In data 29/06/2010 in Italia succede una cosa molto importante: Marcello Dell’Utri, Senatore attualmente in carica nonché uno dei padri fondatori del partito politico dell’attuale Primo Ministro, viene condannato dalla Corte d’Appello a 7 anni per associazione mafiosa. Giá a questo punto uno straniero potrebbe pensare: “Ma come, era giá stato condannato una volta, non si era dimesso?”. Ecco, no. Probabilmente nessuno glielo aveva chiesto.
Lo stesso giorno per una coincidenza sibillina avviene un altro evento diversamente “giornalistico” (non fatemi dire “importante”, che non lo é), un ex concorrente della casa del Grande Fratello muore a seguito di un incidente paracadutistico.
Ora, entriamo nel cervello (proviamoci) del cittadino italiano medio che apre la pagina del Corriere e si trova le due notizie: la prima, in alto, recita “Mafia: Dell’Utri condannato a 7 anni”, la seconda, poco piú sotto “Pietro Taricone é morto nella notte”.
Io a questo punto vorrei capire cosa scatta nella mente dell’italiano medio per portarlo a spostare il cursore del mouse sulla seconda notizia, leggerla, tornare alla pagina iniziale, cliccare sulla notizia piú sotto “Cristina Plevani: Gli ho voluto bene” (“articolo di approfondimento”, lo si potrebbe chiamare) e leggerla, tornare alla pagina iniziale, cliccare “Pietro Taricone é in fin di vita” (notizia del giorno prima, ma tanto vale cliccare per sapere cosa ci si é persi), infine .. decidere di chiudere il sito del Corriere.
Nel momento in cui scrivo questo post, ad esempio, i tre articoli succitati si trovano al primo, secondo e terzo posto della classifica degli articoli piú letti del Corriere.
Ora, non biasimo l’interesse che una singola persona puó nutrire nei confronti di qualcuno che stima pur senza conoscere, per caritá, sia pur ovvio che ogni giorno muoiono centinaia di persone che non finiscono sul gionale e sia anche se la persona in questione ha ottenuto un fantomatico status di “celebritá senza talento” (io al massimo gli riconosco un tipo di carisma capace di ammaliare forse alcuni elementi dalla dubbia istruzione) .. ma la cosa che mi lascia basíto nonché confuso é il fatto che -alla luce di quanto constatato piú sopra- il cittadino italiano in generale ritiene necessario informarsi piú sul decesso di una star del Grande Fratello che non sulla condanna per mafia di un senatore del proprio paese, se non addirittura solo sul primo e non sul secondo.
Presupponiamo che vi doveste trovare sul lavoro e finiste incastrati in una tipica “conversazione da caffé” con un superiore del quale provate soggezione, ove l’argomento meteo sia giá stato esaurito: non vi sentireste in estremo imbarazzo nel non poter rispondere ad una richiesta di un vostro commento sulla condanna per mafia di un senatore? Come deviereste la conversazione? “No, non mi interesso di politica.. mi interesso peró di Grande Fratello”, o “No, non mi interesso di faccende di mafia.. mi interesso peró di cadute di paracadutisti”, o “No, non mi interesso di condanne.. mi interesso peró di editoriali di Cristina Plevani (La famosa giornalista…)”.
