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TELE TEMPESTOSE – Turner | Un film di Mike Leigh

Creato il 23 marzo 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

film_turnerdi Leone Maria Anselmi

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Dalla celebre Tempesta di Giorgione (databile tra il 1503 e il 1507) alle tele tempestose del londinese William Turner (all’anagrafe Joseph Mallord William Turner, 1775-1851), intercorrono circa tre secoli, altrettanto burrascosi, di storia dell’arte. Il periodo storico in cui Turner si trova ad operare, quello a cavallo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, è particolarmente cruciale per la ridefinizione del rapporto tra la realtà naturale e la sua traduzione pittorica. Insieme a John Constable, Turner è considerato il grande rinnovatore della pittura paesaggistica inglese (rinnovatore in chiave antiaccademica, vicino al realismo della rappresentazione ma già proiettato verso soluzioni pre-impressionistiche).

Turner, come già enuncia il titolo del bel film di Mike Leigh, può ascriversi al genere biografico, al tentativo (o alla pretesa) cioè di raccontare la parabola di una vita, nel caso specifico una vita d’artista, impresa certo tutt’altro che semplice (il rischio, infatti, è quello di sforare nel documentario o, peggio ancora, nella lezione di storia dell’arte).

Mike Leigh aggira il problema e si concentra sulla vicenda umana dell’uomo William Turner, focalizzando in particolare gli ultimi venticinque anni della sua vita: il rapporto anaffettivo e fallimentare con la moglie e le figlie, la relazione di comodo con la serva governante e quella, negli ultimi anni, con la vedova affittacamere di Margate, un piccolo paesino di pescatori, tra le mete predilette dell’artista.

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Turner, magistralmente interpretato da Timothy Spall – che già aveva dimostrato ottime prove attoriali in pellicole come Vatel di Roland Joffé, Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci e Sweeney Todd, Il diabolico barbiere di Fleet Street di Tim Burton – è un uomo schivo, solitario (a tratti anche misantropo), chiuso nel suo guscio ma al contempo sensibile, capace di grande abbandono e tenerezza; tra un borbottio e l’altro (irresistibile il grugnito di Timothy Spall, in Italia doppiato magnificamente da Rodolfo Bianchi) Turner si muove dall’opera alla realtà osservata, addentro nella materia pittorica piegata a catturare l’instabilità e la fuggevolezza della luce. Tra terra e cielo, e più ancora tra mare e cielo si dispiega l’opera del pittore delle tempeste, un’opera assolutamente moderna, materica ma rarefatta, capace di restituire per il mezzo di pochissime pennellate e di un gesto vivido e audace l’immediatezza della realtà. In certe tele il pittore londinese ha sfiorato l’astrazione pura, riducendo il paesaggio a una suggestione cromatica, a un equilibrio cangiante di luci e ombre. Il film, come abbiamo detto, si concentra sugli ultimi anni di vita del maestro, e si chiude dolorosamente con la malattia (che gli impedisce di dipingere) e con la morte.

Numerose, lungo tutto il film le citazioni iconografiche tra interni ed esterni, ma senza patinature e ricostruzioni forzate. Né romantico, né realista (come Courbet andava indicando intorno alla metà del secolo), né impressionista, William Turner è descritto come artista del suo tempo, legato a certi criteri propri della rappresentazione figurativa ma ben consapevole della sua modernità (si veda a tal proposito la scena del Salon, dove le sue tele suscitano in taluni disapprovazione e ilarità). Il film ritrae e rincorre un artista in continuo movimento, inquieto, irrequieto, d’umore instabile, a tratti imperscrutabile. Turner viaggia, prediligendo itinerari personalissimi e poco conosciuti, ritornando a più riprese sui medesimi luoghi. L’osservazione, lo studio dal vero si fa immedesimazione quando arriva a farsi legare all’albero di una nave per saggiare le gelide sferzate di nevischio di un violento temporale. Pacato, silenzioso, misurato in ogni sua azione, Turner era capace talvolta di imprevedibili slanci, financo di ironia e di protagonismo, una personalità sempre divisa tra la ritrosia e il bisogno del consenso sociale; come artista era sì riconosciuto e stimato, ma contava anche numerosi detrattori, specie nelle alte sfere reali, notoriamente più inclini alla tradizionale pittura accademica.

Turner, membro della Royal Academy of the Arts, come molti del suo tempo era anche un assiduo frequentatore di case di piacere (una delle scene più significative del film è infatti ambientata in un bordello, dove la personalità del rude pittore lascia intravedere i lati più teneri e indifesi). Turner (in originale Mr. Turner), presentato in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes, ha vinto il premio per la migliore interpretazione maschile, per Timothy Spall un riconoscimento doveroso e meritatissimo.

Leone Maria Anselmi

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