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Tbilisi e la Russia

Creato il 25 novembre 2012 da Matteo
La Tbilisi che abbiamo perso
Come la Russia ha perso contro la Georgia nella guerra fredda
23.11.2012
Presso l'immondezzaio all'angolo tra via Arsen e via Čavčavadze un'asciutta vecchietta di Tbilisi, proprio come nel cinema georgiano degli anni '70, conversa in russo in tono didattico con un cane da cortile che abbaia a una gatta: "Eh-eh-eh, non ti vergogni, sei un ragazzo grande e lei è piccola…" Poi si rivolge a noi, passanti casuali, e a giustificazione del "ragazzo" chiarisce: "E' affamato, povero…" La cosa più interessante è che il cane vergognoso si è messo a tacere…
I suoni della città qui non si diffondono affatto come in qualsiasi altra capitale. Probabilmente la composizione dell'aria è un'altra. Per tutto il tempo ti senti – immagine per immagine – dentro al film di Ioseliani "C'era una volta un merlo canterino". Peraltro il protagonista del film, il musicista Gija Agladze veniva schiacciato da una macchina non lontano da qui – all'angolo tra via Čavčavadze e via Rustaveli…
"Modi, modi… Come, come…" [1] – il fornaio agita una mano dal sotterraneo in cui, come un magnete, attira un odore vagante di lavash [2]. Due uomini sui cinquanta, che ci hanno presi per stranieri (nel senso di non russi), di cui qui ora è pieno, semplicemente per dialogare mostrano il done – nell'idea standard moscovita un tandoor, dove cuociono il pane. Subito inizia una conversazione su come si viveva bene sotto l'Unione Sovietica…
Piegato su un tipico balcone di Tbilisi, un uomo anziano da allegramente la possibilità al mio collega di fotografarlo:
– Adesso andrò in Russia senza visto.
– Come?
– Nella tua macchina fotografica!
La rumorosa conversazione qui non resta inosservata – si trovano sempre testimoni che desiderano osserva dalle finestre cosa accade. La lingua di comunicazione con le generazioni sopra i 30 anni è il russo. O quasi senza accento o del tutto senza accento. Una donna di nome Tamar, che spinge avanti a se una carrozzina modello anni '60 piena di erbe, verdura e frutta, in tre minuti fa un pieno resoconto della vita vissuta e poi mi grida dietro: "Prendi un caco da me - mangia!" La venditrice di churchkhela[3] spiega meglio dei politologi locali perché in Georgia si cambia il potere, tra l'altro in assenza di qualsiasi euforia per Bidzina Ivanishvili [4]: "Si viveva normalmente finché non è arrivato questo idiota (Mikhail Saakashvilinota dell'autore)". Pronuncia solo la parola "idiota" con l'accento e l'espressione corrispondente. La logica è puramente economica: la rottura delle relazioni con la Russia le è costata il lavoro e il mercato di sbocco a Vladikavkaz. Ma arrivare a Vladikavkaz ora, come ha notato l'ex ambasciatore georgiano nella Federazione Russa Zurab Abashidze è più difficile che arrivare a Rio de Janeiro.

