Magazine Cultura

Tanto la rivoluzione non scoppierà…

Creato il 16 settembre 2011 da Maurizio Lorenzi

Tanto la rivoluzione non scoppierà (purtroppo)

Questo il titolo di un libro del 1976 di Carlo Bernari dove si racconta di un intellettuale che voleva cambiare il mondo e che invece diventa un clown a disposizione dei “cumenda” milanesi. Uno scenario che evoca, tristemente, quello attuale descritto da Alberto Liguoro

di Alberto Liguoro

 

“I passaggi decisivi furono: dominio dell’Italia, dominio del Mediterraneo, dell’Europa, del mondo, dell’universo e infine… la rivoluzione”. Questo pungolò gli animi, ma sarebbe forse meglio dire che diede una sferzata da elettroshock ai loro animi.

 

“La rivoluzione?”

“Che rivoluzione?”

“Quale rivoluzione?”

“L’ultima! Come vedete… è ben difficile che ce ne possano essere altre.

Tanto la rivoluzione non scoppierà…
Sui libri non funzionò. Non funzionò nei Paesi industrializzati. Affatto nei Paesi arretrati. Assolutamente nei conflitti di classe, nelle aree urbane o rurali, nelle comunità e nelle caserme. Non generò significativi risultati tra i lavoratori e le fasce sociali inferiori; deboli fiamme lambirono gli animi dei giovani e degli intellettuali, o tanto roventi da annientarli. Questa è in tutte le dimensioni, i tempi, gli spazi, le menti, i cuori, e l’intero universo… di sicuro quello conosciuto. Coinvolge tutti: poveri, ricchi, scienziati, filosofi, religiosi, manovali, borghesi, nobili, proletari, sottoproletari, emarginati e miserabili pianeti, galassie, satelliti, asteroidi, continenti, Paesi, ogni corpo celeste vagante nello spazio ed entità territoriale o extraterritoriale.”

Un vespaio di domande, osservazioni, obiezioni, contestazioni, proteste, intimazioni, consensi, dissensi, dissociazioni, irrisioni, illazioni stava per abbattersi sul malcapitato. Ma…“Silenzio!” impose Ypswitch; questa volta senza nessun bofonchio, ma con sicuro timbro da baritono. “Non so molto. Non vi aspettate gran che.”

Inutilmente gli altri insistevano. Ora si chiudeva a riccio; non era più disposto a continuare.

(da “RUMORE DI PASSI NEI GIARDINI IMPERALI” pag.255/ 256, ed. L’Autore Libri Maremmi – Firenze 2010)

 

Rivoluzione ambigua

La parola RIVOLUZIONE suscita spesso spavento, preoccupazione, inquietudine, ma io dico che possono fare paura uomini e fatti, non certo le parole. Non bisogna mai temere le parole.

Quanti diversi significati vengono dati a questa parola, assolutamente innocui e generalmente graditi? Rivoluzione della moda, dei costumi, dello stile di vita, o semplicemente dell’arredo casalingo, o nell’arte, nella letteratura; perché il senso, il significato primario della parola è RINNOVAMENTO. Certo, ci sono poi le Grandi Rivoluzioni, prima tra tutte la Rivoluzione Francese, attorno alla quale ruota tutta la filosofia esistenziale dell’Occidente moderno, nonché quella Americana. Non mancano casi in cui è presentata come “rivoluzione” quella che, invece, non era altro che repressione, autoritarismo. Il Comunismo “reale”, lo stesso Fascismo, si presentò alla ribalta della politica italiana come “Rivoluzione Fascista” e non diverse sono state le ben note esperienze cilene, greche, argentine, e così via, a riprova, peraltro, e paradossalmente, della carica di positivismo e ottimismo che contiene in sé, la parola. E l’ascesa di Berlusconi non è stata, forse, inizialmente, definita anche “rivoluzione liberale”? Prima di diventare qualcos’altro (ma molto probabilmente era già prima, in embrione, qualcos’altro).

Semmai può parlarsi, a questo punto, di ambiguità del termine. E’ forse per questo che terrorizza? Ma anche qui… l’ambiguità può suscitare sospetto, perplessità, ma non timore.

Dalla Primavera di Praga a Mani Pulite

Pensiamo alla ribellione dell’Ungheria all’oppressione sovietica, alla Primavera di Praga; di recente è generalmente definita “rivoluzione” quella dei popoli nordafricani, della Siria, delle proteste in Iran, sullo sfondo dell’incandescente scenario degli interventi stranieri (ma non dove non c’è bottino, vedi Sudan, Centro Africa, lo stesso Egitto, entrato nel cono d’ombra, anche se permangono fortissime tensioni ecc.), e probabilmente è così, ma in che direzione vanno questi movimenti? Chi lo può dire? E la Cecenia? Che possiamo dire in proposito?

