Il provvedimento governativo riguarda due quotidiani locali in lingua swahili, il Mwananchi e l’MTanzania, che dovranno sospendere le loro uscite, rispettivamente, il primo per due settimane e, il secondo, per 90 giorni.
Le accuse sono quelle di avere pubblicato notizie di aumenti di stipendio, di cui beneficerebbero esponenti del Governo nonché alcuni articoli, a carattere politico, di natura tendenziosa.
Il problema reale, però, è la contrapposizione di sempre tra il partito maggioritario di Kikwete (Ccm), il partito del presidente, e il Chadema, che rappresenta l’opposizione contestatrice.
E la chiusura di questi due quotidiani è esattamente il segnale che il Cha Cha Mapinduzi teme moltissimo la crescita dell’avversario politico.
E quindi, il Governo, i cui membri sono in maggioranza proprio del Ccm, in un momento di debolezza, non può fare altro che, per bloccare il passo al nemico, ricorrere d’imperio alla censura.
E a poco sono servite le proteste delle organizzazioni dei giornalisti locali o delle società civile in genere o addirittura di un’organizzazione internazionale in difesa dei giornalisti.
Quest'ultima ha ufficialmente fatto presente l’inghippo della riesumazione di una vecchia legge del 1976, la quale consentiva al Governo di poter usufruire di un’ampia discrezionalità.
Medesime tensioni si temono, a breve, anche per la convocazione dell’Assemblea Costituente, prevista a novembre, il cui compito sarà quello di redigere una nuova Carta Fondamentale per il Paese.
Persino in questo caso le critiche dell’opinione pubblica e dei giornali, che dissentono, riguardano le modalità di selezione dei membri costituenti.
Selezioni che avverranno il prossimo 10 ottobre (i tempi stringono) e che includeranno anche membri di Zanzibar, l’isola adiacente le coste, in cui forte è l’opposizione al partito di maggioranza di Kikwete
Insomma Tanzania non è , in esclusiva, come appare dai pieghevoli in carta patinata delle agenzie turistiche,solo sinonimo di “safari mozzafiato”, spiagge di sogno e “resort” di lusso.
E non è neanche in assoluto un Paese di gente povera in canne, che domanda l’ elemosina con la mano tesa. Il tanzaniano è persona paziente e laboriosa. Sa essere dignitosa anche nella povertà.
E il Tanzania d’oggi è un Paese semmai in crescita, dove la gioventù acculturata, quella che è riuscita finalmente a impossessarsi degli strumenti del “sapere”(molti utilizzano internet e redigono pure un blog), esige nei propri contesti e, a ragione, la presenza di una dialettica politica.
E la domanda anche con la protesta, se è necessario.
Per costruire e costruirsi un futuro autenticamente democratico.
E dare un taglio definitivo a quelli che sono stati, e per certi versi lo sono ancora, i dispotismi e/o i paternalismi, frutto di un malinteso e assurdo modo di fare politica, che sono ancora troppo presenti in loco.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)