Cari amici e colleghi,
la vicenda che aleggia intorno alla TASI mi ricorda il ritornello di un tormentone di qualche anno fa “ma no, ma sì, ma su, ma dai”, solo che invece di decantare in maniera spensierata l’innamoramento, questa volta tali esclamazioni servirebbero solo a indicare la costante indecisione legata all’imposta. È di ieri lo ‘scontro’ tra governo e comuni, rappresentati dal numero uno dell’Anci, nonché sindaco del comune di Torino, Piero Fassino. In sostanza, la squadra esecutiva, in un primo momento, sembrava essere propensa a concedere la proroga, salvo poi ritrattare nel tardo pomeriggio cedendo alle richieste degli enti locali e lasciando le date originarie del 16 giungo e del 16 dicembre.
Ora, non sta a noi parteggiare per uno o l’altro dei contendenti, le responsabilità potrebbero essere infatti ripartite in misura eguale. E non sono neanche d’accordo con chi propone l’annullamento della norma. Se la tassa c’è, dobbiamo pagarla. Il punto è che vorremmo esser messi nelle condizioni di farlo!!!
La prima scadenza, quella del 16 giugno, si fa sempre più vicina e ancora nulla di certo è giunto nei nostri studi, niente di concreto da poter illustrare ai nostri clienti. Ricordiamo infatti che la norma prevede l’obbligo dei comuni di fissare entro il prossimo 23 maggio le aliquote della ‘nuova’ Tasi, pubblicando le relative delibere online entro il successivo 31 maggio. Ad oggi, ossia a meno di dieci giorni dalla scadenza, la maggioranza dei comuni non ha ancora provveduto né a deliberare né dunque a pubblicare le aliquote. Ora, per i comuni che hanno fatto il loro dovere, si applicheranno le aliquote determinate e pubblicate; per quelli invece che non hanno deliberato si deve applicare una disposizione transitoria, che purtroppo non pervade alcune specifiche situazioni.
A questo punto pertanto i problemi che sorgono sono molti e di non facile risoluzione. Si prenda ad esempio il caso degli immobili affittati: nella fattispecie i comuni dovrebbero fissare una quota di pagamento spettante agli inquilini, che per legge va dal 10 al 30% dell’ammontare complessivo. La difficoltà però si palesa proprio per quei comuni in cui non è stata deliberata l’aliquota da applicare: quale percentuale verrà attribuita agli inquilini? Il dubbio permane! Ennesima domanda che al momento è priva di risposta certa.
Per non parlare di quei pochi comuni che hanno deliberato prevedendo decine e decine di casi, da esaminare attentamente.
A questo punto passiamo alla proroga. Sia bene inteso che posticipare le deadline non è un’esigenza dei commercialisti, sorta da particolari privilegi da attribuire alla categoria! La proroga è necessaria nel pieno rispetto dei contribuenti che vogliono pagare, e non sono neanche messi in condizione di farlo….questo è l’assurdo…non stiamo discutendo del “quanto” ma unicamente che si è impossibilitati a calcolarlo in un tempo troppo breve.
Sia chiaro, io non me la prendo coi comuni! Comprendo le rispettive necessità di ottenere risorse liquide, necessità improcrastinabili. Tuttavia occorre considerare e rispettare le difficoltà dei contribuenti, per cause non certamente imputabili agli stessi e quindi pretendere un pagamento privo di certezze per quel che concerne il mero calcolo dell’importo da versare.
A questo punto, sappiamo tutti che la norma andava fatta meglio. Sarebbe stata opportuna una maggiore riflessione e come dico oramai da un sacco di tempo, forse studiata meglio. Purtroppo non è stato così e ora dobbiamo correre ai ripari, per questo ritengo quanto mai necessaria la proroga! Il tempo serve. Senza il tempo si rischiano errori e vessazioni inutili nei confronti di contribuenti onesti e dei professionisti costretti ancora una volta a rincorrere le scadenze.
Chi amministra il Paese deve prendere atto dell’ennesimo fallimento e varare una soluzione che ricucia il vulnus andatosi a creare! Solo così possiamo venirne fuori!
Antonio Gigliotti
FiscalFocus