Molti scenari meriterebbero particolare attenzione: Cuba, per esempio, o la “rivoluzione culturale” in Cina, il sollevamento popolare e la sconfitta dell’apartheid in Sud Africa, il groviglio che ancora oggi vede intrecciati in luttuosi destini palestinesi ed israeliani, ed altro ancora, ma non è possibile qui, dove andare oltre non risponderebbe al contesto. Si è parlato di rivoluzione sessuale, s’è detto che l’inchiesta “mani pulite” è stato un fenomeno rivoluzionario, beh… ai posteri l’ardua sentenza.

Nel linguaggio comune, anche in senso ironico, o scherzoso, si usa dire: “ma tu sei un sanculotto”… o “un tupamaro”, ecc.

La rivoluzionaria alternanza

Ma perché questa lunga premessa?

Perché ritengo che i risultati delle recenti elezioni amministrative, in particolare a Napoli e Milano, e l’eccezionale successo referendario con il raggiungimento del quorum e lo sbaraglio inflitto ai “no” siano avvenimenti dalle connotazioni rivoluzionarie, non certo rapportabili ai più blasonati esempi sopra menzionati, ma nel loro piccolo, diciamo, di non poco momento.

Procediamo con ordine:

Sono sempre stato convinto assertore che, in democrazia, i periodi di legislatura vadano portati a termine, piacciano o non piacciano, perché questo vuol dire ALTERNANZA nel senso di più alto valore che si può attribuire a questo termine; e l’alternanza è irrinunciabile caratteristica della democrazia moderna, quella, appunto derivante dalla Rivoluzione Francese, per intenderci.

L’alternanza è assolutamente necessaria, innanzitutto per evitare situazioni di incancrenimento e di affermazione consolidata di sistemi di conduzione della vita pubblica improntati a corruzione, prevaricazione ecc. ma, per dirla con animo meno segnato dall’amarezza e dall’obbrobrio di quello che è significato più di mezzo secolo di monopolio democristiano (a parte la battuta che forse si stava meglio quando si stava peggio), è indispensabile, in modo particolare, perché la storia dei Paesi civili è attraversata da periodi di grande espansione sociale, culturale ed economica dove è l’area di Sinistra che, per sua natura, permette l’ottimizzazione degli obiettivi e dei risultati, e periodi nei quali risponde maggiormente agli interessi generali, la capitalizzazione, l’assestamento delle linee guida, e a questo sovrintende meglio la Destra. Non ritengo neanche che tutto ciò sia necessariamente tipico dei sistemi maggioritari, non mi sento di addottorarmi in preclusioni e indicazioni, in questo ambito; anche nel proporzionale, a parte l’obbrobrio di cui sopra, secondo me irripetibile in quanto non credo che, ancora una volta saremo capaci di infilarci in quella che poi ne è stata la matrice, e cioè una guerra mondiale disastrosa, un proporzionale con una concorrenzialità centrista, diciamo così, potrebbe ugualmente garantire l’alternata rappresentanza di tutti i cittadini, le idee, i modi di intendere la conduzione della vita pubblica e il futuro, a tutto vantaggio della forte affermazione delle regole della Democrazia, dello sviluppo fisiologico della democrazia stessa e, in definitiva, del Bene Pubblico.

Maggioranza e opposizione

Questo significa una maggioranza e una opposizione che si confrontano e si rivolgono reciprocamente critiche costruttive, ovviamente, non che si delegittimano l’un l’altra continuamente.

Si governa anche con l’opposizione, si diceva una volta. Quindi fanno bene Zapatero, Obama, di recente particolarmente sotto pressione, Cameron o lo stesso Sarkozy (lasciando qui in santa pace le navicelle “Grecia” e “Portogallo” che viaggiano ormai in un Mondo parallelo), che, giunti a bassi livelli di consenso, sottolineati da perdita di campagne locali, scandali, leggi particolarmente onerose e pertanto impopolari, si confermano come presidenti, continuando nel loro incarico finché nuove elezioni politiche non facciano, eventualmente, emergere diverse volontà dell’elettorato; e fa bene Berlusconi a restare nel suo ruolo di Premier, a norma dei principi dello Stato e della Costituzione, non intaccato dalle recenti perdite a cui ho fatto cenno.

Unica eccezione a questa regola, secondo me sacrosanta (questa sì) è la sfiducia parlamentare e la constatata impossibilità di esprimere un nuovo Governo; in tal caso si chiude, per forza maggiore, la legislatura prima della sua naturale scadenza. Anche questo è fisiologico al sistema democratico.

In ogni altro caso, ci saranno i pro e i contro, ma tutto deve continuare senza scossoni, crolli, azzeramenti e quant’altro (le Democrazie più forti sono maestre in questo), per stabilire in modo fermo e inconfutabile il principio tratteggiato, che fa bene al Paese, molto più di qualsiasi cambiamento improvviso, propedeutico ad altri cambiamenti improvvisi e così via, verso un degrado sempre più macroscopico e difficilmente recuperabile.

Berlusconi-fair-playTempo di rivoluzione

Se si dovesse concludere che la descritta stabilità calzi, almeno in gran parte, alla situazione italiana, allora… tutto bene, nessuna anomalia, piaccia o non piaccia e a chiunque piaccia o non piaccia. Ma io, personalmente, non vedo questo; secondo me siamo ad una svolta epocale per cui questo è forse il caso in cui, in un modo o nell’altro è assolutamente necessario porre fine a questa legislatura.

