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Tasse, il cerchio si stringe

Creato il 25 febbraio 2014 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

Qui di seguito riportiamo per intero un articolo di Maurizio Mazziero per gentile concessione del MazzieroResearch. L’articolo espone chiaramente come già dalle prime dichiarazioni del neo-Governo Renzi, la direzione presa è esattamente opposta a quella che il Paese necessita. Per mantenere i conti in ordine, per non sforare il tetto del 3% del deficit, il Governo Renzi ha già iniziato a parlare di nuove tasse invece di concentrarsi su un taglio alla spesa pubblica, drenando così risorse vitali al mercato e indebolendo ancor di più la già malmessa economia nazionale. La linea del nuovo governo, già dalle prime battute sembra riprendere senza indugi la strada intrapresa dai governi precedenti sotto la guida delle istituzioni europee.

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L’ex-Premier, Enrico Letta, l’ha ripetuto più volte nel corso del suo mandato: “I conti sono in ordine”, eppure il nuovo Governo Renzi non fa tempo a giurare che già fioccano dichiarazioni su nuove imposizioni fiscali.

L’ultima in ordine di tempo, ma sicuramente ne seguiranno molte altre, è quella del Sottosegretario di Stato Delrio che in un’intervista ha affermato: “Se una signora anziana ha messo da parte 100 mila euro in Bot non credo che se le togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute”.

Ora è chiaro che non si riferiva soltanto ai Bot, ma alle rendite finanziarie in genere, dato che per quanto riguarda i Bot della “signora anziana” già oggi quei 100 mila euro rendono in un anno 86 euro, dopo che lo Stato ne ha preso in bolli e tasse 284 e la banca ne ha trattenuti 300.

Ma la manovra è a tenaglia; il Governatore della Banca d’Italia Visco conversando a Sidney con i giornalisti sul neo-Ministro dell’Economia Padoan commenta: “viene dall’Ocse, ha appena firmato il rapporto Going to Growth e quindi sa bene, come dice il commissario europeo Olli Rehn, quel che si deve fare”.

E di Padoan si cita la propensione per le patrimoniali, in linea con le convinzioni dei grandi enti sovranazionali (Ocse e FMI) e con l’orientamento tedesco secondo cui l’Italia ha il “dovere” di tassare i patrimoni per riportare all’equilibrio i conti pubblici.

In buona sostanza:
1.   Il precedente Governo Letta ha più volte affermato che i conti erano in ordine, una convinzione che sembra non avere grande fondamento.
2.   Per rispettare il tetto del 3% deficit/Pil occorrono nuove tasse.
3.   L’obiettivo prescelto è quello delle rendite finanziarie; poco importa se sono già gravate da numerosi prelievi e che si tratti di risparmi su redditi che a suo tempo furono già tassati.
4.   Non si tratta di un’opzione, ma di un preciso ordine di regia già definito a livello europeo.

Sul quarto punto si può constatare come l’Osservatorio della Mazziero Research, pubblicato 10 giorni fa, fosse in linea con i fatti di questi giorni; di seguito si riporta il commento.

Il cerchio si stringe.

La prima avvisaglia fu a marzo dello scorso anno, quando Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, dichiarò che il prelievo forzoso dei conti bancari a Cipro poteva costituire un modello per la soluzione della crisi in Europa; affermazione poi mitigata da una ritrattazione di circostanza.

Poi a ottobre, nel riquadro 6 del Fiscal monitor del Fondo Monetario Internazionale si poteva leggere che: “una misura per riequilibrare la sostenibilità del debito può essere quella di applicare una tassa “una tantum” sulla ricchezza; affinché riesca deve essere applicata con tempestività, per evitare fughe di capitale, e vi deve essere la convinzione che si tratterà di una misura straordinaria che non verrà ripetuta.” Il box si concludeva con una stima dell’aliquota del prelievo necessaria a riportare una quindicina di paesi dell’Eurozona ai livelli pre-crisi: il 10%.

Infine è stata la volta della Bundesbank che in un documento di gennaio ricordava: “sono gli Stati i principali responsabili delle politiche fiscali ed economiche nazionali, mentre è esclusa un’assunzione di responsabilità da parte di altri Stati attraverso una politica monetaria unica; sono quindi i contribuenti dei rispettivi Stati a dover rispondere del proprio debito sovrano. Pertanto qualora i problemi di solvibilità non possano essere risolti, i contribuenti stessi potranno essere chiamati a sopportare i rischi finanziari delle loro stesse decisioni di investimento in linea con i principi dell’economia di mercato. L’intervento comunitario verrà limitato alla difesa della stabilità finanziaria della zona euro nel suo insieme.”

Il cerchio ormai lascia sempre meno margini di manovra.


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