
Il punto di vista di Liebesman sulle tartarughe è una visione d'insieme che, a differenza di quel che accadeva in TMNT, non mette nessuna delle quattro creature sotto i riflettori ma tratta il quartetto come corpo unico, tra l'altro senza divagare su approfondimenti superflui (che magari quelli con un Batman li puoi pure fare se ti chiami Nolan, se no, con quattro tartarughe in mano magari anche no). Tutte le digressioni che il film si concede, principalmente sui cattivoni di turno, sono stereotipate e scontate, risulta quindi azzeccata la scelta di guardare in maniera spiccia alla trama e alla spettacolarizzazione. Per il resto non ci sono sorprese ne grandi motivi di interesse nello svolgimento della vicenda, c'è una Megan Fox molto carina nei panni di April O'Neil, piacevole da guardare, forse un pelo meno da veder recitare ma per il tipo di film che è Tartarughe Ninja ci si può pure accontentare, c'è uno Shredder (Tohoru Masamune) che sembra un piccolo Transformers all'apparenza inarrestabile e una Whoopi Goldberg ingrassata oltremisura.

La trama possiamo anche accantonarla e metterla da parte, insomma, i cattivi hanno un piano malvagio da portare a termine che potrebbe mettere a repentaglio molte vite, alle tartarughe questo non piace e cercano di porvi rimedio. Il tutto passa sotto gli occhi della bella giornalista che da principio tutti prendono per pazza e poi bla bla bla bla. Ah, ancora non l'ho detto, le tartarughe si chiamano Donatello, Raffaello, Leonardo e Michelangelo come i più famosi artisti italiani del Rinascimento. Poi cosa? Si, devo dire almeno una volta Cowabunga! e forse citare la pizza (ottima occasione di product placement). C'è altro? No, direi di no.