Silvio è provato, Scilipoti saltella, si sbraccia, ma l’avanspettacolo non va più di moda da tempo.

Il Berlusconismo/Scilipotismo è finito. Non c’è legge, provvedimento, codicillo che passi più nelle commissioni o nelle aule parlamentari a meno che, e non sempre, non venga massacrato e stravolto, e nessuno se ne assume più la paternità, il che è costato, tra l’altro, recentemente (situazione proprio calda calda) la caduta in disgrazia, nientedimeno che del pupillo, anzi di tutte e due le pupille, il parallasse di Berlusconi, l’infallibile Tremonti! Ma anche lui, alla fine, avrà bisogno di aiuto, o avrà bisogno di aiuto (anzi ne ha certamente bisogno) la stabilità, o quel che resta della stabilità dell’economia di fronte alla speculazione straniera (ma anche interna), e tutto si ricompatterà? Boh!

C’è da dire che da tutto questo, attualmente, pochi traggono vantaggi e molti solo svantaggi. Ed ecco che ritorna acconcio il discorso sulla “rivoluzione” che si faceva in premessa, perché questa chiusura anticipata della legislatura, al di fuori delle regole generali, secondo me, è necessaria, è un “atto dovuto” e come tale, nonché come eccezione alle normali regole, è bene ripeterlo, sarebbe un evento assolutamente rivoluzionario. La “rivoluzione”, quando è vero rinnovamento, è un “atto dovuto” di fronte al popolo, di fronte al futuro delle giovani generazioni e di fronte alla Storia.

Il prezzo della stabilità

Ma perché dico questo?

Il Governo non ha forse la maggioranza in Parlamento?

Beh… a mio avviso no! C’è mercimonio di voti, ma è cosa ben diversa. I voti mercenari fanno male al popolo, come i soldati mercenari; questi ultimi al corpo, d’accordo, è ben altro sì, ma i primi alla mente, e non è da poco. Sarebbe peraltro vano credere che poi, alla fine, il “sistema” tiene, al riparo di quel che costano i mercenari. Non è così; il sistema non tiene, non può, ai livelli di strapotere economico di un Berlusconi, perché quali che siano i costi, egli è in grado di farvi fronte, in quanto ha possibilità di rifarsi e, alla fine, il suo costo è ZERO.

Mettiamo, che so, un esborso 10 milioni di € (non parliamo certo dei milioni della “famosa” sentenza. Incidentalmente a tal proposito, come è vero che tutto è relativo. 200 milioni circa di € di “sconto” in questo caso, sembrano noccioline), che significa, tanto per fare un esempio, in termini di pubblicità? Un aumento di 10 cent. al minuto per contratto? Del che il cliente manco si accorge, anche perché, a sua volta, riversa il tutto sul consumatore finale che, ancora a sua volta, ingrovigliato nel ginepraio generale, manco se ne accorge.

Chi ha visto il film di Michael Moore, “Capitalism a love story”? Per questo è gravissimo che le cariatidi della “vecchia” Sinistra non affrontarono, a suo tempo, il tema, di decisiva importanza nei Paesi Occidentali, fortemente improntati al Capitalismo, del conflitto di interessi, permettendo e favorendo così il Berlusconismo. Ma che dire? La potenza del danaro ha margini ancora inesplorati e tutto costa. Il rimessaggio delle barche costa, le scarpe buone costano, e perché i massaggi come Dio comanda no?

Molti addetti ai lavori, chiamiamoli così, sono soliti dire, ancora oggi, a proposito delle forze democratiche, divise su molti punti, che tuttavia cercano di fare corpo comune contro il Berlusconismo, “quale è il collante che le tiene unite? L’antiberlusconismo? Un po’ poco.”

Un po’ poco? Allora siamo davvero su un altro Pianeta.

Economia e Borsa

E tutto il resto?

