Le spesa per i consumi personali ( personal consumption expenditures, PCE) è uno degli indicatori sull'inflazioni verso il quale la Federal Reserve pone particolare attenzione per misurare, appunto, le dinamiche inflattive e, di conseguenza, è uno degli indicatori che veicolano le scelte di politica monetaria.
Dai grafici che seguono, si osserva che tale indice, al netto di cibo e bevande (core), negli ultimi 84 mesi, solamente in 5 mesi è stato superiore al target della Federal Reserve posto al 2%. E questo nonostante tutti gli stimoli monetari (3 Quantitative easing) e tassi pressoché a zero ormai da 8 anni.
La tendenza disinflazionistica generale del PCE core (linea blu del grafico) dovrebbe far sorgere più di un dubbio alla FED.Dopo anni di manovre ultre-espansive, questo indicatore (strettamente sorvegliato), dal 2013 e fino a fine 2014, si è mosso sempre intorno all'1.5%; mentre nell'ultimo anno sì è sempre collocato introno all'1.3%, allontanandosi ulteriormente dal target della FED. Peraltro, gli ultimi dati sulla crescita del Pil nel terzo trimestre 2015, indicano anche un rallentamento dell'economia Usa. Da Il Sole 4 Ore
- L'economia americana e' cresciuta al passo dell'1,5% nel terzo trimestre dell'anno, segnalando che la ripresa americana continua ma che il suo passo ha frenato bruscamente rispetto al 3,9% dei tre mesi precedenti sotto il peso della debolezza dell'economia globale, delle tensioni dei mercati e del rafforzamento del dollaro. L'1,5%, la prima lettura per il periodo luglio-settembre, e' stato in linea con le previsioni medie degli analisti. Rispetto all'anno scorso, l'economia ha marciato al modesto ritmo del 2%, ormai diventato tipico degli anni post-grande crisi.
L'espansione negli ultimi tre mesi e' stata ostacolata da battute d'arresto nelle spesa dei consumatori, i due terzi dell'attivita' economica, e anche degli investimenti, delle scorte aziendali e dalla spesa governativa. Le scorte hanno sottratto 1,44 punti alla crescita del Pil, il danno maggiore, indicando che la fiducia delle imprese sulle prospettive dell'economia resta in dubbio.
I consumi sono lievitati al passo del 3,2%, inferiore al 3,6% dei tre mesi precedenti. Gli investimenti immobiliari sono aumentati del 6,1%, meno del 10% precedente. E quelli delle aziende hanno frenato al 2,1%, quasi dimezzati. L'interscambio commerciale ha invece sottratto soltanto 0,03 punti percentuali al'espansione. La spesa governativa e' aumentata dell'1,7% dopo essere stata reduce da un incremento piu' solido del 2,6 per cento.
Il dato sullo stato della ripresa arriva all'indomani della decisione della Federal reserve di lasciare i tassi di interesse per il momento invitati vicini allo zero, confermando una politica monetaria ancora molto accomodante a sostegno dell'espansione, ma di mettere in agenda chiaramente un primo rialzo del costo del denaro al prossimo vertice del 15 e 16 dicembre, l'ultimo dell'anno.