L’Italia, tradizionalmente “Paese del bel canto“, rischia di non poter più vantare tale
appellativo a causa della situazione di grave impasse gestionale e finanziaria in cui
versano da tempo i Teatri Lirici: alcuni temono la chiusura, molte opere vengono
cancellate dai cartelloni e gli artisti professionalmente più quotati preferiscono
esibirsi all’estero.
I tagli alla cultura e la crisi dei Teatri Lirici italiani rimbalzano sulle pagine dei
giornali europei. Il “Times” di Londra ha recentemente portato il tema in prima
pagina, addirittura con un enorme titolo subito sotto la testata: “L’Opera italiana è
finita? L’orgoglio nazionale è cambiato se l’Opera esce dalle note”!
Il giornale inglese ha puntato il dito su come l’Italia stia lasciando affondare proprio
uno dei tesori della cultura nazionale, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Con tre dei maggiori Teatri Lirici – La Fenice di Venezia, il Carlo Felice di Genova e
il San Carlo di Napoli – che parlano apertamente di possibile bancarotta.
Il “Times”,infine, ha dato voce a sovrintendenti e funzionari dei Teatri d’Opera italiani, i quali hanno fornito le cifre del disastro: La Fenice ha registrato un deficit di 3 milioni di
euro; Genova ha previsto un buco di 4, 6 milioni annunciando di tagliare alcuni titoli
della stagione; Napoli ha accusato perdite per 7 milioni con consistenti tagli nei
balletti.
In tale contesto questa trattazione si propone di ripercorrere gli itinerari che hanno
condotto i Teatri Lirici ad essere sempre più associati nel tempo al concetto di
“carrozzoni” pubblici inefficienti, in grado di sopravvivere solo grazie alla
“clemenza” della finanza pubblica e di mettere a fuoco le problematiche ancora
aperte dopo l’approvazione della legge 367/96 che al ruolo pubblico ha aggiunto un
posto significativo per l’intervento privato, insieme alle proposte emerse dal dibattito
sul futuro, sviluppatosi nel corso degli ultimi anni.
Un’ attenzione particolare è rivolta nel Capitolo I al contesto storico e legislativo in
cui si sviluppa la vicenda dei Teatri Lirici la cui natura pubblica rappresenta, con
limitate eccezioni, una costante nelle diverse epoche, considerata la fondamentale
funzione sociale ed educativa che è stata da sempre riconosciuta al Teatro,
complessivamente inteso.
A prescindere dal tipo di intervento attuato di volta in volta dallo Stato sotto
l’influsso delle diverse ideologie dominanti (forte controllo centrale o delega a poteri
periferici; cura particolare o disinteresse), altra costante è rappresentata dai costi
elevati della produzione lirica e dalla conseguente insufficienza dell’esclusivo
sostegno finanziario pubblico.
La centralità del problema, ai fini della salvaguardia della qualità della capacità
produttiva dei Teatri Lirici e della loro stessa credibilità “istituzionale“, è stata messa
in evidenza tracciando il quadro della legislazione di ausilio e dei criteri che hanno
informato, fino ad oggi, il finanziamento pubblico.
In genere, i continui tagli apportati agli stanziamenti negli ultimi anni e la mancanza
sia di precise strategie negli investimenti di danaro pubblico, sia di obiettivi e criteri
reali per la verifica dei risultati raggiunti, hanno determinato una situazione di
precario assistenzialismo.
Gli orientamenti prevalenti, in tema di riforma, convergevano tutti sulla necessità di
snellire la struttura amministrativa dei Teatri Lirici precisando meglio competenze e
responsabilità nonché legando la loro gestione alla costante verifica dei risultati
rispondenti a parametri di produttività ed efficienza.
In ogni caso, le maggiori responsabilità ed incoerenza, sono state imputate al
legislatore che è intervenuto in grande ritardo con la tanto invocata riforma degli Enti
Lirici, trasformandoli in fondazioni di diritto privato.
Il Capitolo II analizza la struttura, l’organizzazione e la diffusione del Teatro Lirico
(Teatri di Tradizione, Lirica ordinaria, Circuiti lirici) nel territorio in cui si articola lo
Stato: Comuni, Province, Regioni, sottolineandone il ruolo strategico ai fini della
diffusione del Melodramma, della promozione dei giovani artisti (si fa riferimento ad
una esperienza concreta realizzata in una Provincia del Mezzogiorno: Foggia) e
della formazione del pubblico.
Sempre più le iniziative e gli eventi culturali presenti nella provincia italiana insieme
alla riscoperta della vocazione culturale di ciascun territorio, coinvolgono tutto il
tessuto sociale e registrano boom di presenze e di turisti.
Anche al Sud, per la stagione estiva, non si punta più soltanto sul mare e il sole ma
spesso si vive la lirica in piazza!
Il Capitolo III, a partire dalle novità introdotte dalla recente legislazione, prende in
considerazione gli strumenti più innovativi, oggi a disposizione, in primis, il fund
raising, al fine di mettere in atto efficaci strategie di cambiamento, in grado di
vincere le sfide del futuro.
Nella trattazione dei diversi argomenti, più volte è stato chiamato in causa l’art.9
della nostra Costituzione il quale consacra fra i Principi fondamentali della
Repubblica italiana la funzione di promozione pubblica della cultura e di tutela del
patrimonio artistico e storico della Nazione.
Di questo prezioso patrimonio fanno parte i Teatri Lirici.
“Abbiamo il dovere di sostenere la cultura e di valorizzarla con le risorse
necessarie… La Cultura è l’anima di un Paese, la sua linfa vitale: è coscienza e
conoscenza di sé e dell’ambiente in cui si vive, la cultura è la prima identità di un
popolo”. Queste le parole del Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi.
L’auspicio è che il “rilancio” dei Teatri Lirici possa rappresentare l’occasione propizia
per promuovere nel nostro Paese, la bellissima Italia, un progetto di sviluppo fondato
sull’arte, sulla cultura, sulla natura. che sostenga, con i mille turismi possibili, la
crescita e l’occupazione.