Non si sa da dove cominciare: l’economia italiana nella bufera, sui mercati internazionali è oggetto di saccheggio; il “venerdì nero”? Secondo il parere di quasi tutti gli osservatori non è stato che l’inizio di un baratro senza fine, e il successivo “lunedì nerissimo” sembrerebbe proprio dargli ragione (titoloni sui giornali, facce scure, ma avete notato? Già toni un po’ più assuefatti, si fa riferimento all’effetto mix speculazione più panico, si richiamano i non certo brillanti risultati delle altre Borse europee ecc.); il che significa mutui alle stelle, prezzi alle stelle, qualità della vita… alle stalle! E’ stata peraltro buttata acqua sulle fiamme, in seguito, e quindi, per il momento, sia pure al cardiopalma, se ne esce (la zizzinella della vacca rende ancora, per darle il colpo alla testa subito, meglio rimandare). In tutto questo che cosa dice il ministro parafulmine e punto di riferimento di quanto sopra, riferendosi ai propri alleati, non all’esterno? “Non mi faranno fare la fine di Boffo”, si riferiva, probabilmente ai primi passi mossi da “Il Giornale”, una specie di revival; è grave, molto grave (non voglio tirarla troppo per le lunghe, per chi volesse rinfrescarsi la memoria, o saperne di più, anche sul coinvolgimento del Capo del Governo, basta cercare su Wikipedia la voce “Dino Boffo”). Registriamo il crollo del 3,50% della Borsa di Milano, rispetto allo 0/1,qualcosa delle altre borse e il successivo 4% circa, che dire? Siamo in presenza, in proporzione e fatte le dovute differenze, di qualcosa di simile ad un terremoto dieci volte superiore a quello di L’Aquila, la perdita di un corpo d’armata in guerra, se fatto riferimento (essendo qui l’11 luglio) all’11 settembre dei bond a Piazza Affari, lo smarrimento di una Nazione, come un asteroide nell’Universo. I mondi paralleli di Grecia e Portogallo (ma Irlanda e Spagna sono a stretto contatto) sono alle porte; benzina alle stelle, si legge sui giornali, i risparmi degli italiani fortemente corrosi (c’è anche chi ci guadagna, come recenti avvenimenti e risate telefoniche raggelanti hanno dimostrato). Ci salviamo, forse, perché c’è una grossa fetta dell’economia e del potere politico in mano alla malavita organizzata? Perché una grossa fetta, la più alta d’Europa, dell’attività economica è “in nero”? Ma così ci salviamo o ci perdiamo definitivamente?

Detto questo, occorre però… stare anche bene attenti ad un certo terrorismo mediatico che, per vari e, in gran parte occulti motivi, si è rapidamente diffuso su tutta la situazione.

Il volto di Mentana, l’altra sera, durante il suo (ottimo) TG, lasciava quasi trasparire che ci stava lui, in prima persona, rimettendo qualcosa di tasca (magari è così). La crisi che sta per abbattersi sugli U.S.A. (4 milioni di miliardi di dollari come si scrive?), in proporzione, che cos’è? Cento volte il terremoto di L’Aquila? La perdita di 10 corpi d’armata? Uno tsunami 10 volte superiore a quello del Giappone o dell’Oceano Indiano nel 2004? Eppure c’è molto più controllo, nervi saldi, tenuta d’insieme.

Disastro italiano

E’ (blandamente) in discussione la sopravvivenza stessa dell’Euro, ma nessuno sembra preoccuparsene più di tanto.

Nel disastro generale noi tendiamo ad essere tra i più disastrati; nelle previsioni visionarie e pessimiste (piuttosto eccessive a dire il vero) di chi vede, in tempi più o meno prossimi, l’intero Occidente ridotto in schiavitù, noi saremo tra gli schiavi minori, quelli che non siedono nelle immediate vicinanze dei padroni. E allora? Non possiamo capovolgere l’Universo, ma fare un passo alla volta per non arrenderci sì.

Partiamo da ciò che è possibile.

Bisogna varare la “manovra”? Bene, lo si faccia, tutti d’accordo e al più presto. Secondo me si farà e l’operazione riuscirà. Gli Italiani compatti difenderanno il Paese dalla speculazione, mentre Berlusconi si fa fare le iniezioni da Scapagnini e Bossi fuma un sigaro dietro l’altro, proprio come i Francesi male in arnese e sbandati difesero vittoriosamente la Francia dagli invasori, nel 1792; certo ci saranno morti e feriti, il meno possibile si spera e con le conseguenze meno gravose possibili, ma, non vorrei apparire cinico, parliamo di morti e feriti nei portafogli, e mentre ne parliamo, non dimentichiamoci dei tempi e dei luoghi dove ci sono morti e feriti nella vita.

Ora c’è da pensare alla “manovra”, tutto il resto viene dopo, diciamo che è la coscienza nazionale che lo vuole, ok… ma non può farsi a meno di dare un’occhiata al “dopo”. Lasciamo stare il turbinio di critiche, proteste, scioperi che incombe sulle ingiustizie di metodo e di merito della “manovra” stessa, soprattutto per come sono rimasti intatti i privilegi di casta, con totale disprezzo dei segnali elettorali, eppure sarebbe stata (mi viene da ridere mentre lo scrivo) la grande occasione, ma ciò che è ignobile e insopportabile è che contemporaneamente dilagano inchieste che mettono in luce come, in barba a crisi, speculatori, richieste di gravi sacrifici, disoccupazione e quant’altro, enormi fette della nostra classe politica e, in particolare quelli più vicini proprio agli autori della “manovra”, ingrassavano come satrapi le proprie sostanze con affari illeciti.

Questo è male, molto male, e delinea come non è umanamente prevedibile un “dopo” in tranquilla continuità con il “prima” come se nulla fosse.

Già questo è tanto, ma non è solo questo.

