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tatatabum

Da Naimablu

tatatabum
Mark Rothko, No. 14
Lo odio! Come, chi? Te, odio te! Ci sono tante cose che puoi pensare quando vedi per la prima volta qualcuno e io ho pensato proprio: lo odio! Come, perché? Perché su questa tela l’attico l’avevo puntato prima di te, doveva essere mio! Ah, che belle feste che avrei organizzato, tutte sangria e flamenco sui tubi di tempera. Sì, sì: olio su tela. Non lo hai detto, ma ti ascolto lo stesso con quella tua aria mesta e mista tra un sotuttoioe un puoifaremenorumore. E no che non posso fare meno rumore! Sei mai stato a una festa in cui si fa meno rumore? Sei mai stato a una festa? Eh, ma anche se il piano di sopra lo hai preso tu, al piano terra non ci si annoia! Anzi, sai che ti dico? Che qui giù è anche meglio, così possiamo piantare i piedi a terra e taccopuntataccopuntatacco. Olé! Senza che nessuno, dall’aria cupa, perché, lasciatelo dire, ma i toni scuri non è che diano tanto brio, dica continuamente: puoi fare meno rumore? E no che non voglio fare meno rumore! Sei mai stato al centro di una girandola di colore rosso, la tempera che vortica e disegna come se il pennello lo tenesse in mano il cuore? Tatatabum! Sì, in effetti è un po’ mosso, non c’è una forma, non c’è nemmeno un senso apparente, per dirla tutta sembra il lavoro di un imbianchino ubriaco: arte contemporanea! Ma cosa vuoi capirne tu che sei così antico. Tutte le hai: antico, triste, bacchettone, eppure…Lo amo! Come, chi? Te, amo te! Tra tutte le cose che potevo pensare, l’unica che mi viene in mente oggi è: lo amo! Come, perché? Perché se su questa tela l’attico lo avesse preso qualcun altro, uno festaiolo, uno rumoroso, uno ballerino… uno un po’ meno blu, io non avrei mai potuto odiarlo. Se non lo avessi odiato non avrei mai potuto accorgermi di amarlo. Eh, l’amore è una cosa complicata: un po’ ti capita, ma un po’ te lo vai anche a cercare. Come quella sera in cui dal piano di sopra è arrivato tutto quel rumore. E guarda, te lo confido adesso, solo a te, solo per questa volta, ma stavo per gridare: puoifaremenorumore? Non l’ho fatto, sai perché? Perché ho pensato che in tutto quel blu una punta di rosso doveva esserci. Forse è scappata dal mio soffitto per espugnare il tuo pavimento, sai, un’infiltrazione antigravitazionale o c’era sempre stata e non si vedeva, un po’ come quando odi qualcuno, ma lo ami. Ah, non lo so, non guardarmi così. Così, come? Se fossi qui lo diresti. Ok, puoi dirlo, oggi puoi dire tutto quello che vuoi meno che puoifaremenorumore. Prova tu a far zittire questo cuore che tatatabum… che faccio, ti invito a ballare?

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