Saga umbertina
La storia è vecchia come il cucco e denota come in questo paese il metodo (prima dei nazisti, poi dei mafiosi) della rappresaglia, è quello che vince, come Sant’Antonio al gioco delle tre carte. Bossi dice: “Colpiscono la mia famiglia per colpire me”. La disperazione spinge a dire qualsiasi cosa ma a fronte di prove inoppugnabili innestare la marcia del piagnisteo porta solo a una discesa senza freni. “Qui c’è qualcosa che puzza”, dice il Senatur. Certo che sì, potremmo rispondergli dopo aver conosciuto il contenuto della intercettazioni telefoniche fra il tesoriere Francesco Belsito e la segretaria Nadia Dagrada, la fame di soldi della sua famiglia e dell’entourage più stretto, dalla “nera” Rosy Mauro a Roberto Calderoli. Bossi non crede che la moglie c’entri qualcosa: “Lei è una tranquilla insegnante di paese”, dice l’ex segretario federale della Lega, e infatti spunta fuori anche il denaro pubblico stornato da Belsito a favore della “Bosina”, la scuola privata di proprietà della signora Manuela. Comunque la si rigiri questa storia puzza, ma non dovrebbe dirlo il Senatur, toccherebbe a noi. Puzza di quel maleodorante vezzo italiano di attingere a piene mani nel barattolo dei soldi pubblici perché sono i più facili da rubare visto che l’Italia detiene il triste primato mondiale della corruzione. Questa storia puzza perché è indicativa di quello che significa consegnare un potere immenso nelle mani di chi non sa gestirlo, di chi non sa cosa significhi bene comune, di chi ritiene la collettività quella strana cosa costituita da se stessi, la moglie, i figli, la mamma e l’amante. Puzza perché la corruzione è merce corrente di scambio e sentire la sciura Emma Marcegaglia tuonare contro il ripristino del “reintegro” nell’articolo 18 suona come un’offesa terribile nei confronti di dio e dell’intelligenza degli uomini. Puzza perché salvare Nicola, Nick ‘o americano, Cosentino porta una sfiga della madonna, votare contro l’arresto di AlbertoTedesco ancora di più, non far dimettere Davide Boni dalla presidenza del consiglio regionale lombardo una presa per il culo, non permettere alla magistratura di procedere contro Roberto, detto ilCita, Calderoli che va a trovare la fidanzata con un aereo di stato, una vergogna. Puzza perché la Romaladrona ha infettato tutto il mondo conosciuto e perché la pajata ha fatto breccia anche nel cuore di pietra dei guerrieri celtici. Puzza perché per anni ci siamo sorbiti il rito dell’ampolla, della santificazione dell’acqua del Po in una ritualità sacro-pagana-padana stucchevole che ci ha fatto ridere dietro mezzo mondo. Puzza perché in quel partito militano personaggi come l’insonne di Lecco, Roberto Castelli, il disinfestatore di immigrati Mario Borghezio, il sindaco killer della notte Giancarlo Gentilini, il mandriano a bordo della Porsche Francesco Speroni. Puzza perché una cricca di vaccari nullafacenti, e prima di entrare in politica nullatenenti, ha circuito per anni un popolo di deficienti che non ci sentiamo né di comprendere né di salvare come hanno tentato di fare ieri sera in tivvù Bruno Vespa e Corrado Formigli. “Siamo con i militanti – hanno detto gli anchorman – perché, ingenui e pieni di calore umano, sono stati rimbecilliti da una manica di ladroni”. La circonvenzione d’incapace è un reato, di una massa di incapaci solo furbizia. Ci danno fastidio anche le lacrime di Bossi il ruttatore, spernacchiatore, fanculiere, stampella di Silvio e del regno di mignottopoli, perché uno che alla Camera vota per far diventare per legge Ruby la nipote di Mubarak o è un furbo di quattro cotte o un idiota. Bossi ha pianto, ce lo ha comunicato il Tg4 nel lungo special sulla Lega di ieri sera. Lo ha ripetuto pure Gomez (uno di quelli che salva il popolo della Lega definito “un partito vero”). E sulle lacrime di Bossi è sceso il velo della mestizia, della comprensione, della solidarietà umana come se lo sfacelo di questo paese in mano a Silvio e a Umberto non fosse sotto gli occhi di tutti. Pure i repubblichini, quando venivano catturati dai partigiani, piangevano per salvarsi dalla fucilazione per alto tradimento. Qualcuno potrà dirci che quella è tutta un’altra storia ma chi, se non i leghisti, hanno contribuito a quella opera vergognosa di rimozione della memoria storica della Resistenza? Ce ne può fregare di meno se il Trota non tifa per l’Italia ai campionati del mondo di calcio, ma il suo modo rozzo di testimoniare il disprezzo nei confronti di GigiBuffon ci ha fatto girare le palle e riconsegnato quel poco di senso di appartenenza a una nazione che avevamo dimenticato, persi dietro ai nostri ideali di “senza patria, senza bandiera e nessun dio”. Ecco, se un merito la Lega lo ha è quello di aver risvegliato l’italianità sepolta da anni di politica di merda, quando era doveroso, all’estero, farsi passare per turchi, spagnoli o greci e non italiani per la vergogna che ci si portava appresso. Ma è davvero poco per scrivere nei libri di storia che la Lega è servita a qualcosa. Ma poi, sui libri di storia, chi diavolo ce la scriverà la LegaMagazine Politica Italia
Tears and Blood. La Lega dopo lo tsunami Belsito: Bossi piange, come il cristo di Varese.
Creato il 06 aprile 2012 da Massimoconsorti @massimoconsortiPossono interessarti anche questi articoli :
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