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Da Malvino

Umberto Veronesi interviene su un tema che ho trattato in diverse occasioni, “quello dei rischi e dei vantaggi del parto naturale rispetto al cesareo”, e scopro con piacere, perché ne ho grande stima, che le mie posizioni sono coincidenti alle sue.Troppi tagli cesarei in Italia rispetto all’Europa e agli Stati Uniti? E allora cominciamo col dire che “la mortalità prenatale che si registra in Italia è la più bassa d’Europa ed è la metà di quella degli Stati Uniti”. Sarà solo casuale? Può darsi, fatto sta che “fino all’epoca in cui le ragazze partorivano il primo figlio intorno ai 20-25 anni, il cesareo era riservato ai casi più difficili ed era, in un certo senso, una extrema ratio. Oggi, invece, le donne hanno il primo figlio fra i 30 e i 40 anni e le difficoltà legate all’invecchiamento aumentano i rischi del primo parto, per la mamma e per il bambino”: il cesareo si offre come “soluzione semplice, rapida e sicura” e Veronesi crede sia sbagliato “demonizzarla come invasione nel corpo delle donne”. È quello che ho sempre sostenuto anch’io e una volta ho dovuto farlo in polemica con una testa di cazzo che si spingeva addirittura a equiparare il cesareo a una “mutilazione genitale femminile”.Anche sul punto che per Veronesi attiene solo all’analgesia, e che per me è più in generale una questione di libera scelta da lasciare la donna, trovo forti analogie: per lui, “il cesareo va nella direzione dell’abolizione del principio che la donna debba «partorire con dolore»”, sicché si può preferirlo quando non si possa far ricorso “alle metodiche per il parto indolore come l’anestesia epidurale”; per me, il dolore fisico non è tutto e, se una donna vuole un cesareo al posto di un parto indolore con l’epidurale, fosse solo per non vedersi sforbiciare la vagina con una episiotomia, non vedo perché si debba dirle no. In realtà, non riesco a capire come si possa.

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