Visivamente interessante, ma nel complesso fragile
Prodotto perfettamente in linea con il genere action-adolescenziale, Tartarughe Ninja si rivela un accettabile compromesso, un film nel quale l’approccio moderno nei confronti delle eroiche testuggini newyorkesi elimina un po’ di magica nostalgia.
Il Clan del Piede terrorizza New York. Nessuno riesce a sbarragli la strada, almeno fino a quando quattro tartarughe geneticamente modificate (Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Donatello) non salgono in superficie e scombinano i piani del gruppo terroristico, capitanato da Shredder.
Per quale motivo risultano accattivanti quattro tartarughe ninja giganti, che vivono nella fogna di New York e che hanno come padre (putativo e spirituale) un ratto? Perché la memoria torna indietro ai pomeriggi, dopo scuola, vissuti di fronte alla televisione. E tutto ciò è nostalgia, ricordi di avventure scandite dall’urlo di battaglia kawabonga. E ciò è corollario e parte integrante del film, diretto da Liebesman e prodotto da Michael Bay. Tuttavia pur non aspettandosi niente di diverso da un prodotto avventuroso, fanciullescamente ironico e pregno di sequenze a effetto, Tartarughe Ninja pecca nella caratterizzazione fragile dei quattro protagonisti, nell’inadeguata e rapida presentazione degli stessi (quasi a convincere lo spettatore di non essere di fronte a un primo capitolo) e in una sceneggiatura tanto semplice quanto banale. Manca spesso una profondità caratteriale e quando appare si rivela spesso under 12, probabilmente perché il pubblico da coinvolgere appartiene a una fascia d’età che deve ancora formare la propria sottocultura.
Tuttavia l’impressione generale è quella di aver sprecato uno script in favore del marchio di fabbrica Bay, che nelle ultime stagioni cinematografiche ci ha accompagnato attraverso saghe di robot (dalla morale scontata e dal duello facile) e battaglie navali tra alieni e marinai. Ed è proprio nel momento in cui l’impostazione action e narrativamente farraginosa del Michael d’oltreoceano si fa più invasiva, che Tartarughe Ninja comincia a crollare su se stesso e non basta la comicità di Michelangelo a risollevarlo. Difatti Tartarughe Ninja non viene approcciato nel modo corretto; la modernità e gli effetti speciali (compresa qualche sequenza autocitazionista e duelli all’arma bianca) ingurgitano l’apparato fumettistico, sacrificato sull’altare della computer grafica.
Visivamente interessante (il 3D è poco invasivo e tutto sommato un buon accompagnamento), Tartarughe Ninja è una pellicola deboluccia nella sceneggiatura e nello sviluppo psicologico dei personaggi, si porta appresso un enorme carico di “nostalgia canaglia”, ma si rivela un prodotto che si può definire semplicisticamente “carino”. Purtroppo carino non è un termine che rientra nel vocabolario della critica cinematografica.
Voto: **1/2
Uscita al cinema: 18 settembre 2014