La rivoluzione surreale

Su tutti gli altri fronti le cose non vanno meglio, anzi di male in peggio: Non so: sentir dire “la sentenza sul lodo Mondadori è ingiusta perché è vero che Berlusconi corruppe uno dei giudici, ma i giudici erano tre, quindi c’erano comunque gli altri due; nessuna irregolarità!” che cosa è? E’ surreale? E’ una specie di arte, una performance surrealista? E’ una sottolineatura del “si salvi chi può”?

E l’”arte” di Calderoli? E’ “di traverso” o non è di traverso nelle missioni militari? A Pontida sì, a Roma no (non tanto)… ma si può decidere NATO o non NATO? Napolitano dice di no, ma chi sorprende tutti è l’altro artista, il Presidente del “fare”, mister “Ghe pensi mi”: lui non voleva mandare i soldati in Libia (qui ci possiamo credere visto il sodalizio merendero con Gheddafi), ma “nientepopodimeno” (come si diceva una volta), l’hanno “costretto”: Il Capo dello Stato, i vertici della NATO e dell’ONU, e il Parlamento Italiano (mj cojoni! Sempre come si diceva una volta, e ancora oggi si dice, da parte di qualche spiritoso vignettista).

Tremonti (a quanto pare parcheggiato, questa volta lui, nel ruolo di nemico pubblico n.1) non ha portato il codicillo salva-Fininvest al Consiglio dei Ministri perché dava per scontata la sua unanime approvazione? (Visto come l’ha detto il nostro Premier? Con voce calda e coinvolgente, che ti fa capire come chi non la pensa così o è “cretino” – in buona compagnia – o è in mala fede) E Calderoli? E Bossi? Lo sapevano, proprio perché è una norma “sacrosanta”. Ma i due sbraitano di non saperne niente. Subito dopo, però, tacciono. Gli ordini di scuderia sono ordini di scuderia!

Professioni e separazioni

E della mancata abolizione delle Provincie nessuno sa niente, come Brunetta non sa niente di che cosa si dice di lui dalle parti del solito Tremonti, tra l’altro senza neanche mettersi la mano davanti alla bocca, come è stato fatto notare (è, quindi, decisamente lui quello che si è messo di traverso). C’è chi si paragona a Leonardo mentre dipinge la Gioconda, e, nella palude dei pennivendoli, chi glielo lascia passare.

Le professioni che richiedono una particolare specializzazione si praticheranno senza fare più neanche un esame? E i giudici? Che fine ha fatto la separazione delle carriere? E la corretta (non quella selvaggia in via di attuazione) e sacrosanta (senza virgolette) liberalizzazione delle professioni? Partendo dai notai, per esempio, e non già da benzinai e tassisti. Le motivazioni dei provvedimenti, le riforme procedurali… tutto a puttane? Si può dire senza arrecare oltraggio alla Corte? Ma tanto chi se ne accorge? Ormai la nostra è, sempre di più, una Giustizia senza regole e senza meriti. Arrogante e invasiva nei fatti rilevanti e al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica (in questo ha ragione il Gran Capo, senza peraltro essere in grado di fare nulla di serio per ovviarvi, del resto anche Luigi XVI aveva ragione in qualcosa, non credo che tutto quello che facesse o dicesse fosse uno sproposito), lenta più di una lumaca (quando si parla delle lungaggini nella Giustizia civile, penale o amministrativa che sia, il termine generalmente in voga è “tempi biblici”) e inconcludente su tutte le altre questioni. Il modo sciatto e approssimativo con cui essa viene amministrata in Italia, è sotto gli occhi di tutti; un eterno scaricabarile infarcito di abusi. A puttane (pardon “escort”) anche questo? Non così il cd. “tentativo di conciliazione” dissuasivo rispetto a quello che è, o dovrebbe essere, il pilastro portante della Giustizia, in sintesi “ci sarà pure un Giudice a Berlino!”. Ora: “ci sarà pure un (costosissimo) mediatore a zonzo per l’Italia!”.

I giudici tributari, in controtendenza rispetto alle aspettative e ai risultati ottenuti, declassati a succubi dell’Amministrazione Finanziaria, a danno, con palese evidenza, dei contribuenti, per di più con l’esclusione di professionisti preparati ed esperti dalle Commissioni, mentre nel contempo, in contro-controtendenza spunta fuori una specie di minicondono, per cui le “piccole” pratiche, diciamo così, vengono rinviate in previsione di accordi con l’Agenzia delle Entrate. Questa, nella sostanza, è una specie di benevolenza pelosa: che vuoi fare piccolo contribuente? Ti conviene metterti di “traverso”?

Salvate il soldato Rossi

Abbiamo soldati che muoiono in giro per il Mondo, qua e là, l’ultimo proprio ora ora in Afghanistan, no, non di qualche giorno fa, questo è un altro, il caporal maggiore Roberto Marchini, martedì 12 luglio, notizie, ahimé, ormai declassate, come si è visto in televisione e sui giornali! E, in contestualità, soldatesse assoggettate a molestie sessuali da parte dei superiori, all’interno delle caserme! Sssttt… tutto sotto silenzio. Innanzitutto occhio al morale delle truppe e delle Forze dell’Ordine! Già il morale… messo sempre più a dura prova.

