La favola del bambino emarginato e del suo orsacchiotto, che per un desiderio espresso a natale prende miracolosamente vita, è una trovata fresca e incoraggiante da sviluppare, come lo è analogamente anche il risvolto che vede quel peluche tramutarsi, negli anni, a tutti gli effetti in un co-inquilino scomodo, volgare e drogato, simile a un vero e proprio essere umano. Le armi messe in vetrina da Macfarlane danno l’impressione di essere al di sopra di qualsiasi sovvertimento e perfette ai fini della risata grossolana che la pellicola vuole cercare di strappare allo spettatore, eppure, un loro momentaneo uso schizzofrenicamente equilibrato e ponderato è sufficiente a far scivolare il tutto su una buccia di banana evitabilissima.
Accarezzare temi come il rapporto di coppia, l'irresponsabilità, la maturazione e il valore dell'amicizia, simulandone prima un educato trattamento e poi lasciandoli li, ignorati in maniera assai frammentaria, è un tentennamento che costa molto caro a "Ted". Mark Whalberg e il suo “migliore amico" hanno il pregio di saper rubare risate con facilità disarmante nei loro momenti intimi di scambi e di puro cazzeggio ma non riescono mai a farsi convincenti quando costretti a tentare un approccio più riflessivo e incoerente al loro folclore, nemmeno se ad aiutarli subentra la bellissima Mila Kunis o qualche altro personaggio di contorno.
Un esordio da rivedere, dunque, per Macfarlane, obbligato a ridurre di tantissimo le proprie ambizioni e ad accontentarsi di un prodotto solamente discreto anziché strepitoso. Dal canto nostro resta perciò un leggero rammarico e la nettissima sensazione che se la pellicola avesse perseguito completamente e senza fronzoli tutta la sua sfacciataggine sarebbe riuscita sicuramente a stravincere il piacere globale del pubblico, generando effetti molto più accattivanti di quelli raggiunti in pratica.
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