Si è da poco conclusa la quinta edizione di Teatri Riflessi – Festival Nazionale di Corti Teatrali, e anche quest’anno noi di Dietro le Quinte abbiamo seguito le tre serate dell’evento, partecipando attivamente come membri della giuria stampa. Il festival, organizzato dall’associazione IterCulture, in collaborazione con il DISUM (Dipartimento Scienze Umanistiche) dell’Università di Catania, con il patrocinio del Comune di Catania e del CENDIC (Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea), si avvale di linguaggi nuovi, di una comunicazione diretta, semplice nella sua ricchezza, con una ricerca costante di spettacoli accessibili al pubblico e di grande impatto che coinvolgano la comunità mediante la sperimentazione delle forme artistiche più diverse. Tredici i corti in gara presentati nelle prime due serate da compagnie provenienti da tutto il territorio nazionale. Il tema scelto quest’anno è stato: La Licenza alla Regola, un leitmotiv molto particolare e complesso che ha reso possibile la creazione di pièce di notevole bellezza e spessore; ciò che accumunava i corti era il dramma del diverso che si celava in quasi tutte le rappresentazioni. La diversità d’ideali e la voglia di ribellarsi al sistema, tipica delle tragedie classiche, spiegata nella rivisitazione del dramma vissuto da Antigone nel corto A (ovvero quel che resta di Antigone) messo in scena dalla compagnia Officine Alijoscia Collettivo Artistico di Catania, vincitore tra l’altro del premio IterCulture Liberi Adattamenti. La diversità legata alla sfera sessuale ed alla non accettazione, argomento attualissimo rappresentato in ben due corti.
In Io, mai niente con nessuno avevo fatto della compagnia Vucciria Teatro di Catania, che racconta la storia di un ragazzo innamorato della danza e del suo maestro che, dopo aver coronato il suo sogno d’amore, si ritrova malato di AIDS, rifiutato e abbandonato dall’oggetto della sua passione disperata. E in Giacominazza della compagnia Accura Teatro di Roma e Marsala, un corto dai toni vivaci e ricchi di folclore che però sa toccare le giuste corde dell’animo umano. Analizzando la sorte di una ragazza che, preda di un nuovo amore verso una sua compaesana, si reca dalla maga del borgo per mandare via questo insano sentimento che le tormenta la mente, si dà qui vita ad una rappresentazione ben armonizzata, innovativa e divertente premiata con il riconoscimento Scritture Originali, ed interpretata intensamente dalle due attrici, in particolar modo dalla giovane Claudia Gusmano, Giacominazza sulla scena, a cui è stata attribuita la menzione speciale della stampa per la sua travolgente energia. La giuria stampa ha premiato anche un’altra bravissima attrice, Vincenza Pastore, per l’empatia e la commovente forza che ha saputo creare nel suo corto, No Potho Reposare, dove si consuma la vendetta di una vedova che riscatta la morte del marito, con una lucida ferocia.
La pièce però si conclude con una delle scene più tenere ed emozionanti viste in questa edizione: una donna disperata che ricorda il marito e il loro incontro al mare, con una gioia malinconica, con un folle impeto che, tra schizzi d’acqua, sembra quasi riportarlo in vita per sorridere ancora insieme. A No Potho Reposare è stata inoltre attribuita la menzione speciale La Licenza alla Regola assegnata da IterCulture e da una giuria tecnica. La diversità sociale è stata trattata in più corti, ma quello che ha maggiormente colpito il pubblico e la giuria è stato Patrizio della compagnia TheA’teRm di Napoli, miglior corto di questa edizione di Teatri Riflessi. Patrizio, diretto da Marcello Cotugno (premio Al-Cantàra per la miglior regia), scritto e interpretato da Gianni Spezzano, si apre all’interno di una stanza: un ragazzo si prepara per andare a un funerale, e inizia a raccontare la sua storia mentre si veste. Lui è un giovane camorrista entrato a far parte di un “clan” per essere rispettato da tutti, per essere qualcuno, per non sentirsi escluso, un reietto. Ha iniziato da ragazzino quasi per caso dando un pugno al figlio di un boss, proprio a quel bambino che poi è diventato il suo miglior amico, colui che gli ha fatto capire come va la vita, il suo socio, suo fratello, il giovane oggi morto.
Sì perché come dice Patrizio, snocciolando una dietro l’altra battute prese dai suoi film americani preferiti, nel fare la vita che fa lui si può morire giovani o troppo giovani. Un ragazzo come molti, nato nel quartiere sbagliato, nel paese sbagliato, che ha frequentato cattive compagnie e che la società, o almeno quella civile, ha dimenticato, ha rifiutato, quindi eccolo lì che cerca di vivere la sua esistenza come una pellicola d’azione americana, sapendo però che tutto è reale, che niente ha senso, che l’ignoranza paga solo perché si maschera di arroganza, e che la giustizia anche se errata, bisogna farsela da sé. Un’annata particolarmente emozionante questa della quinta edizione di Teatri Riflessi: non sono mancati i momenti di confronto con i forum e i workshop indetti ogni pomeriggio all’interno della manifestazione, con il concorso fotografico Obiettivo Reportage, e con la collettiva StArt, un percorso espositivo che si è sviluppato a partire «dalla riflessione di Mary Imbiscuso sulla licenza alle regole sociali e si conclude con il progetto di Emanuela Tolomeo, tra arte visiva e arti performative». Inoltre, sono stati consegnati i premi Riflessi d’Arte per l’ortodonzia riabilitativa all’Ospedale Ferrarotto di Catania, e al Teatro Coppola – Teatro dei Cittadini di Catania per il cartellone di quest’anno ricco di meritevoli spettacoli. Una kermesse che ogni anno sa stupire e appassionare sia i semplici curiosi che gli estimatori di arte e teatro, un evento a noi caro, che ci ha allietato per tutte e tre le serate. Non resta che dire: appuntamento alla prossima edizione, noi sicuramente ci saremo!
Per le tre immagini inserite all’interno dell’articolo si ringrazia Damiano Schinocca