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Ha compiuto ieri 68 anni Pete Townshend, nato il 19 maggio del 1945 a Londra. Ispirandomi ad un’immagine trovata sul web, e rielaborata da Cristina Mantisi, ho scritto questa storia “immaginaria”, inserita un paio di anni fa nel book “Cosa Resterà di me?”, scritto in collaborazione con Max Pacini. Nella mia invenzione estemporanea ho descritto un possibile comportamento di Pete, nel corso del primo concerto dopo la scomparsa di Keith Moon. Tanti auguri Pete!!!
Forse sarebbe stato un concerto come tanti, con mulinelli a gogò conditi dalle peggiori imprecazioni. Aveva bevuto troppo prima di salire sul palco … da un po’ di tempo era la regola. La musica fluiva con regolarità, e la cascata di note sembrava mascherare chissà quale stato d’animo. Non era mai stato così energico e allo stesso tempo assente … Pete. Ogni accordo era ripetuto con ossessione, e il rock si era trasformato in un flamenco. Sembrava sgorgassero i colori, muovendosi a ondate, ma erano tinte tendenti al buio più totale. Lui stesso ne era investito, mentre dal suo corpo, radiografato da lastre di suoni, usciva tutto il suo malessere. Guardò Roger, ma non fu rassicurato dalla sua presenza … non erano mai stati in vero accordo e lui, adesso, stava cercando la simbiosi totale. Decise di continuare a saltare prima di girarsi ancora. I colpi di basso elettrico gli ricordarono che su quel palco c’era la sua generazione … almeno John non l’avrebbe tradito. Ma quanto tempo sarebbe ancora passato prima di voltarsi indietro? Forse un album intero? Quando partirono i violini, e Baba volgeva al termine, trovò il coraggio per ruotare su se stesso, sperando che nulla fosse cambiato, magari un sogno, un incubo, e nulla più. Un ultimo salto, un ultimo FA maggiore e Pete incontrò la verità che cercava di allontanare. Era il 1978, forse novembre. Cercò lo sguardo di un pazzo, gli occhi di un uomo dannato, la mano di un amico sicuro, e … niente di tutto questo. Era tutto vero, Keith era partito per sempre e nessuno avrebbe mai potuto sostituirlo. “Chissà se manca solo a me?”, provò a cantare Pete. Quel palco era un vero inferno e mai più niente sarebbe stato come prima!
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