Forse in Italia per queste situazioni non ci sarebbe motivo di vergognarsi, ma non crediate che funzioni cosí ovunque. Prendiamo un caso molto simile avvenuto fuori porta:
In Inghilterra é stato a lungo sotto gli occhi del pubblico il caso della signorina Jade Goody, boriosa starlette lanciata dal Grande Fratello britannico e diventata particolarmente celebre, oltre che per la particolare ignoranza (credeva tra le altre cose che Cambridge fosse un distretto di Londra e che il Portogallo fosse in Spagna) soprattutto per aver insultato un’altra concorrente della casa in toni razzisti, scatenando i commenti negativi dei politici, sfiorando una crisi internazionale, ed ovviamente infiammando gli ascolti del pubblico. Dopo essere stata eletta il quarto peggior personaggio pubblico del Regno Unito la signorina Jade un bel giorno (poeticamente parlando) ha dichiarato al mondo di avere scoperto di avere un cancro al collo dell’utero. Lo stesso é poi entrato in metastasi nei mesi seguenti ed in men che non si dica la “guerriera” si é ritrovata con i giorni contanti. Cosa particolare é che la signorina Goody é rimasta la stessa persona: non si é tolta dalle telecamere un attimo se non proprio verso i fatidici giorni finali, ha rilasciato numerose interviste titolate “E’ vero, sto morendo” e “Ho i giorni contati” che i giornali hanno puntualmente dato in pasto a morbosi cittadini a caccia di gossip, si é sposata ad un mese dalla morte praticamente di fronte alle telecamere, si é fatta fotografare senza capelli, ha raccontato chemioterapie, iniezioni e cure varie .. tutto senza mai perdere l’atteggiamento “da stronza” che l’aveva resa celebre, e questo ha in un certo senso spinto il popolo britannico che l’aveva tanto odiata a rivalutare la propria opinione verso una donna che ha dimostrato di non avere paura dalle morte e che anzi grazie a questo evento ha aiutato molte altre donne a realizzare l’importanza di sottoporsi a regolari controlli medici (aveva dopotutto 27 anni). Tuttavia mai i giornali hanno permesso alle notizie su Jade Goody di uscire dalla colonna titolata “gossip”; le interviste rilasciate dalla stessa potevano trovare spazio soltanto su visite specializzate nel gossip, la cui quintessenza é raggiunta ancora oggi dal magazine “OK!” (praticamente il novella 2000 britannico, non lo linko nemmeno per non sporcarmi le mani). I giornali “d’informazione” dal conto loro non facevano altro che scrivere editoriali di fuoco (non notizie) nei quali condannavano il facile voyeurismo ma ancora una volta senza permettere agli editoriali stessi di interferire con la pagina delle notizie “nazionali”.
Capirete che la vicenda di Jade Goody non ha mai potuto prendere il sopravvento sulla politica interna, i cittadini conoscevano certo le vicende di base ma soltanto approfondendole essi potevano perdersi nei dettagli (come leggere i commenti dei conoscenti o degli altri excoinquilini).
Sui siti italiani questa distinzione non esiste.
A Pietro Taricone é permesso di fare da spalla a Dell’Utri nella prima pagina del Corriere, lasciando che sia il lettore a giudicare la rilevanza della notizia con il proprio interesse e l’importanza che ritiene. Le notizie cosiddette “importanti” non sono per niente separate dalla “fuffa” che anzi spessissimo occupa piú spazio rispetto ad argomenti seri come conflitti internazionali o scandali interni (basti guardare la pagina iniziale di un qualsiasi sito di informazione italiano contro uno britannico)
Inutile che io vada ad ipotizzare che sia questo il problema del disinteresse dell’italiano verso notizie “importanti”, so perfettamente che non é cosí, ma allo stesso modo non posso fare a meno di notare che nemmeno il giornale mostra interesse che il suo lettore si “istruisca”, che capisca la differenza tra ció che é politicamente/amministrativamente importante rispetto al mero “gossip”.. semplicamente dá in pasto al lettore quello che il lettore vuol mangiare. Sono finiti i tempi in cui si diceva “il lavoro del giornalista é fare leggere ai lettori quello che non vogliono leggere”, il giornalismo di inchiesta non é piú richiesto.
La situazione peggiora ulteriormente quando si tratta di articoli “deviati”, cioé pesantemente ritoccati di modo da far dare all’informazione una percezione diversa di quelle che converrebbe se comunicata nella sua forma intera.
Insomma, ancora una volta mi trovo a constatare con amarezza un serio problema italiano di disinformazione (da un lato) e di “educazione all’informazione” (dall’altro) e non vedo soluzioni se non un completo cambiamento di mentalitá che faccia capire quanto é importante per un giornalista informare e per un cittadino essere informato.