E anche la speranza ha un mancamento e penso che stò paese è quello che è ma qualcuno glielo dovrebbe ricordare. Un tempo (ma parliamo di molto tempo fa) esistevano e camminavano tra noi gli intellettuali (bada bene non ho detto giornalisti, ma intellettuali, e non ho detto accademici, ma intellettuali) e adesso si vive spesso nel loro ricordo. E allora un gruppo di neuroni in fondo alla mia teca cranica ha cominciato ad alzare la mano in maniera scomposta e a fare gesti richiamando la mia attenzione mentre parcheggiavo. "Ehi fratello ti ricordi di Pier Paolo Pasolini?" "Chi? il frocione comunista?" "Si , quello di Petrolio e dei film tristi e della poesia su Valle Giulia, quello che diceva che ai poliziotti bisogna dare fiori...pecchè so figli de povera giente..."
Hanno ragione a ricordarmi di PPP, e rispetto a quaranta anni fa non vedo molte differenze, ma temo che ci saranno altre TAV e aziende e piazze piene senza che nessuno dica chiaro come stanno le cose, se non ci rendiamo conto di essere un unico paese, grande anche nella sua meschinità. Un paese in cui un capo di governo faccia come quel giovane abbronzato che sta alla Casa Bianca (Americani, che fini umoristi!!!), dica che la sua gente, tutta la sua gente, giovani e vecchi e slavati e colorati e ricchi e poveri, tutta, ha abbastanza capacità per farcela ad uscire dalle difficoltà perchè è forte, capace, appassionata e lui, lui è ORGOGLIOSO della sua gente, di tutta la sua gente, di appartenere ad un grande paese unito e forte. Ecco cosa non siamo. Non siamo un paese. Ma panta rei e se anche le montagne cambiano, perchè non lo dovremmo fare noi?
B