Oggi appuntamento Teaser Tuesdays! E, come promesso, vi riporto un brano del libro che ho finito di leggere da poco: "Il canto delle parole perdute" di Andrés Pascual.
Pag. 29 In quel momento Kazuo era già arrivato a scuola. Si sedette nel banco e tentò di far passare il tempo. C'era di nuovo lezione di storia. Il professore raccontava di guerre antiche nel tentativo difar dimenticare ai suoi alunni che stavano vivendo la peggiore di tutte. Trascorse l'intera mattina a ripassare le ribellioni dei signori feudali del periodo Edo, la stessa epoca in cui vissero i poeti degli haiku di Junko. Incapace di concentrarsi, lasciò andare la mente e immaginò di essere lo shogun, oppure uno dei signori feudali che lo sfidarono, o addirittura il capo dei suoi samurai. L'unico elemento fisso in quelle vite di fantasia era Junko, era sempre al suo fianco.Arrivata l'ora di ricreazione, scappò senza farne parola neppure con gli amici, per la paura che qualcuno decidesse di seguirlo. Attraversò il mercato del porto, salutò la venditrice di cipolline, guardò di sottecchi le prostitute delle case di tè, proseguò in direzione della valle di Urakami, risalì il ripido pendio, si trascinò sotto i cespugli e infine raggiunse la cima della collina, accarezzata unicamente dal mormorio di un vento leggero. Il cielo coperto di nubi sembrava un acquerello.Era arrivato prima di Junko. Non riusciva a stare fermo. Avrebbe letto l'haiku e l'avrebbe baciata alla fine dell'ultimo verso.Occupò il tempo guardando con il binocolo. Fece un sospiro accorgendosi che avevano disseppellito il pow. Si sorprese di vedere tanti prigionieri nel cortile del campo. A quell'ora avrebbero dovuto essere a lavorare in fabbrica.<<Che succede oggi?>> mormorò tra sé e sé.Guardò in basso, lo tormentava l'impazienza. Perché non arrivava?Fece il giro della pietra a forma di divano prima di salirvi in piedi nel punto più alto, tentando di scorgere il pendio ai di sopra delle siepi. Di lei neppure l'ombra.Junko, Junko, Junko...Vieni, vieni, vieni.Mise la mano in tasca e tirò fuori l'haiku arrotolato.Vieni, vieni.Lo strinse forte in mano.In quel omento un rumore iniziò a farsi strada in cielo.Alzò gli occhi. Il cielo era velato.Era un rumore di mtori.Perché non suonavano gli allarmi?
Le nubi si aprirono a sufficienza per mostrare che non si trattava di una squadriglia di bombardieri, ma di un solo aeroplano. No, si corresse: due aeroplani. Di certo si erano persi. Era normale che non suonassero gli allarmi. E per l'altezza a cui volavano non si erano nemmeno attivate neppure le batterie antiaeree. Prese di nuovo il binocolo e regolò la messa a fuoco. Quello davanti era un B-29 alleato. In quel momento aprì i portelli e lasciò cadere qualcosa. Ma che diavolo...? Era un paracadute. Avevano lasciato andare un unico soldato? Neanche un autentico samurai sarebbe andato da solo. A poco a poco il paracadute divenne più visibile. Non c'era un soldato ma una cassa. Una bomba? No, non può essere, si convinse. Quella roba lì appesa era troppo grossa. E poi perché gli Alleati si sarebbero presi la briga di lanciare una sola bomba appesa a un paracadute sull'immensa valle di Urakami?
Seguì la lenta caduta dell'oggetto.Muti gli allarmi antiaerei.Tornò a riflettere. Forse era davvero una cassa, una di quelle che a volte lanciavano con volantini di propaganda americana.L'aereo proseguiva dritto nella sua traiettoria.Il paracadute dondolava in mezzo al cielo.All'improvviso, una luce si impadronì della vallata.Più intensa del sole.Tutta la luce del mondo.
Quando ho letto queste parole, già due goccioline si erano formate ai lati dei miei occhi. Come potrebbe non essere così? Anche rileggerle adesso mi fa uno strano effetto, mi fa emozionare e commuovere e mi lascia con la gola chiusa, senza parole. Vi assicuro che questo libro è una sorpresa continua, tristissima, bellissima.
Vi sto convincendo a leggerlo?