Calano i consumi, gli italiani quel poco che acquistano lo fanno a rate e arrivano persino a rateizzare le tasse con Equitalia. Famiglie e aziende fanno i conti della serva per sbarcare il lunario e risparmiano su tutto, addirittura sulla salute. Cala la produzione, le piccole e medie imprese licenziano i propri dipendenti e arrivano persino a chiudere bottega perché non c’è chi compra i loro prodotti e il fisco continua a bussare pretenzioso alla saracinesca. Così l’Italia non cresce e rimane nelle paludi della crisi e della recessione. Il Pil si risolleva nei PIGS e per giunta la Grecia ci ha superato. Ma il prodotto interno lordo cala vertiginosamente in Italia, dove gli ottanta euro di bonus sono stati un flop clamoroso, che ha portato al Pd solo una manciata di voti, e che il governo si appresta a farsi restituire, per giunta con gli interessi, mettendo nuove tasse con la manovra finanziaria d’autunno! Siamo il Paese con il fisco più pesante e le buste paga più leggere d’Europa, non è così che si rimette in moto l’economia! Senza benzina nel motore la macchina non si muove, resta ferma, anche perchè i “soliti noti” non hanno più le energie necessarie per continuare a spingerla, fiaccati e sfiniti come sono dal fisco! Dal 1980 ad oggi (dati Cgia di Mestre) la pressione fiscale in Italia è aumentata di 12,6 punti percentuali, portando le sole imprese a pagare all'erario 110,4 miliardi di euro l'anno. E, paradossalmente, insieme alle tasse aumenta il debito pubblico, perché lo Stato continua a spendere più di quanto incassa, aumenta la disoccupazione, perché quelle poche aziende che rimangono aperte non assumono, anzi licenziano, aumenta la corruzione e l’evasione fiscale, perché le riforme, quelle vere, non arrivano a centrare il bersaglio, e aumenta la povertà e l’indigenza di un popolo sfinito e depresso. In questo contesto di crisi economica, politica e sociale, quando tutto intorno sta crollando, il Belpaese si perde in sterili quanto interminabili discussioni sulla riforma elettorale, continua a sprecare denaro pubblico, ad elargire certi stipendi e certe pensioni che ormai definire d’oro è un penoso eufemismo e arriva persino ad assumere per "4 milioni di euro" un allenatore di calcio per rimediare alla figuraccia dei Mondiali di Rio. Ma non è mica che questi hanno ingaggiato il mister "Decido solo io" al posto di Renzi per salvare la Nazione e hanno messo il premier "Qui comando io" sulla panchina della nazionale? Comunque, quest’ultimo - ma 'ultimo' solo in ordine di arrivo - è uno dei tanti, troppi, scandali che continuano a gravare come un macigno sulle spalle dei “soliti noti”! Senza ridurre la pressione fiscale e adeguare i salari al costo della vita non si va da nessuna parte. Eppure l'Italia va... Siamo o non siamo un grande Paese?
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Calano i consumi, gli italiani quel poco che acquistano lo fanno a rate e arrivano persino a rateizzare le tasse con Equitalia. Famiglie e aziende fanno i conti della serva per sbarcare il lunario e risparmiano su tutto, addirittura sulla salute. Cala la produzione, le piccole e medie imprese licenziano i propri dipendenti e arrivano persino a chiudere bottega perché non c’è chi compra i loro prodotti e il fisco continua a bussare pretenzioso alla saracinesca. Così l’Italia non cresce e rimane nelle paludi della crisi e della recessione. Il Pil si risolleva nei PIGS e per giunta la Grecia ci ha superato. Ma il prodotto interno lordo cala vertiginosamente in Italia, dove gli ottanta euro di bonus sono stati un flop clamoroso, che ha portato al Pd solo una manciata di voti, e che il governo si appresta a farsi restituire, per giunta con gli interessi, mettendo nuove tasse con la manovra finanziaria d’autunno! Siamo il Paese con il fisco più pesante e le buste paga più leggere d’Europa, non è così che si rimette in moto l’economia! Senza benzina nel motore la macchina non si muove, resta ferma, anche perchè i “soliti noti” non hanno più le energie necessarie per continuare a spingerla, fiaccati e sfiniti come sono dal fisco! Dal 1980 ad oggi (dati Cgia di Mestre) la pressione fiscale in Italia è aumentata di 12,6 punti percentuali, portando le sole imprese a pagare all'erario 110,4 miliardi di euro l'anno. E, paradossalmente, insieme alle tasse aumenta il debito pubblico, perché lo Stato continua a spendere più di quanto incassa, aumenta la disoccupazione, perché quelle poche aziende che rimangono aperte non assumono, anzi licenziano, aumenta la corruzione e l’evasione fiscale, perché le riforme, quelle vere, non arrivano a centrare il bersaglio, e aumenta la povertà e l’indigenza di un popolo sfinito e depresso. In questo contesto di crisi economica, politica e sociale, quando tutto intorno sta crollando, il Belpaese si perde in sterili quanto interminabili discussioni sulla riforma elettorale, continua a sprecare denaro pubblico, ad elargire certi stipendi e certe pensioni che ormai definire d’oro è un penoso eufemismo e arriva persino ad assumere per "4 milioni di euro" un allenatore di calcio per rimediare alla figuraccia dei Mondiali di Rio. Ma non è mica che questi hanno ingaggiato il mister "Decido solo io" al posto di Renzi per salvare la Nazione e hanno messo il premier "Qui comando io" sulla panchina della nazionale? Comunque, quest’ultimo - ma 'ultimo' solo in ordine di arrivo - è uno dei tanti, troppi, scandali che continuano a gravare come un macigno sulle spalle dei “soliti noti”! Senza ridurre la pressione fiscale e adeguare i salari al costo della vita non si va da nessuna parte. Eppure l'Italia va... Siamo o non siamo un grande Paese?
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