Prima delle consuete recensioni del film, una piccola considerazione sulla giornata trascorsa. Quest’oggi è stata sicuramente una giornata molto, molto intensa. Per molte ragioni. Innanzitutto è stata una giornata ricca di soddisfazioni, visto che tutti i colleghi che collaborano al blog si sono riuniti in questa giornata particolare a Bologna, per la precisione nella cineteca italiana per eccellenza. Vi chiederete il motivo. Perchè Bologna? La risposta è una, e si chiama pellicola, l’inizio di tutto. Perché la nostra passione per il cinema nasce da lì, dall’invenzione del cinema che per mezzo dei fotogrammi riesce a dare dinamismo e forma all’immagine.
Non si poteva lasciarsi scappare l’occasione di rivedere proprio quel macchinario che vedete nella foto ritornare improvvisamente in vita e rimettere in moto quel processo in grado di creare l’illusione del movimento. L’occasione d’oro riguarda la proiezione in 70mm del film The Hateful Eight di Quentin Tarantino, visibile in questa versione nel capoluogo emiliano, a Melzo (Mi) al Cinema Arcadia e al Teatro 5 di Ciencittà a Roma. Ma perché tutta questa eccitazione per un film, visto che tra meno di una settimana lo stesso film veniva proiettato in tutta Italia nel formato digitale? È difficile spiegare il motivo, ma la ragione è che, non entrando nel merito del film dal punto di vista del contenuto visto che non tutti apprezzano lo stile particolare di Tarantino, questo lavoro è stato concepito per essere fruito in pellicola.
Non si vuole qui entrare nella complessa diatriba se qualitativamente sia meglio l’analogico o se tecnicamente il digitale abbia ormai sorpassato con le nuove tecnologie la vecchia (ma pur sempre affascinante) bobina. C’è chi ormai non nota più la differenza tra i due e c’è chi invece sostiene la netta superiorità del nastro in celluloide. Su una cosa si è certi: la modalità di visione di questo lungometraggio diverge notevolmente da quello che si potrà assistere nelle sale. Per prima cosa si può notare la presenza della Overture che, accompagnata dalle musiche del maestro di Ennio Morricone, ci sta avvisando che il film sta per cominciare, in uno stile quasi teatrale, che vuole già farci immergere nel clima del film. Secondo aspetto è l’intervallo. Una presenza normalissima nei nostri cinema, ma che in questo caso il regista ha voluto che questo fosse impresso addirittura nella pellicola, con ben 12 minuti di nero prima che si senta di nuovo le composizioni di Morricone che segnalano l’inizio del secondo tempo. Terzo e ultimo aspetto è il formato. A differenza del digitale, l’ampiezza del fotogramma ha permesso all’autore di avere una inquadratura più ampia, e di conseguenza di mostrare un’immagine più ricca di dettagli. Senza parlare poi di alcune scene completamente inedite che non si vedranno nella versione DCP. Insomma per chi si trova nei paraggi di queste tre città italiane, non può perdersi questa opportunità di assaporare la rinascita della pellicola.