Eseguite 63 ordinanze cautelari nei confronti di presunti affiliati a sette cosche attive nell’area del Tirreno Cosentino nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro che vede indagate 250 persone. Al centro dell'inchiesta ci sono le dinamiche criminali di Cosenza e del versante tirrenico della provincia, con la ricostruzione della maggior parte dei fatti di sangue avvenuti negli ultimi 30 anni di guerre di mafia Le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, omicidi, tentati omicidi, usura ed estorsione.
Gli arresti, che vedono impiegati 500 militari, elicotteri e unità cinofile, sono in esecuzione, oltre che in Calabria, anche nel Lazio, in Lombardia ed in Veneto. Colpite le ‘ndrine Lanzino-Locicero di Cosenza (subentrata a quella dei Perna-Ruà), Muto di Cetraro, Scofano-Mastallo-Ditto-La Rosa e Serpa di Paola, Calvano e Carbone di San Lucido, e Gentile-Besalvo di Amantea. Gli investigatori sono convinti di avere fatto luce anche su altri delitti, uno del 1979, uno del 1993 ed uno del 2008 In particolare sono stati ricostruiti 12 omicidi e tre tentati omicidi.
Tra gli arrestati, infatti, figurano anche autori e mandanti di numerosi omicidi ed attentati compiuti durante una guerra di mafia tra gli anni 1999 e 2004 che ha visto contrapposte diverse cosche del cosentino per il controllo delle attività illecite sul territorio. Dalle indagini è emerso che le cosche del cosentino sono riuscite a infiltrarsi in numerosi appalti pubblici, soprattutto nella zona tirrenica.
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