No, tutti ammettono che in realtà non c'è corruzione, la polizia e gli altri servizi sono stati modernizzati. Si può iniziare un'attività o registrare un mezzo di comunicazione di massa straordinariamente presto. Ma il paese è comunque povero e tra l'altro perché la Russia è chiusa per il vicino. Ci sono stati problemi anche di altro tipo. "Adesso perlomeno si può parlare al telefono liberamente", – dice Marina Muskhelishvili, direttrice del Centro di Studi Sociali.
Dire che Tbilisi è una città di contrasti è dire niente. Case semidistrutte con il marchio della miseria, ma con un fascino nello stile di Paradžanov [5] e di cortili pieni di rami piegati sotto il peso dei cachi maturi. Ma accanto c'è il rigore quasi prussiano degli edifici statali e qualche bagliore volgaruccio di costruzioni riempite nello spirito dell'architettura occidentale contemporanea. Ad essi guardano con sfiducia ironica. Sull'edificio del teatro: "Cos'è questo? Bajkonur [6]?" Il nome popolare del nuovo ponte di vetro sulla Kura è prokladka. E non è quella prokladka [7], che è una pausa tra i brindisi…
In via Čajkovskij c'è una casa con una targa in memoria – anche qui, sostanzialmente, visse il grande compositore. L'edificio è pericolante e ricorda un deposito invecchiato apposta. Viverci non è sicuro. "Tuttavia all'interno, negli appartamenti, da noi è tutto normale", – dice un abitante della casa, scavando malinconicamente nelle interiora della macchina. Ho perfino sobbalzato, riconoscendo qualcosa. In una vecchia intervista, del 1990, il filosofo Merab Mamardashvili, con la cui sorella Iza Konstantinovna, che porta nel suo aspetto la dignità perduta alle nostre latitudini dell'aristocrazia intellettuale russo-georgiana, mi fecero fare conoscenza, descriveva così questa proprietà del popolo georgiano: "Porte sporche, case vecchie, perfino topi e muri crollanti. Tale è l'aspetto dall'esterno, tuttavia all'interno ci sono appartamenti dotati di servizi… Questa atmosfera riflette l'autostima dei georgiani". L'"interrogatorio" degli abitanti del posto ha mostrato che non demoliscono la casa perché è un monumento storico, ma non la restaurano perché è in un tale stato che è più facile demolirla. Ecco dove il compagno Medinskij [8] potrebbe organizzarsi per la gloria della cultura russa. Ma finora l'ingerenza degli operatori culturali da "quella" parte finisce male: a caval donato, certo, non si guarda in bocca, ma l'opera di Zurab Cereteli [9] nell'ex piazza Berija, in seguito piazza Lenin, adesso piazza della Libertà (Tabisuplebis moedani – anche qui un majdan [10]!), pone l'accento non sui denti, ma sul sedere del tutto indecente del cavallo che si trova sotto san Giorgio, che Dio gli dia salute…
Nei primissimi giorni di novembre il premier Bidzina Ivanishvili ha designato Zurab Abashidze, raffinato diplomatico di scuola ancora sovietica, suo speciale rappresentante per i rapporti con la Russia. La reazione della parte russa, secondo la testimonianza di Abashidze, è stata zero. Essenzialmente questa decisione sui quadri è stata un atto pubblico di buona volontà, anche se la storia della diplomazia in tali situazioni suggerisce piuttosto altre tecnologie: per esempio, la creazione di canali segreti per la preparazione di passi per il disgelo delle relazioni tra i paesi. Tale modello permise a suo tempo a Henry Kissinger di porre le basi per la distensione sulla linea Nixon-Brežnev, aggirando perfino il Dipartimento di Stato. L'ambasciatore dell'URSS negli USA Anatolij Dobrynin serviva contemporaneamente come posta espressa e come bottone rosso nelle relazioni tra le due superpotenze.
L'America non è la Georgia. Ma neanche la Russia è l'URSS. Inoltre la Georgia si considera zona di influenza della Russia, più precisamente un dolore fantasma dell'impero. E non c'è alcun dubbio che se la vittoria alle elezioni dei sostenitori del nuovo leader fosse stata ispirata, mettiamo, dallo FSB [11], le relazioni diplomatiche sarebbero state ristabilite già il 2 ottobre. Ma poiché questo è il risultato della scelta democratica del popolo georgiano, nessun gesto di buona volontà interessa in generale alla nostra leadership. Se non si considerano le tradizionalmente nebulose allusioni del primo sanitario Oniščenko [12] al fatto che il vino georgiano potrebbe tornare a Mosca – e neanche di contrabbando dalla fraterna Minsk.
…In Georgia c'è l'ingresso senza visto per i cittadini russi. Gli agenti del servizio di frontiera insieme al passaporto danno una bottiglietta di vino. E' una minuzia, ma fa piacere. Crea un umore molto dissimile da quello che si prova a contatto con le nostre guardie di frontiera. In ogni caso, nessuno alla frontiera da una bottiglia di vodka (o di kvas [13]o di mors [14]) con le parole: "Benvenuto in Russia".
Come al solito da noi: miravano alla leadership della Georgia e hanno colpito semplici cittadini, bloccandogli l'ingresso in Russia. E con questo hanno già quasi perso questo paese – prima di tutto come area di diffusione della cultura russa e della lingua russa. E hanno privato di energia quella stessa "forza morbida", la cui mancanza genera un complesso di inferiorità e di rancore verso l'Occidente. Talvolta verrebbe voglia di mettere il "Politbjuro" russo in blocco sul lettino dello psicanalista. E dopo alcune sedute di terapie permettergli di andare a trattare con i leader degli stati confinanti.
E' sorprendente che i georgiani non abbiano perso nei confronti dei russi una straordinaria benevolenza e calore umano. Nonostante la guerra da operetta. Perché distinguono i semplici cittadini di entrambi i paesi dai leader propri e altrui. E nell'apparente banalità non è una situazione banale. Tutto potrebbe essere completamente diverso, specialmente in un paese dove la gioventù qualche volta non parla affatto russo.
Se si è giunti già a questo, la Georgia ha sconfitto la Russia nella guerra fredda: il boom del business georgiano dei ristoranti, come minimo a Mosca, con l'uso di un'arma segreta sotto forma di Borzhomi [15] di contrabbando (ed è la non ancora avviata acqua Nabeglavi) ne è una testimonianza. E ogni studente moscovita avanzato discute volentieri su "perché la Georgia ce l'ha fatta". Forse sono discussioni superficiali. Il che non toglie un semplice fatto: noi non ce l'abbiamo fatta. E non siamo capaci di intessere normali relazioni con i vicini, anche se i vicini lo vogliono tanto. E fanno segnali con il "semaforo" da quella parte: "Modi, modi… Come, come!"
Andrej Kolesnikov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/55538.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] "Vieni, vieni", detto prima in georgiano e poi in inglese.
[2] Sorta di "pane arabo", tipico della Georgia.
[3] Leccornia georgiana a base di mosto, farina e frutta secca.
[4] Miliardario georgiano che ha lanciato la lista "Sogno Georgiano" che raccoglie gli oppositori al presidente Saakashvili.
[5] Sergej Iosifovič Paradžanov (Sarkis Paradžanjan), regista armeno nato in Georgia, noto per le sue atmosfere surreali.
[6] Base spaziale costruita in epoca sovietica in Kazakistan.
[7] Prokladka in generale è un qualcosa di interposto. Nel linguaggio colloquiale sta per "assorbente". Il corsivo è mio
[8] Vladimir Rostislavovič Medinskij, ministro della Cultura russo.
[9] Zurab Konstantinovič Cereteli, scultore georgiano divenuto cittadino russo.
[10] "Piazza" in ucraino. Il majdan per eccellenza è il Majdan Nezaležnosti(Piazza Indipendenza) di Kiev, teatro di grandi manifestazioni contro il regime filo-russo di Janukovyč.
[11] Federal'naja Služba Bezopasnosti(Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[12] Gennadij Grigor'evič Oniščenko, vice ministro della Sanità e Primo Medico Sanitario della Federazione Russa, autore di alcuni divieti di importazioni di prodotti dettati chiaramente da ragioni politiche.
[13] Bevanda poco alcolica prodotta dalla fermentazione di vegetali.
[14] Bevanda analcolica a base di succo di mirtillo.
[15] Famosa acqua minerale georgiana.

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