La rivoluzione ipocrita

Lasciando perdere i colpiti da ordini di cattura che plaudono al “Partito degli Onesti”(una strana espressione se l’onestà intellettuale nei partiti, almeno in linea di principio, dovrebbe essere data per scontata e non un ambito e difficile traguardo come sembrerebbe) che svolge il gravoso compito di parargli il culo, i Lele, i Fede, le Bunga, le Olgettine e le Vajasse, i Milanese (o i più modesti Brancher), che fine hanno fatto i grandi progetti? Intanto tagli indiscriminati a sanità, pensioni, ministeri, enti locali, tagli pesanti alla vita stessa del Paese, ma non si toccano gli scandalosi vitalizi, e i costi faraonici della Politica, e, nel contempo si “minaccia” e si “ritratta” contemporaneamente, di portare 3 o 4 Ministeri a… Monza? Milano? Torino? (A Napoli non più, per “punire” i demagistrisiani, da sommergere, per sovrapprezzo di monnezza) Ma Alemanno e Polverini si mettono “di traverso” (una parola anche questa, non tanto nuova, ma oggi molto di moda).

Calderoli anzi “apre” già i suoi ministeri. Ma che cos’è questo (oltre che una comica alla Ridolini) se non gettare fumo negli occhi alla gente? Allora che concludere? Sono ben diversi i vincoli che tengono uniti i nostri governanti? Noi non lo sapremo mai.

Il vate Bisignani

Ormai accade di tutto, ma nulla più è decisivo: Ministri, generali, plenipotenziari e giornalisti devono chiedere il permesso ad un tale sig. Pincopallo Bisignani prima di aprire bocca.

Non passa giorno che qualcuno dei big della politica e dell’alta amministrazione, anche finanziaria, italiana non venga inquisito o arrestato, in modo meno eclatante dell’epoca di “tangentopoli”, ma più continuativo e diffuso, più di fondo, diciamo. I “calciopoli”, “vallettopoli” e “quant’altropoli”, e le “P” (sapete a che cosa mi riferisco, metteteci voi il numero) si sprecano.

Trasmissioni televisive RAI (le altre… ognuno in casa sua fa quello che vuole, è come le bande armate nel Medio Evo, da cui un po’ si distingue solo La7)? Sono in auge solo quelle edulcorate e filogovernative, noiosissime (Soviet docet), costosissime, salvo qualche sparuta eccezione su RAI 3, con scarsa pubblicità (tanto il canone lo paghiamo noi). Il Presidente americano è stato informato che un golpe di magistrati ha instaurato una dittatura giudiziaria in Italia, sono già pronti i Marines e la C.I.A. ad intervenire, ma aspettano, codardi! marmittoni! felloni! Beh… hanno altro a cui pensare adesso. Marco Giacinto è da 75 (!) giorni in sciopero della fame; suicidarsi lui perché i detenuti non si suicidino? Ma chi volete che se lo fili? L’intero Sudan è sotto massacro e nessuno se lo fila! Figuriamoci. Anche qui, alla fine, solo fumo negli occhi.

I boss della ‘ndrangheta, intanto, si riuniscono in un bar frequentato da ministri e parlamentari, proprio di fronte a Palazzo Chigi, c’è il morto ammazzato della Magliana la cui compagna si scopre essere una addetta stampa del Capo del Governo, c’è il Generale della Guardia di Finanza che comunica telefonicamente segreti d’ufficio al Premier, c’è il caso dell’onorevole incriminato di associazione a delinquere e corruzione, che “dà” una casa a Roma al Ministro dell’Economia, apparentemente presa in affitto da una Confraternita Religiosa (ah… la Chiesa! La Chiesa!). Il caso del “povero” Scajola fa ridere a ‘sto punto. E che avrà rubato? Una manciata di caramelle?

Qui si parla di svariati milioni, milioni e milioni. Se crolla l’economia, a questi qua “non gliene potrebbe frega’ de meno” come si suol dire, non ce la farebbero comunque a spendere i milioni accumulati, aggiungendoci anche gli stravizi parentali; forse appena qualcosina se ci saranno da pagare le parcelle legali.

Dalla subdemocrazia alla subeconomia

Ma quello che più colpisce è la sensazione di un generale “rinvio” (il che la dice lunga sullo stato d’animo di tutti), a settembre (settembre è da sempre il mese dei rinvii) per ogni decisione sulla sorte delle professioni intellettuali, sulla nuova disciplina del diritto d’autore e di internet, all’anno prossimo per i processi tributari, al 2013-2014 per ingozzarsi e digerire il grosso della manovra economica pesante come un macigno, sempre che nel frattempo non occorra una manovra ancora più pesante, o meglio, mi correggo, sempre che esista ancora l’Europa Unita, ma restiamo più (tragicamente) terra-terra, sempre che esistiamo ancora noi come soggetti capaci di creare ricchezza, e non siamo ridotti a zombi che si trascinano in una subeconomia, e quindi subdemocrazia, subcultura e così via… persino il Rubygate è rinviato a settembre, ma che dico… persino la decisione dei probiviri dell’Associazione Nazionale Magistrati sull’espulsione dell’impresentabile Alfonso Papa “slitta” a settembre… ma, come dicevo, non si sa se arriveremo a settembre, all’anno prossimo, ecc. Anzi, dico meglio: ci arriveremo, certo, ma nessuno sa chi ci arriverà e in che condizioni; al biennio 2013-2014 poi, meglio neanche pensarci lontanamente, altrimenti addio belle vacanze! Da godersi; e le successive? Boh!

