Difficile è oggi definire il tantrismo. Il termine tantra ha molteplici significati e, considerando la sua radice “tan”ovvero estendere, continuare, potremo tradurlo con successione e svolgimento. In questo caso la parola tantrismo rappresenta una estensione o un ulteriore sviluppo degli insegnamenti tradizionali. Il tantra dunque sarebbe “ciò che estende la conoscenza” e viene già applicato in antichi sistemi filosofici e nello yoga, mentre, in seguito, e se ne ignorano le cause, il termine, a partire dal IV secolo d.C., indica un movimento filosofico religioso che diviene, nel tempo, una vera moda.
Il tantrismo, oltre che riscuotere popolarità tra i filosofi e gli asceti, afferma il suo prestigio anche tra i meno addetti ai lavori. In breve tempo la filosofia, la mistica, il rituale di questo movimento definito pan-indiano, pervade il pensiero di varie correnti, dall’induismo,
al buddhismo, allo shivaismo del Kashmir.E’ importante il fatto che il tantrismo si sia sviluppato in due regioni dell’India: alla frontiera con L’Afghanistan e nella zona del Bengala e soprattutto nell’Assam, dove prolunga e modifica il processo di induizzazione cominciato nel periodo post-vedico. Anche se il tantra è lungi dal rigettare l’antica sapienza, esso reagisce contro il ritualismo stereotipato, il semplice speculare, opponendo alla via della contemplazione quella dell’azione, dell’esperienza diretta. La pratica (sadhana) è la sua parola d’ordine.
Il Tantra è il sadhana dell’unione tra principio maschile e materno. Per la prima volta nella storia spirituale dell’India ariana, la Grande Dea acquista una posizione predominante. Nell’induismo la Chakti, “forza cosmica” diviene la Madre divina che alimenta l’Universo e tutte le sue creature. E’ il mistero della donna che incarna la Chakti, la sua riscoperta, la generazione, la fertilità e soprattutto di tutto ciò che è in lei invulnerabile e lontano.La donna incarna il mistero della Creazione e il mistero dell’Essere. Lo Spirito, il Maschio, purusa, è il “grande impotente”, l’immobile, il contemplativo. E’ la Prakrti che genera e nutre. E’ il mistero dell’unione dell’impassibile Shiva con l’ardente Chakti, è la costituzione della coppia divina corrispondente ai due aspetti essenziali di ogni principio cosmico: il dio maschio raffigurandone l’aspetto immutabile e la divinità femminile, invece, l’energia, la potenza; d’altra parte il nome della dea, Chakti, dalla radice cak( essere capace di fare, di agire) vuol dire potenza.
Il culto della Chakti è, nel tantrismo induista e schivaita, il perno, il fulcro della disciplina.. Per il fatto che il pancatattva( rituale segreto) comprende l’uso di bevande inebrianti e di donne, ad esso è stato attribuito un carattere orgiastico e dissoluto il quale, presso il mondo occidentale, è valso a mettere in cattiva luce tutto il tantrismo. Letteralmente pancatattva vuol dire cinque elementi, in riferimento a cinque sostanze da usare e corrispondenti ai cinque grandi elementi del rito: all’uso della donna, corrisponde l’etere; al vino o analoga bevanda inebriante, l’aria; alla carne il fuoco; al pesce l’acqua, infine ad alcuni cereali la terra. Poichè tutti i nomi delle cinque sostanze cominciano con la lettera m, il rituale segreto tantrico è stato denominato anche il rituale“delle cinque m“.
Il rituale tantrico riveste significati diversi seconda del piano nel quale viene praticato ma è certo che si tratti di una sacralizzazione dell’atto sessuale che va vista con un’ottica al di là dello spicciolo moralismo, come, d’altra parte, bisogna andare oltre per le domande che potrebbero nascere spontanee sull’uso delle bevande o della carne.
Si tratta qui della partecipazione di individui scelti, che hanno in sè la capacità e la forza di neutralizzare e contemporaneamente dominare le sostanze nocive, come pure quella di riuscire a vedere la sostanza come causale, attraverso la quale si va oltre se stessi.Il rituale può avere anche un carattere collettivo e quindi l’aspetto di un’ orgia. Esso viene eseguito in un circolo di praticanti costituito da coppie formalizzate o meno; all’interno del cerchio, formato dalle coppie, vi è il signore del circolo,il cakrecvara, con la sua compagna completamente nuda, che, come ogni donna del circolo, corrisponde a Chakti, così la donna nuda è l’immagine della Chakti libera da ogni forma, ossia allo stato elementare.
Non sono noti testi con dettagli sullo sviluppo della cerimonia e, se ci atteniamo al semplice fine spirituale, il quadro è lo stesso di quello considerato per l’amplesso coniugale: ogni uomo incarna il principio Schiva, ogni donna il principio Chakti e la loro unione riproduce quello della coppia divina. L’unione sessuale ha qui un momento liberatore: sospende la dualità e portare, per un istante, al di là della coscienza individuale.
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