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Tanzania /La nuova Costituzione e la dignità della donna

Creato il 09 maggio 2013 da Marianna06

 

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Nella nuova Costituzione che il Tanzania sta per darsi a breve si dovrà assolutamente tenere conto dello specifico della condizione femminile e del rispetto di quelli che sono i diritti delle donne.

Senza “se” e senza “ma”. E’ ormai giunto il tempo.

E’ questo quello che è stato esplicitamente scritto, che non è molto, e reso pubblico nel manifesto del Tanzania Gender Networking Programme (Tgnp).

Ed è un discorso molto serio in quanto per la donna nelle società africane, quale che sia il Paese “campione” preso in esame, le cose non sono affatto facili e neanche mai semplici.

Ed è qualcosa che riguarda indifferentemente tanto l’ambiente urbano quanto le campagne.

In Tanzania, poi,  abbiamo anche un retaggio culturale musulmano,specie a Zanzibar ,e non solo, in cui la donna vive necessariamente, proprio per rispettare le antiche tradizioni, una condizione di subalternità quasi spontanea rispetto all’uomo.

 E ciò pur essendo quasi sempre lei quella che lavora di più, per portare avanti la famiglia allargata in assenza del capo-famiglia.

E pure quella che si occupa con grande dignità del decoro della propria abitazione e dell’istruzione dei figli.

La richiesta prioritaria del “manifesto” è perciò lotta indefessa alla discriminazione di genere in modo, dopo gli studi, da consentire alla donna di poter accedere ad un impiego e/o professione al pari dell’uomo.

E questo sottintende il diritto allo studio per le ragazze, quale che sia il contesto di residenza.

 E grazie  alle moderne tecnologie, che consentono l’accesso all’informazione e al sapere anche quando si è distanti logisticamente dalle scuole.

Segue, subito dopo, il mettere fine definitivamente alla pratica delle mutilazioni genitali.

Un retaggio barbaro e inconcepibile ai nostri giorni, oltre che comunque pericoloso per la salute della donna, tanto nell'immediato che nel corso degli anni. 

E, sopratutto, lesivo della dignità della persona.

E, sempre discutendo di dignità, occorre battersi- ricorda e sottolinea il “manifesto”- per punire colui che pratica la violenza di genere sulla donna, approfittando di una posizione di presunta e discutibile supremazia.

Talora all’interno della stessa famiglia  ma più spesso anche fuori dalla cerchia familiare.

E ne conosciamo bene poi le conseguenze in termini di ricadute sulla società stessa e, in particolare,  umanamente e psicologicamente, sulla singola persona.

Incesti e stupri sono, in determinati contesti, all’ordine del giorno.Quasi normalità.

E le vittime quasi sempre sono addirittura delle bambine e/o delle preadolescenti.

La bestia-maschio sotto la spinta di certe pulsioni non pratica troppi distinguo.

Persino la donna avanti negli anni è a rischio nella società africana.

 E un Paese, che vive tutti i giorni, ancora oggi, questo dramma, ad esempio, è la Repubblica Democratica del Congo, nello specifico del Nord-Kivu, dove solo quest’anno questo genere di violenze, a detta di fonti attendibili, sono aumentate nientemeno del 50%.

Infine, sempre il”manifesto” mette l’accento sull’eredità. Delicatissima questione anch’essa.

Specie in contesti rurali la donna africana, e quindi anche la donna tanzaniana, se non eredita dalla famiglia propria o dal marito, in caso di vedovanza, rischia la condizione di mendicità a vita.

Ecco, dunque, la necessità di definire con leggi oneste , e anche presto, questo genere di diritto.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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