazioni straniere in visita all’Istituto di Amicizia con i Popoli, al Ministero dell’Educazione, alla Federazione delle Donne Cubane, ai Comitati di Difesa della Rivoluzione.
Nel 1964 lasciò Cuba. Andò a coronare pienamente i suoi sogni di anni interi: lottare in altre terre del mondo dove ci fosse oppressione e miseria.
Un lungo, rischioso e complesso processo di apprendistato ha preceduto la sua entrata in Bolivia. L’obiettivo era di stabilire contatti all’interno delle forze armate e con la borghesia creola, viaggiare all’interno del paese, studiare la vita del minatore, del contadino, dell’operaio. E aspettare un contatto che le avrebbe indicato il momento dell’azione, della sua partecipazione alla lotta che si stava preparando.
Quando cominciarono ad arrivare in Bolivia i primi guerriglieri del Che, il suo lavoro divenne più dinamico e pericoloso. Il Che la nomina varie volte nel suo diario e sempre in relazione ad avvenimenti importanti. Lui l’aveva incaricata di svolgere compiti importanti a La Paz e in altri luoghi, ma circostanze impreviste e il suo desiderio di compiere la missione assegnata in un dato momento, la portarono a far parte del distaccamento. Il Che si lamentò del fatto che, essendo stata identificata dal nemico, andava perso il magnifico lavoro di due anni, pieni di sacrifici.
Il suo ruolo di combattente nella guerriglia costituisce per lei il più alto onore, il suo comportamento da soldato rivoluzionario è stato tanto esemplare quanto il suo lavoro clandestino. Di lei, avrebbe detto più tardi il Che apprendendo della sua morte, era come se gli fosse morto un figlio. Così era profondo l’affetto che sentiva per la ragazza dagli occhi verdi e dal sorriso allegro: la guerrigliera Tania, storia e leggenda per molti, in molte parti del mondo.
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