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Tecnologia e connettività dentro e fuori l’Italia

Creato il 17 giugno 2013 da Paolo Dolci @capn3m0

Tecnologia e connettività dentro e fuori lItaliaMentre si allarga il Datagate legato a PRISM dove si prospetta un futuro tetro per il discorso della privacy on line in queste ultime ore ci sono state delle novità su quello che sarà il futuro della connettività.

Per affrontare nel modo giusto questo discorso va fatto subito un distinguo in quanto il futuro delle reti in Italia è ben distante da quello che sarà il futuro nel resto del mondo, Stati Uniti in testa.

Qualche giorno fa il nostro Ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, ha fatto delle dichiarazioni dove è tornata ai primi posti come priorità dell’Italia la “famosa” agenda digitale e la connettività dei cittadini. Per racchiudere in poche parole il sunto del nostro Ministro vi riporto questa frase, onesta e sincera:

“È imbarazzante che all’estero la rete wi-fi funzioni dappertutto e invece in Italia, per mancati investimenti, è difficilissimo trovarla persino in quei siti dove dovrebbe essere naturale”

Come dargli torto? L’Italia infatti secondo la Broadband Commission nel 2012 era in 48esima posizione come numero di cittadini che hanno accesso alla rete con il 56% di italiani connessi, circa 1 su 2 rispetto alla media globale del 67,5%. I fattori che entrano in gioco per questo triste 48esimo posto sono tanti poiché alcuni sono tecnici dovuti allo Stato o alle singole aziende di telecomunicazioni, mentre altri sono, senza offesa per nessuno, culturali.

Nel notro Bel Paese le connessioni più veloci dedicate ad un’utenza casalinga raggiungono la velocità di 20 Mb in download e 1 Mb in upload costando circa 40 euro al mese. Alcune, pochissime, città stanno sperimentando la nuova Fibra di Fastweb che raggiunge i 100 Mb in download e i 10 Mb in upload per un prezzo che arriva a 55-60 euro. Stando alle Big delle telecomunicazioni, infine, il triste primato italiano di popolo con il maggior numero di cellulari potrebbe portare ad investimenti per migliorare le connessioni mobile (vedasi l’LTE) piuttosto che quelle casalinghe tramite fibra.

Come mai siamo il Paese dove ci “spacciano” (e soprattutto è consentito) per “novità” tecnologie in realtà già soprassate da cose ancora più “futuristiche”? Su questo tema e in generale sul livello tecnologico italiano vi consiglio la riflessione di Hackerredenti su AppleMobile.it.

Oggi sono incappato nella pubblicità di una connettività francese che a 37,90 al mese (probabilmente iva esclusa, probabilmente non copre tutte le città) ti dà una sorta di console che include connettività su fibra a 200 Mb, Tv digitale, Tv on Demand, lettore Blueray con tecnologia 3D, Hd di rete mediaplayer e probabilmente molte altre cose che non ho capito. Se ti dovesse andare male e la tua zona non è coperta dovrai “accontentarti” dei 100 Mb a 24,90 euro al mese.

Fa piacere sentire che anche questo Ministro è intenzionato a premere l’acceleratore sul miglioramento delle infrastrutture tecnologiche italiane ma sarà veramente possibile? Telecom&Co. sono veramente disposti ad accettare di spendere soldi (rompere strade, tirare cavi, aggiornare le centraline, i software, assumere dipendenti, etc) per “aggiornare l’Italia”. Quanto ci farebbero pagare una connessione in Fibra 

Tecnologia e connettività dentro e fuori lItalia

alla pari di quelle oltre confine? Quanto chiederebbero all’Italia, ossia alle nostre tasche, come “incentivo” per farlo? Non dovrebbe essere la mission di un azienda di telecomunicazioni essere al passo con i tempi? No, non in Italia!

Pensiamo al Voip, quanti sanno veramente cosa è? Non dico sapere a livello tecnico come funziona il segnale, come viene commutato etc, ma l’utente medio sa che può scegliere tra formule molto più economiche per le chiamate? I vari uffici e aziende che spendono migliaia di euro in bollette telefoniche mensili conoscono i vantaggi economici (ma anche di gestione e manutenzione) che potrebbe avere una linea Voip?

Credo di no, ma poi chiamano il loro operatore telefonico che gli fa delle ottime offerte e tutto va bene.  E il risparmio che avrebbe il singolo utente attivandosi in autonomia una linea Voip diventa il “guadagno” della compagnia telefonica “vecchio stile”.

Come mai passando il confine la realtà tecnologica cambia radicalmente? Sono queste le domande e i progetti su cui il Ministro e il suo staff dovrebbero basare l’Agenda Digitale Italiana.

Una cosa però l’hanno fatta: finalmente l’Italia è in linea con l’Europa e per l’accesso alle connessioni wifi è stato eliminato l’obbligo di identificazione. In questo modo forse gli hotspot che offrono connessioni pubbliche non necessiteranno più di login, identificazione, dati personali e le città saranno veramente un po’ più smart.

Nel frattempo in America Google affronta i problemi di copertura di rete mondiale sperimentando il Project Loon. Un sistema di ripetitori WiFi portati in orbita tramite palloni aerostatici che restano in orbita sulla Terra sfruttando il sole e il vento. Queste le parole del capo del Progetto Loon:

«Pensiamo che sia effettivamente possibile costruire un anello di palloni che volano attorno al globo sfruttando i venti stratosferici per fornire accesso a Internet ai territori sottostanti. Siamo davvero agli inizi, ma abbiamo costruito un sistema che utilizza palloni sospinti dal vento che volano a un’altezza doppia rispetto a quella utilizzata dagli aerei commerciali. E speriamo che possa diventare un’opzione per connettere regioni rurali, aree remote o malservite e per rendere possibile le comunicazioni anche durante le catastrofi naturali».

Questo di seguito il video dei primi palloni del Progetto Loon partiti dalla Nuova Zelanda:

mentre a questo articolo potrete vedere un altro esperimento di Google con la sua personale interpretazione del concetto di Fibra.

Mentre in Italia si invidiano i residenti delle poche città coperte dalla Fibra di Fastweb a 100Mb, in America a Kansas City (143 mila abitanti) i cittadini si godono la Fibra di Google da 1 Gbit!

Cosa ne dite? Ce la faremo ad evolverci un pochino? Il Ministro ha posto la scadenza di 1 anno per realizzare alcuni obiettivi dell’agenda digitale, ce la farà?


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