Ma di che cosa si tratta? In base all’articolo 2 della legge 108 del 1996, i tassi considerati “da usura” sono quelli che superano del 50% la media dei Teg (Tasso effettivo globale) applicati dalle banche e dalle società finanziarie ai clienti. In altre parole, volendo fare un esempio, se in un certo periodo la media dei Teg per un tipo di prestito è del 8%, i tassi pari o superiori al 12% sono da usura. Il cliente a cui fossero richiesti tassi da usura, grazie alla legge, può denuciare l’usuraio e chiedere il rimborso delle somme pagate al di là dei limiti di legge e dei danni subiti.
Ogni 3 mesi la Banca d’Italia registra tutti i Teg applicati da banche e società finanziarie
ai clienti per ciascuna tipologia di contratto (mutui, credito al consumo, cessione del quinto dello stipendio e della pensione, carte revolving, aperture di credito in conto corrente, leasing) e per il livello di importo del finanziamento erogato. Nei 3 mesi successivi alla rilevazione, questa media dei Teg serve da base sulla quale calcolare la cosiddetta “soglia di usura”, cioè il valore oltre il quale chi presta denaro a interesse commette un reato. Questa è la tabella della Banca d’Italia dei tassi anti-usura validi dal 1° luglio al 30 settembre 2010.Come si nota nella tabella i tassi applicati al credito al consumo sono molto più alti (sfiorano il triplo!) di quelli pagati dai mutui. Questo fa sì che anche i piccoli prestiti, per periodi di tempo non eccessivamente lunghi, comportino montanti finali molto pesanti. Ad esempio, sulla base dei Teg rilevati dalla Banca d’Italia, e riportati nella tabella segnalata, volendo stipulare un contratto di credito finalizzato per un finanziamento di 5.000 euro, il tasso di interesse da pagare è il 12,19%. Nel caso di un contratto di 6 anni, alla fine, per i 5.000 euro ricevuti, si rimborserà un montante di 7.073,69 euro. Ma supponiamo che, invece del Teg medio, la finanziaria chieda un tasso superiore, pari al 18% annuo (quindi ancora legale, perchè la soglia di usura scatta “solo” al 18,29%). In questo caso, per un prestito finalizzato da 5.000 euro, alla fine dei 6 anni il montante sarà di 8.210,80 euro. A fronte di questo salasso, il cliente non potrebbe però fare alcuna obiezione perchè, nonostante il tasso di interesse molto pesante, la finanziaria è rimasta comunque entro il limite della legge.
L’unica opportunità di uscita senza oneri per i clienti, che incautamente firmano queste tipologie di contratti, senza essere consapevoli dei salassi a cui vanno incontro, è l’esercizio del cosiddetto diritto di recesso di 14 giorni dalla data di sottoscrizione. In questo periodo di tempo, i clienti hanno l’opportunità di “ripensarci” e di chiedere di uscire dal contratto senza oneri con il semplice invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno (fa fede la data del timbro postale).