A questo siamo arrivati! A questo ci hanno portato i nostri attuali governanti, sì, ma anche quelli che hanno governato precedentemente non riuscendo a prevedere, o cambiare o, addirittura, mettendosi sullo stesso piano, giacché non è credibile che l’asse di equilibrio si sia inclinato tutto in una volta, ed oggi ancora non riuscendo a porre rimedio con decisione, con fermezza e con la necessaria responsabilità a qualcosa che somiglia sempre più ad un finale: la fine di progetti, di speranze, di aspettative sulla base di un patrimonio ideale proveniente dal passato che, comunque, ci appartiene, che, inesorabilmente, sembra avvicinarsi.

Altro che il coro del Nabucco! Il Giardino dei ciliegi di Čechov si addice ai nostri odierni panorami.

Piove, governo ladro?

Il degrado non risparmia, ovviamente, neanche la struttura naturale e architettonica del nostro Paese. Occorrerebbe tenere di più d’occhio gli strumenti! Basta un temporale, una raffica di vento, un minimo smottamento ed ecco che crolla, sempre “imprevedibilmente” e catastroficamente tutto: terrapieni, costoni, cornicioni, con danni enormi, o stratosferici, quando non deraglia un treno carico di liquidi esplosivi, senza che mai si riescano ad individuare le responsabilità. E’ evidente che non possiamo sempre prendercela con gli Dei dell’Olimpo (come un nostro governante, attualmente un po’ in sordina, sistematicamente e tatticamente pretendeva); c’è qualcosa che non va nelle leggi o nell’applicazione di esse, o forse in tutte e due.

I nickname delle leggi

Le leggi… ah! Le leggi… ormai non si sa più che cosa siano. La “bavaglio”, l’”ammazzaprocessi”, la “salvapremier”, ma che roba è? Non può parlarsi neanche più di leggi ad personam, o ad aziendam, ma, a ‘sto punto, “ad capocchiam”; in uno stesso provvedimento governativo, decreto legge o disegno di legge (immancabilmente approvato per “fiducia”, quindi senza mai uno straccio di discussione in Parlamento, organo quindi sempre più “inutile”, dai costi assolutamente proibitivi, e assolutamente non funzionale a questo sistema), ci sono mille cose inconcludenti e svariate, dall’orario di apertura dei negozi in alcune città, alle auto blu, alle pensioni, alla durata dei contratti, o… appunto… al pagamento dei risarcimenti, tutto insieme, tutto mischiato, un articolo dietro l’altro, quando non è un articolo dentro l’altro col cocktail dei commi numerati e quelli bis, ter, quater, poco ci manca che si arrivi all’infinito; anche per gli addetti ai lavori è difficile capirci qualcosa, perché così ha da essere, così capisce solo chi deve capire.

La corte dei miracoli

Siamo in un marasma senza né capo né coda, una specie di grande prateria di sabbie mobili.

Il Premier stesso se ne è accorto e dichiara, per allentare la mordacchia, che non si ricandiderà nel 2013, così cala la tensione e la crocchia prende respiro (almeno nelle intenzioni) fino al 2013 (mitico traguardo), allorché… si ricandiderà? Oppure no, ma…. dovrà avere serie assicurazioni che si metterà una pietra sopra tutti i suoi peccati… e semmai che Letta sarà eletto Presidente della Repubblica, sempre che Bisignani non si metterà “di traverso” (ma questo non è essenziale. E’ molto più essenziale la vicenda lodo Mondadori).

In tal caso, pare, metterebbe su un complesso musicale con Claudio Baglioni (“Le Cariatidi”?), idea non peregrina, soprattutto se deve rifarsi del maxirisarcimento. E’ come quando cade un pezzo di cornicione di uno stabile e tutto il condominio ne parla fitto fitto per un mese; in seguito c’è una piccola scossa, cadono cornicioni e balconi, e va a finire che se ne fa appena appena cenno incontrandosi per le scale perché l’abnormità dell’accaduto, paradossalmente lo mette in non cale, lo rende non più commentabile.

