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Tanto Tuonò che Piovve

Creato il 18 dicembre 2011 da Pedroelrey

Come molti sapranno è stato annunciato lo sciopero dei giornalai, la serrata delle edicole per il 27-28-29 dicembre prossimi.

Le ragioni della protesta, sintetizzate nel comunicato unitario delle principali sigle sindacali di rappresentanza degli edicolanti,  si basano sulla possibile liberalizzazione della vendita di pubblicazioni editoriali [giornali e periodici] che in base all’articolo 31 potrebbe riguardare i punti vendita, le edicole, unici rimasti dopo la marcia indietro su concessioni autostradali, tassisti e famacisti.

E’ difficile stabilire cosa effettivamente accadrà ma ho deciso di parlarne comunque, sia per rendere giustizia al nome di cui si fregia questo spazio che per fare chiarezza su un tema che gli organi di informazione stanno trattando in maniera, a dir poco, approssimativa e superficiale, limitandosi a pubblicare una sintesi del precitato  comunicato sindacale.

Se dal primo gennaio 2012 alcuni giornali potrebbero chiudere, la situazione delle edicole è di gran lunga peggiore già da tempo.  Negli ultimi anni hanno chiuso circa 8mila punti vendita passando da 38mila a 30mila, riducendosi per oltre un quinto.

Iniziamo subito col dire che questo sciopero, se si farà, è tanto tardivo quanto inutile. A prescindere dalla minaccia di liberizzazione delle licenze almeno 10mila giornalai, quelli esclusivi, quelli cioè che non trattano altre categorie merceologiche [tabacchi, giochi ed altro], hanno ormai il destino segnato, stritolati finanziariamente dai distributori locali che riversano su di loro la necessità di fare cassa inondandoli di pseudo pubblicazioni editoriali in virtù della vetusta ed anacronistica idea che si ha della parità di trattamento.

La convocazione di uno sciopero in questo contesto rischia di essere più strumento di contrattazione nelle mani della FIEG, che forse non a caso in questa circostanza non si è espressa sulla protesta come era avvenuto nelle rarissime occasioni precedenti, per salvare i finanziamenti milionari che lo stato gli elargisce, che non elemento efficace di rivendicazione dei diritti dei peones dell’editoria nostrana.

Il terreno su cui le relazioni di potere operano è principalmente costruito attorno a globale e locale ed è organizzato attorno a reti, non a singole unità. Le reti sono molteplici e le relazioni di potere sono specifiche di ciascuna. Una norma fondamentale di esercizio del potere, comune a tutte le reti, è l’esclusione dalla rete, spiega Manuell Castells. Possibile sintesi dell’abbandono, della colpevole trascuratezza nei confronti della rete di edicole nel nostro Paese.

Avevo già avuto modo di evidenziare la non trascurabile differenza tra liberalizzazione e libertà, sono concetti, credo di poter dire, che restano a distanza di due anni dalla pubblicazione di scottante attualità.  Senza una revisione complessiva del sistema la eventuale liberalizzazione delle edicole sarà solo ulteriore elemento di peggioramento che non apporterà alcun beneficio concreto alla filiera editoriale.

La tendenza a buttare via il bambino con l’acqua sporca, come si suo dire comunemente, era già emersa dal dibattito condotto sul tema all’ International Journalism Festival 2011. Dibattito al quale, nonostante i miei ripetuti inviti, non si erano presentati rappresentanti della distribuzione locale. Tematiche e problematiche che mi pare siano spiegate con sufficiente chiarezza e dettaglio sino al punto di divenire non solo propedeutiche alla risoluzione dei problemi ma addirittura didascaliche.

Quale sia la mia visione sull’edicola del futuro ed il futuro delle edicole mi pare di averlo espresso con chiarezza da tempo. Opinione che complessivamente non ho cambiato.

Credo che all’eventualità di una serrata debbano essere sostituiti, o perlomeno affiancati, strumenti e mezzi di maggior attualità, come dimostra la portata delle proteste degli “indignados” nel mondo occidentale,  che sin ora non sono mai stati sperimentati dai giornalai [e tanto meno dalle loro rappresentanze] spesso rinchiusi su se stessi in gruppi su Facebook che, ahimè, fungono più da “sfogatoio” che non da aggregatore di ri-soluzioni.

Mezzi e strumenti che servono ad attirare l’attenzione sui problemi, spesso sconosciuti ai più nell’opinione pubblica, sintetizzati sin qui, ai quali affiancare la concretezza di soluzioni ed azioni che non hanno più il tempo di essere rinviate oltre.

In tale ipotesi non posso che ribadire, confermare, la mia completa disponibilità già espressa pubblicamente a più riprese, a mettermi a disposizione con le mie competenze di coloro che, finalmente, volessero fare un lavoro serio, degno di questo nome al riguardo.

Tanto Tuonò che Piovve


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