Teatro – Aleksandr Puskin

Creato il 06 febbraio 2014 da Maxscorda @MaxScorda

6 febbraio 2014 Lascia un commento

Dovremmo ripassare tutti la letteratura russa e in qualche modo e’ cio’ che mi sono prefisso e tento di fare. Leggendo questi grandi autori, c’e’ la sensazione di provenire tutti da qui, come se consciamente o inconsciamente si sia attinto al materiale letterario in nostro possesso, sin dal principio. E’ una strana sensazione che non ho coi classici inglesi e trasforma gli italiani ottocenteschi in mere copie.
Forse e’ soltanto zeitgeist che dietrologicamente trasformo in modello.
Puskin e’ a sua volta un riconosciuto padre della letteratura russa percio’ la sensazione co lui e’ amplificata ed esaltata.
Bella questa edizione Garzanti. Pensata per la scuola, fa precedere ai racconti una essenziale ma precisa biografia dell’autore, necessaria per contestualizzare l’uomo, il suo provenire e divenire, le capacita’, i grandi vizi e le non meno grandi virtu’.
Genio con piu’ anarchia che sregolatezza, la sua vita fu complessa e avventurosa, sempre rivolta al piacere ma non meno ferma nel proposito della creazione letteraria.
Amico e nemico del potere a partire proprio dello zar Alessandro I, l’essere un grande scrittore lo salvo’ piu’ volte ma non sopravvisse al proprio carattere burrascoso che lo condusse a morte prematura all’eta’ di soli 38 anni, dopo uno sfortunato duello voluto per difendere il buon nome della moglie che certamente non meritava tale sacrificio.
Segue nel libro un’analisi piu’ concisa ma sempre importante dei racconti che compongono l’antologia.
Ecco quindi che come si diceva, ci si sorprende a trovare riferimenti a cinema e letteratura odierna, segno di una modernita’ che non decade e la forza di un linguaggio che resiste al tempo e alle tendenze.
Seppur rielaborazioni di rielaborazioni, fa un certo effetto scoprire che l’origine dell’"Amadeus" di Forman, a sua volta tratto dall’opera omonoma di Peter Shaffer, e’ nel racconto "Mozart e Salieri" scritto nel 1830, dove in poche pagine si riassume totalmente l’idea di un Salieri assassino ma salvatore di una umanita’ che non avrebbe potuto sopportare tanta grandezza. Ancora piu’ forte e’ l’impressione che se ne trae leggendo "Il banchetto in tempo di peste", dall’originale di John Wilson, dove Puskin crea i presupposti per il "Nosferatu" di Herzog nella tanto spaventosa quanto sublime sequenza dell’ultima cena degli appestati. Ma non e’ solo questo perche Puskin racconta e suggestiona e la sua rielaborazione incompiuta di "Rusalka" rimanda all’Huxley di "Hubert  e Minnie"e via ancora di questo passo. Puskin non finisce qui ma qui da inizia ad ingigantirsi e se in Shakespeare trovo’ il grande maestro, in Puskin noi troviamo un allievo prediletto.
Necessario e illuminante.


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