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Tar/Dream – Festival Internazionale del Film di Roma (Cinema XXI)

Creato il 18 novembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Tar/Dream – Festival Internazionale del Film di Roma (Cinema XXI)

 

Tar

Anno: 2012
Nazionalità: Stati Uniti
Durata: 72′
Regia: AA. VV.

Dream

Anno: 2012
Durata: 1’
Nazionalità: U.K.
Regia: James Franco

 

Interessante visione di Tar, di AA. VV. e Dream, di James Franco, visti nella sezione Cinema XXI. Questa sezione racchiude le nuove correnti del cinema mondiale con opere che esprimono la ridefinizione continua del cinema nel continente visivo contemporaneo. Possono partecipare lungometraggi, medio metraggi e cortometraggi. Dream, cortometraggio di un minuto che ha proceduto la proiezione di Tar è un unico piano sequenza d’immagini brillanti d’ispirazione magrittiana. Una visione che si conclude sul Grand Canyon. Franco ha dichiarato di essersi ispirato ai suoi sogni, esperienze personali e alla fotografia di Gregory Crewdson. Un’opera che evidenzia già il germe di una visione cinematografica ben definita da parte dell’attore statunitense.

Tar, è una jam session collettiva dall’omonima raccolta del poeta americano C.K. Williams vincitore del Premio Pulitzer. Scritto e diretto da dodici registi, il film mette insieme diverse poesie creando un libero itinerario poetico attraverso la vita di Williams, ripercorrendo i diversi stadi della sua memoria. Le immagini nascono dalle parole declamate direttamente da lui, materializzandosi da un passato che torna a galla, stimolate da un dettaglio, per una libera associazione d’idee. Emergono così figure femminili importanti per il poeta: la madre, la bambina, la moglie. Tasselli di un percorso di vita che si mescolano con il presente. I temi che s’intrecciano sono quelli della decadenza umana, della morte e della poesia come unico appiglio salvifico. James Franco che interpreta il poeta, ci regala un’interpretazione intensa e suggestiva. Il racconto del disastro nucleare a Three Mile Island, avvenuto vicino alla casa del poeta, è filmato poi, in modo da farci sentire tutta l’angoscia interiore del protagonista e dei suoi familiari. La scena del cavallo morente nel bosco, come quella della festa psichedelica ci ricordano che la fine è vicina, solo la poesia può resistere alla morte.

Vittorio Zenardi


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