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Intervista a Gianluca De Rossi Possibile sintetizzare la storia dei TAPROBAN dall’esordio sino ad oggi? Ho fondato il gruppo nel 1996, sulla scia del trionfale ritorno di Emerson Lake & Palmer, gruppo cui ci ispiriamo in particolare per la formazione triangolare tastiere/basso/batteria. Abbiamo sempre prediletto, infatti, le parti strumentali rispetto a quelle cantate. Anche per questo la nostra musica si è sempre sposata bene con una dimensione visiva e cinematografica, già a partire dal nostro primo album “Ogni Pensiero Vola”, ispirato alle statue del Parco dei Mostri di Bomarzo, poi attraverso le tematiche fantascientifiche del secondo lavoro “Outside Nowhere”, infine nei tributi targati Colossus ai “Sette Samurai” di Akira Kurosawa e “C’era una volta il West” di Sergio Leone. Con STRIGMA abbiamo continuato ad approfondire questo connubio tra musica e immagini, addentrandoci in sentieri più macabri e oscuri, come in “Nesia al notturno congresso delle streghe”, ma anche più solari, come l’amore a prima vista tra due sconosciuti che incrociano i loro sguardi attraverso i finestrini di due treni che corrono su binari paralleli ma in direzione opposta (Lo sguardo di Emily). Che tipo di cultura musicale avete alle spalle e quali sono state le vostre passioni più formative? Il Rock Progressivo sinfonico dei Genesis, degli Yes, degli ELP, e i loro epigoni italiani Banco, Orme e PFM; poi il Prog Rock complesso e articolato dei Gentle Giant e dei King Crimson, ma anche quei gruppi che si sono affacciati alla ribalta nella seconda metà degli anni Settanta come Kansas, Rush e UK. Quello che presentate è un concept album all’interno di un lungo percorso, anch’esso legato nei vari step. Di cosa si tratta? Con STRIGMA abbiamo concluso la quadrilogia degli elementi, iniziata nel 2002 con “Ogni pensiero vola”, ispirato alle statue del Bosco di Bomarzo, e quindi alla Terra, poi “Outside Nowhere” (2004), ispirato alle esplorazioni spaziali e quindi all’Aria, e infine “Posidonian Fields” (2006), ispirato agli abissi marini come metafora dell’inconscio, e quindi all’Acqua. Questa volta abbiamo pensato di associare l’elemento del Fuoco alla figura femminile, da cui il titolo STRIGMA, crasi delle due parole latine "strix" (strega) e "stigma" (marchio), cioè: “Il marchio della strega”. Come definiresti la musica che proponete? La definirei una musica “iconografica”, una specie di colonna sonora delle storie che abbiamo in mente, la cui comprensione è spesso affidata esclusivamente ai titoli, che per questo motivo appaiono a volte lunghi e complicati (Il difficile equilibrio tra sorgenti d’energia, Ves Ml’ TaHghach, Nesia al notturno congresso delle streghe, etc.). Il vostro album, STRIGMA, è carico di significati e riflessioni che sono delegati soprattutto alla musica. Diventa fondamentale la “lettura e visione” del CD per entrare in profondità e questo mi porta a chiederti cosa ne pensi dell’attuale modo di “appropriarsi” della musica, senza avere la possibilità/voglia di scendere oltre la superficie. Grazie alle nuove tecnologie, i ragazzi delle nuove generazioni possono scaricare tutta la musica che vogliono, molto spesso però senza conoscere il titolo e il gruppo che stanno ascoltando. Internet ha reso la musica più disponibile per tutti, e questa è una buona cosa, ma si rischia di perdersi in un mare magnum. Noi del gruppo, invece, siamo da sempre collezionisti dei dischi in vinile, la cui copertina, soprattutto negli anni Settanta, era parte integrante della fruizione piena dell’opera. Pensiamo a Nursery Cryme dei Genesis o Thick as a Brick dei Jethro Tull, oppure alle copertine che Roger Dean eseguì per gli Yes, gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Personalmente detesto quando la musica viene usata da “sottofondo” per fare qualcos’altro; la Musica, quella vera, mi piace ascoltarla da solo, quando tutto il mondo resta chiuso fuori... A proposito… parlami della realizzazione dell’art work. Innanzitutto abbiamo cercato di dare un taglio definitivo con lo stile delle copertine dei dischi precedenti, realizzate essenzialmente in computer-grafica con la tecnica del photo-morphing. Abbiamo pensato che tornare ai pennelli e ai colori avrebbe riconsegnato un’immagine più genuina e pura del nostro lavoro, qualcosa che sapesse di antico e di buona fattura. Per questo ci serviva l’opera di un’artista vera, e, per nostra fortuna, abbiamo conosciuto la pittrice Daniela Ventrone, che ha realizzato per noi il dipinto “la Danza delle Fiamme”, penso che meglio di così non si potesse ottenere... Come pubblicizzerete l’album dal vivo? Attraverso uno spettacolo multi-mediale che prevede la proiezione, simultanea alla musica, di una sequenza di immagini fotografiche a tema proiettate sullo sfondo del palco. Basta visitare la nostra pagina web www.taproban.com per avere un’idea del risultato finale... Guardiamo oltre… quale potrebbe essere un prossimo obiettivo, al termine della quadrilogia degli elementi? Recuperare i brani migliori presenti nel secondo e nel terzo album, che ormai sono fuori catalogo, magari risuonandoli ex-novo con la nuova formazione per poi pubblicarli in un album antologico, oppurein un disco dal vivo. Abbiamo in mente anche di realizzare un singolo a 45 giri, in tiratura limitata, di due brani inediti che hanno fatto parte delle sessioni di STRIGMA, ma che non sono presenti nell’album.
I TAPROBAN SONO: Gianluca De Rossi: Keyboards, Flute & Vocals Roberto Vitelli: Bass, Electric Guitar & Bass Pedals Synthesizer Francesco Pandico: Drums & Percussions Track List: Nesia al Notturno Congresso delle Streghe Lo Sguardo di Emily
La Porta nel Buio
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