Provo un pizzico di invidia, lo ammetto, per quella coppia di padre e figlio che sosta davanti all’ingresso della scuola elementare ogni mattina, come me, prima del suono della campanella. Il padre si riconosce perché, da quando è arrivata la brutta stagione, indossa un modello di coppola all’inglese di cui mi sfugge il nome, la stessa che usa Andy Capp, per farvi capire. Nell’insieme non ha propriamente uno stile inglese, sfoggia solo quel berretto che lo distingue dagli altri genitori. Poi anche il figlio ha iniziato a indossarne una identica, stesso colore, solo di taglia diversa. E si assomigliano molto padre e figlio, hanno gli stessi lineamenti un po’ albionici, in effetti, pallidi e rossicci. Vestono lo stesso cappello e sono molto teneri. E sapete perché li invidio? Perché hanno un tratto distintivo che mostra il loro legame, sembrano uno la piccola copia dell’altro. Ora a me non piacerebbe di certo che mia figlia sembrasse la mia versione in miniatura, non sopporto questo genere di leziosità nell’abbigliamento. E poi io vesto tutto di blu scuro con il loden, per esempio, look inadatto per una bimba. Ma io e lei, sono certo, siamo altrettanto uniti. Quando ci avviamo per il vialetto della scuola, per farvi un esempio, ci divertiamo a parlare di insetti, di quella volta in cui mi sono preso una zecca in un bosco e lei mi assilla perché vuole tutti i particolari. O passando per strada nei pressi di un cartellone pubblicitario, quelli appesi ai pali sul marciapiede, io vado da una parte, lei dall’altra e insieme ci facciamo “bù!” quando lo superiamo e ci ricongiungiamo. Sostiamo insieme nella calca mattutina e se non ci sono le amiche del cuore sono io a tenerla per mano. Questo e tanti altri particolari sono il segno di quanto siamo legatissimi, ci mancherebbe, siamo padre e figlia. Ma gli altri lo noteranno come io noto i copricapi altrui? Non vi nascondo che mi piacerebbe avere un indumento comune, un accessorio, un vessillo, una qualsiasi in grado di indicarlo a tutti. Un led luminoso, con una freccia rivolta verso di noi e un testo a scorrimento: io e questa bambina, questa bambina ed io, siamo più o meno la stessa cosa a trentasei anni di differenza.
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