La stesura di una Costituzione fondata sul rispetto e l’accettazione delle differenze è “un dovere che non va sacrificato agli scontri politici”. E’ quanto scrivono i vescovi del Tanzania, in merito ai lavori dell’assemblea incaricata di redigere una nuova Carta fondamentale.
Nel corso del dibattito dei mesi scorsi ha prevalso una logica della “polarizzazione” a scapito di “un dialogo rispettoso e onorevole”.
E qui la frecciatina riguarda il Presidente attuale e gli uomini del suo partito.
La preoccupazione è che la Carta tenga assolutamente conto e della realtà continentale e di quella insulare (Zanzibar), avendo dato quest’ultima segnali allarmanti nei mesi passati a proposito di tolleranza religiosa.
La politica spesso utilizza la religione per accendere animosità e creare conflitti e portare morte e questo per i presuli, come per ogni persona di buon senso, non va bene.
Quello tanzaniano finora è sempre stato un popolo laborioso ,serio e pacifico.
Si temono adesso infiltrazioni dall’esterno del fondamentalismo islamico che, come una “mala pianta” prova ad attecchire lì dove trova appena un terreno idoneo (leggi malcontenti popolari).
E che ha dato dimostrazione di sé non solo a Zanzibar, uccidendo, ma anche in alcune città settentrionali del Paese come, per esempio, Arusha, ricorrendo ad attentati nelle chiese.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Nella foto in alto il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar es Salaam.