Magazine Cultura
Buonasera miei lettori bellissimi!Come state? E' di nuovo martedì, quindi è tempo del nostro Teaser Tuesdays, la rubrica ideata dal blog Should Be Reading con lo scopo di condividere piccoli stralci delle nostre letture. Partecipare alla rubrica è semplicissimo, vi basterà:
- Prendere il libro che si sta leggendo- Aprire ad una pagina a caso (o scegliere il passo che più vi ha colpito)- Condividere il teaser scelto
Importante è non fare spoiler! Se vi va potete condividere con me la vostra lettura corrente e farmi sapere cosa ne pensate di quella che condivido io.
Il Teaser Tuesdays che ho deciso di condividere con voi oggi è quello del libro che ho attualmente in lettura. Si tratta di Anna vestita di sangue di Kendare Blake perché avevo proprio voglia di cambiare genere.
Mi arrivò, magicamente, tramite posta. Il mio nome e il mio indirizzo su una busta macchiata di caffè, e dentro solo un pezzo di carta con sopra il nome di Anna. Era scritto con il sangue. Ricevo segnalazioni come questa da tutto il Paese, da tutto il mondo. Non sono in molti quelli in grado di fare ciò che faccio io, ma c’è una moltitudine di persone che vogliono che io lo faccia, e mi cercano, chiedendo a quelli che ne sono al corrente e che seguono le mie tracce. Ci spostiamo di continuo, ma è abbastanza facile trovarmi se si cerca bene. Mia mamma mette un annuncio sul web ogni volta che traslochiamo e diciamo sempre dove siamo diretti ad alcuni dei vecchi amici di mio padre. Ogni mese, precisa come un orologio svizzero, una pila di fantasmi vola sulla mia metaforica scrivania: una e-mail su gente scomparsa in una chiesa satanica nel Nord Italia, un ritaglio di giornale su misteriosi sacrifici animali vicino a un tumulo degli Ojibwe. Sono poche le fonti di cui mi fido. Gran parte di esse sono contatti di mio padre: i membri anziani della congrega di cui faceva parte al college o studiosi che ha incontrato durante i suoi viaggi e grazie alla sua reputazione. Sono loro quelli di cui mi posso fidare, che non mi mandano a cacciar mosche. Loro fanno il proprio dovere.Ma negli anni ho raccolto anche contatti per conto mio. Quando ho visto quelle lettere rosse scritte a mano, intagliate sul foglio come graffi cicatrizzati, sapevo che doveva essere una segnalazione proveniente da Rudy Bristol. La sua teatralità. Il gotico romanticismo della pergamena ingiallita. Come se dovessi davvero credere che sia stato il fantasma stesso a farlo, a incidere il proprio nome con il sangue di qualcuno e a spedirmelo come il biglietto di un invito a cena.Rudy “Daisy” Bistol è un irriducibile giovane goth di New Orleans. Se ne va in giro lavorando come barista nel bel mezzo del Quartiere francese, smarrito da qualche parte nei propri vent’anni o poco più e desideroso di averne ancora sedici. È magrissimo, pallido come un vampiro e indossa decisamente troppo pizzo. Finora mi ha indirizzato verso tre buoni fantasmi: una favola, uccisioni veloci. Uno di loro, addirittura, era impiccato per il collo in un deposito seminterrato e, sussurrando attraverso le assi del pavimento, invitava i nuovi abitanti della casa a unirsi a lui sotto terra. Andai dentro, lo sbudellai e tornai fuori. È da quella volta che Daisy ha iniziato a piacermi. Fu solo dopo qualche tempo che imparai ad apprezzare la sua personalità estremamente entusiastica.Lo chiamai un attimo dopo aver ricevuto la sua lettera.«Ciao, come facevi a sapere che ero io?». Non c’era alcun disappunto nella sua voce, solo un tono emozionato, lusingato, che mi ricordò tanto quello di un ragazzino a un concerto dei Jonas Brothers. È proprio un fanatico. Se glielo permettessi, si metterebbe in spalla uno zaino protonico e mi seguirebbe per tutto il Paese.«Era chiaro che eri tu. Quanti tentativi hai dovuto fare perché le lettere ti venissero bene? Almeno il sangue è vero?»«Sì, è vero».«Che tipo di sangue è?»«Umano».Sorrisi. «Hai usato il tuo sangue, vero?». Sentii il suono di uno sbuffo, di qualcosa che si muoveva.«Senti, la vuoi la segnalazione o no?»«Certo, dimmi tutto». Il mio sguardo era sul pezzo di carta. Anna. Nonostante sapessi che si trattava solo di uno dei banali trucchetti di Daisy, il suo nome scritto con il sangue aveva un aspetto meraviglioso.«Anna Korlov. Uccisa nel 1958».«Da chi?»«Non lo sa nessuno».«Come?»«Non lo sa nessuno nemmeno quello».Cominciava a sembrare una cavolata. Ci sono sempre dei documenti, ci sono sempre delle indagini. Ogni goccia di sangue versata lascia una scia di carta da qui all’Oregon. E il modo in cui cercava di rendere spaventosa la frase “Non lo sa nessuno” stava iniziando a urtarmi i nervi.«Allora tu come fai a saperlo?», gli chiesi.«Un sacco di gente lo sa», rispose. «È il racconto di paura preferito di tutta Thunder Bay».
Sentitevi liberi di sfogarvi, aspetto i vostri commenti. Vi ha incuriosito? Chi di voi l'ha già letto o lo leggerà?
Stay tuned!
Xoxo, Giò
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