Una cosa da notare nei "traslochi di lavoro", le cosiddette relocations, e’ che per quanto la tua azienda ti prometta mari e monti finisci sempre col prendertela nel culo, in un modo o nell’altro, a varie gradazioni di vaselina che va dalla manata abbondante di lube (Australia) a quella un po’ piu’ a secco (Asia in genere), a quella col sabbione (Giappone). Esperienza plurima del sottoscritto, con aziende diverse e situazioni diverse.
A volte ti dicono che ti pagano solo le spese del trasloco (= volo aereo, visto di soggiorno, trasporto mobili, un mese di hotel in attesa che trovi casa). Poi dopo un paio di mesi si ricordano di dirti che in realta’ potevi chiedere il rimborso di tutto (spese prima di partire, cene fuori per un mese che ti sei dovuto pagare, scartoffie, patente nuova, spese di telefono, tutto…). Solo che sono passati mesi, non hai tenuto le ricevute, e peccato, sara’ per la prossima volta.
A volte invece ti dicono che ti danno un’allowance, una somma per il trasloco. Tu devi pagarti tutto, certo, ma alla fine se stai dentro il budget ci guadagni. Solo che poi si dimenticano di dirti che quella somma e’ al lordo delle tasse, ed ecco che magicamente vai fuori budget. E ci perdi. Tantissimo.
A volte nella tua ingenuita’ ti fai il tuo bel foglio excel e alla fine dei conti ti sembra pure che a traslocare ci guadagni. Poi pero’ quando arrivi ti rendi conto che nel nuovo paese trovi prese elettriche diverse, contratto internet diverso, segnale TV diverso, presa dell’antenna diversa, attacco della lavatrice diverso, voltaggio degli elettrodomestici diverso. E bestemmi. Tantissimo.
A volte ti riescono a intortare cosi’ tanto che ti par quasi che a spostarti ci guadagni il doppio, perche’ il costo della vita e’ piu’ basso. Poi arrivi dall’altra parte e si ricordano magicamente che il primo anno devi pagare le tasse dell’anno in corso e di quello dopo. Ma che strano, non gli era venuto in mente di fartelo presente quando stavi negoziando sullo stipendio.
A volte ti riescono a intortare cosi’ tanto che ti par quasi che a spostarti ci guadagni il doppio, perche’ il costo della vita e’ piu’ basso. Poi arrivi dall’altra parte e ti rendi conto che costa meno, si, ma solo se mangi cinese ogni giorno. E il formaggio al supermercato non esiste. E se da buon italiano vuoi mangiarti un po’ di formaggio decente hai due possibilita’: o ti fai rapinare ai deli internazionali, o aspetti i viaggi di lavoro per strafogarti di formaggi alla lounge della business class.
A volte ti dicono quanto vale il lordo e il netto di quello che prenderai nel nuovo paese. Poi dopo un anno si ricordano di dirti che quella tassazione valeva solo per il primo anno, e che dal secondo le tasse aumentano. E tu lo sapevi pure, ma l’avevi scoperto solo a contratto firmato. Ed e’ un anno che bestemmi. Tantissimo.
A volte ti dicono di anticipare i soldi del trasloco, che "quando arrivi ti ripaghiamo tutto". Poi pero’ si dimenticano di inserirti nel sistema e ti ritrovi col culo per terra in attesa che ti diano i soldi, che ti accettino il conto in banca, che ti facciano firmare le carte, che la tipa delle risorse umane che ha le tue carte in un cassetto torni dalle sue cazzo di due settimane ferie. Nel frattempo ti tocca vivere con la carta di credito straniera in paese straniero, con quelle bellissime transazioni internazionali a carico squisitamente tuo.
Morale: se la vostra azienda vi propone di trasferirvi, fate attenzione al risvolto economico della situazione. La mia umile esperienza ti cinque traslochi intercontinentali (alcuni con mobilio) mi ha insegnato che ci sono tranelli nascosti e imprevisti non calcolati, sempre e comunque. E bisogna chiedere ogni dettaglio, confermare ogni punto, ma soprattutto lottare col coltello tra i denti per avere di piu’, perche’ c’e’ sempre qualcosa che "si dimenticano di dirti", e va a finire che poi ci metti mesi a recuperare i soldi perduti.
(ma anche, Morale numero due, ricordiamolo: chi fa un trasferimento internazionale spesso lo fa senza guardare alla perdita del momento ma con la fiducia di guadagnare di piu’ in futuro, e anche in termini di esperienza di vita. Solo che, porcaccia la miseriaccia, da quando ho lasciato l’Italia a due settimane da ogni mio trasloco ho sempre lo stesso identico pensiero: avrei dovuto chiedere di piu’).