Mentre tutto crolla, la Commissione incaricata della Camera si attarda nel trattare col freno tirato (“tempi biblici” appunto, oltre che inutili, si intravede già la solita fuffa) il caso di un figuro come l’ex magistrato Papa che addirittura fa anche, a tempo perso, il ricettatore di Rolex scippati, o dell’ineffabile (è il vocabolo adatto, pensateci) Milanese, le cassette di sicurezza in banca, poi… e qui si tratta di che cosa? Di un gravissimo attentato alla sicurezza nazionale? In linea generale tutto ciò non ha nessuna concretezza, tutti sbadigliano annoiati sui NO; e il SI’ non ha più suono (il nostro era, una volta il Paese dove il “sì” suona, ora è sordo), non sposta più di tanto la comune percezione di Corte dei Miracoli; e poi comunque dovrà pronunziarsi il plenum , quando? A Settembre? Tanto per cambiare. I Giudici Tributari si attardano a scioperare per chiedere uno status giuridico più forte e aumenti delle retribuzioni di fronte all’annunciato “licenziamento” di tutti; il Consiglio Nazionale Forense si attarda ad indire scioperi ed agitazioni per ottenere una maggiore attenzione e qualificazione della professione forense, di fronte ad un Governo che intende, viceversa, annullare questa ed altre professioni, proclamando tutti abilitati, laurea in mano (almeno questo), in un amen, “todos caballeros”.

Caspita! Persino nel film “Mio cugino Vincenzo” tutto da ridere, era richiesto uno straccio di iscrizione ad un albo professionale per Joe Pesci, l’avvocato difensore.

Rivoluzione terapeutica

Che cosa ci attende, in definitiva?

18 mesi, fino alla naturale scadenza di questa legislatura, di crolli continui; come un terremoto che si protragga ininterrottamente per… 18 ore?

Sacrificare il tetto della casa per tenere in piedi la facciata?

Dimenticare tutto, addormentarci, e lasciarci andare alla deriva, attendendo che la faccia di Mentana, polena della grande nave contenente le crisi economiche e i disastri del Mondo intero, ineluttabilmente, ci affondi senza menzione, come i barconi dei clandestini nello stretto di Sicilia?

E’ possibile questo? Io dico di no.

Il sistema sta collassando e qui bisogna stare molto attenti, ma non starsene a guardare. Questo è un caso eccezionale rispetto al normale decorso dei tempi della democrazia, come dicevo, ed ecco che ritorna il discorso della RIVOLUZIONE. Se cade il Governo crolla l’Italia, è una vecchia solfa, alla quale potrebbe contrapporsi: se regge il Governo si rinvia il crollo dell’Italia, che quindi sarà più catastrofico.

Ma già il senso di liberazione farebbe fare al Paese un balzo in avanti di proporzioni gigantesche, secondo me.

Del resto, anche quando cadde il muro di Berlino, da cui tutto ha avuto inizio, non ci furono i soliti corvi che pronosticarono un contraccolpo mortale per l’economia, sia per la Germania dell’Ovest, sia, per quel poco che contava, della Germania dell’Est? E invece…

D’altronde non crollò, forse, la Francia dal 1789 in poi, nel breve periodo, ma poi? La Grande Francia.

Rivoluzionaria democrazia

Ma in che consiste questa rivoluzione? (Come chiederebbero gli interlocutori di Ypswitch nel mio romanzo di fantascienza ma non – più – troppo: “Rumore di passi nei Giardini Imperiali”, di cui ho fatto cenno in premessa).

“Non so molto. Non vi aspettate gran che.” Risponderebbe Ypswitch (vecchio scienziato).

Eh! Che cosa si può dire, in realtà?

Ben poco:

Nel rivoluzionario film di Michael Moore al quale ho fatto cenno, quale è l’antidoto al Capitalismo maturo, evolutosi come affarismo, cinismo, deviazione totalitaria? Forse il Socialismo? Il Militarismo? Il Comunismo? Lo spauracchio della recessione? No! Niente di tutto questo: semplicemente la Democrazia, la vera Democrazia. Questa si deve finalmente affermare, se non una volta per sempre, perché il futuro è sempre in mano agli Dei (un po’ di ragione c’è sempre, anche nelle parole che non condividi), almeno per lunghissimo, lunghissimo tempo.

Attenzione ai pescecani d’Oltralpe, d’Oltreoceano e alle tensioni interne, alle derive autoritarie e alle tentazioni delle scorciatoie personalistiche, alle deviazioni terroristiche in tutte le salse. Volti nuovi, volti nuovi, volti nuovi, via, via, via tutte le cariatidi alle quali ho accennato!

Cose nuove, in primis abolizione della “porcellum”, inventarsi chi, oggi o quando sarà, può avere la possibilità e la forza di cambiarla, giacchè, al momento, non se ne vede ombra, in giro.

Ma guarda un po’, forse di tutto questo, unico fermo baluardo, unica vera garanzia, in fondo, in fondo chi è? Ancora una volta il nostro intramontabile, incrollabile, “vecchio” Napolitano.

Un’altra “cariatide”? Beh, non direi proprio, vista l’autonomia e la fermezza con cui si sta muovendo, facendo tutto ciò che è possibile ed anche oltre, nel suo ruolo istituzionale, a favore del Paese, della sua economia e del suo assetto democratico, a riprova che non è detto che i termini “vecchiezza” e “cariatidaggine” (scusate la licenza neologistica) debbano coincidere; anche se…beh… non è certo “Che” Guevara.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :