Postato il novembre 29, 2011 | TEATRO | Autore: Antonino Reina
Il vecchio collare di un cane morto, uno sporco ed instabile tavolino con un piede rotto, persino i denti da latte caduti durante l’infanzia: tutto è utile ed irrinunciabile per Orsina, infermiera con l’hobby dell’accumulo di oggetti, di tutti i generi. Persino siringhe usate, ancora utili per nutrire gli uccelli caduti dagli alberi. Comincia con ironia la stagione 2011-2012 del Teatro Novelli di Rimini. Stagione teatrale che mette in scena un’importante varietà di proposte e che, mai come quest’anno, è impreziosita dalla presenza, sul palcoscenico romagnolo, di grandi interpreti. Un cartellone “grandi firme” – quello dei turni A-B-C – inaugurato dall’esilarante commedia “Tante belle cose”, firmata da Edoardo Erba. Protagonista femminile, la bravissima Maria Amelia Monti, perfettamente a suo agio nei panni della svampita collezionista di cianfrusaglie e magistralmente affiancata, in scena, da Gianfelice Imparato, che interpreta il paziente Aristide, mediocre e remissivo amministratore di condominio. Stretto tra le inquietudini dei condomini e la crescente simpatia per la goffa infermiera accumulatrice, divenuta, per la presenza costante di olezzi nel palazzo, il capro espiatorio dei vicini. Il coinvolgimento sentimentale tra i due protagonisti è reso ancora più buffo dagli equivoci: Orsina è ignara del fatto che Aristide sia l’amministratore, che toccherebbe proprio a lui sfrattarla, assecondando i condomini.
Ed è ignara, ancor di più, del fatto che le frequenti visite dell’uomo siano, in realtà, vere “perlustrazioni” dell’orrendo bazàr dell’infermiera. In mezzo a tante risate, un tema originale ed inedito: l’hoarding o accaparramento compulsivo, disturbo psichico di recente inquadramento medico; ma anche, e più in generale, la benevola trattazione delle piccole nevrosi quotidiane, la sferzante ironia sui rapporti di “buon” vicinato. E una regia, quella di Alessandro D’Alatri, pregevole nel costruire dialoghi, talvolta surreali, tra i due protagonisti e nel rappresentare silenzi che, a tratti, hanno ricordato fortunate pellicole (“La Febbre”) dello stesso cineasta. Appropriate, infine, le musiche di Cesare Cremonini, che hanno accompagnato i convinti applausi del numeroso pubblico; segno che, quando il teatro è di qualità, non c’è crisi che tenga. Commedia conclusa con l’immancabile lieto fine, con un messaggio tenero ed ottimista: ci si può innamorare anche dei difetti. E con un dubbio, insinuato dal delirio di Orsina: «E se gli oggetti avessero davvero un’anima?».
Lo scatto che ritrae il cast di “Tante belle cose” è stato gentilmente concesso dal Teatro Novelli di Rimini