Pessime notizie per quelli che speravano di concedersi una fettina di patè pantin da Paul Bocuse e poi tornare in tutta fretta in Italia: la tav Torino Lione da cui sembrava dovessero dipendere i destini d’Italia, non interessa più ai francesi. E’ tra quelle opere che il governo di Parigi si appresta a cancellare perché troppo costose e poco remunerative.
Ma questo è niente: con grande smacco per le fanfaluche sparse a piene mani da quattro governi, il ripensamento è avvenuto proprio in base ad alcune evidenze portate avanti dai no tav e contrastate da improvvisati difensori dell’opera, nonché da perizie tecniche date per esistenti, ma mai venute alla luce. In particolare proprio la diminuzione costante di traffico merci ha indotto la Francia a riconsiderare il valore strategico dell’opera e il rapporto costo-beneficio: son coût (12 milliards d’euros) est de nature à la disqualifier. De plus, la baisse du fret tombée à 4 millions de tonnes sur le trajet en 2011 contre 11 millions de tonnes il y a près de vingt ans ne joue pas en faveur du projet.
Così sappiamo che la Tav non ce la chiede l’Europa, bugia che invece era stata venduta a piene mani per giustificare una spesa pazzesca in un momento drammatico e adesso non ce la chiede più nemmeno la Francia. Sarebbe interessante sapere chi è che la chiede ancora, se il sultano del Brunei o non piuttosto chi si attendeva di fare lucrosi guadagni da una “grande opera” di poca importanza e da chi si aspettava imperitura e, come dire, concreta riconoscenza per aver sostenuto l’opera superflua anche a costo di instaurare uno stato di conflitto permanenente.
Beninteso adesso costoro si daranno da fare in ogni modo perché Parigi non bocci l’opera, anche se la sua inutilità o marginalità è ora accertata in sede internazionale: ma si sa che i fans di Bocuse sono gente che non molla, capacissima di tentare ancora di “paté le bourgeois” con nuovi mirabolanti studi tecnici appositamente scritti da Jules Verne, ingegnere ferroviario di grandissima esperienza. E purtroppo uscendo dal sarcasmo, c’è anche caso che si arrivi a decidere la continuazione unilaterale dei lavori: la fantasia italiana per gli sprechi è inarrivabile.